Scegliere la scuola di psicoterapia: l'approccio psicoanalitico e psicodinamico

Le caratteristiche distintive di questo approccio e le motivazioni per sceglierlo

Scegliere la scuola di psicoterapia: l'approccio psicoanalitico e psicodinamico

Quali sono le caratteristiche di questi approcci?

La psicoanalisi è stata fondata da Sigmund Freud e rappresenta il primo movimento di psicoterapia del ‘900. Da questo modello derivano diverse teorie e tecniche ad esempio la Psicologia Analitica, la Psicologia Individuale, le terapie corporee e la Teoria dell’attaccamento.
I due modelli hanno origine comune ma differenti applicazioni: il modello psicodinamico origina da quello psicoanalitico evolvendo da esso e includendo altre teorie e modelli psicologici. Entrambi esplorano aspetti del funzionamento intrapsichico ma le teorie psicodinamiche si focalizzano maggiormente sugli aspetti relazionali del paziente.

Gli elementi del modello psicodinamico

Focus sugli affetti e sull’espressione delle emozioni: il terapeuta aiuta il paziente a entrare maggiormente in contatto con le proprie emozioni.

Identificazione di temi e modalità ricorrenti: il terapeuta esplora attraverso il colloquio le specifiche modalità di pensiero, di comportamento, i modelli e le risposte che il paziente adotta per far fronte alle richieste ambientali.

Discussione di esperienze passate (focus sullo sviluppo): terapeuti psicodinamici osservano e analizzano rigorosamente gli elementi attuali ricostruendo da essi il passato del paziente, il suo mondo interno, la natura dell’angoscia contro la quale lotta e i meccanismi di difesa intorno ai quali ha organizzato il proprio funzionamento intrapsichico e relazionale.

Focus sulla relazione terapeutica: la relazione interpersonale tra terapeuta e paziente è molto significativa e carica dal punto di vista emotivo. Nella relazione possono manifestarsi due meccanismi, il transfert e il controtransfert, che vanno riconosciuti, analizzati e compresi ai fini del processo terapeutico.

Esplorazione di desideri e fantasie: lo scopo della terapia psicodinamica vuole andare oltre la remissione del sintomo e attraverso un processo di autoriflessione, auto-esplorazione e scoperta di sé in un contesto sicuro e autentico come quello della relazione terapeutica, vuole fornire capacità e risorse psicologiche per affrontare le sfide della vita.

Perché scegliere questo orientamento?

Lo abbiamo chiesto a Sarantis Thanopulos, presidente della Società Psicoanalitica Italiana (SPI), e Benedetta Guerrini Degl’Innocenti, segretario dell’Istituto Nazionale di Training della Società Psicoanalitica Italiana (SPI):

«L’orientamento psicoanalitico è l’unico che ha come oggetto di studio e di ricerca il funzionamento mentale inconscio, elemento ineludibile del nostro essere soggetti in quanto rappresenta una gran parte della nostra vita psichica, come è stato ampiamente confermato dalla ricerca nel campo della psicologia sperimentale. Inoltre, la formazione a orientamento psicoanalitico fornisce strumenti raffinati per analizzare anche la relazione terapeutica, oltre che fornire una teoria strutturata sugli elementi del setting necessari perché la relazione terapeutica possa esprimere il suo potenziale trasformativo».
Franco Merlini, direttore scientifico de Il Ruolo Terapeutico, ci ha risposto:
«Perché ha una teoria completa ed esaustiva; perché il suo metodo è il più vecchio, ed è stato sperimentato e studiato; perché permette di trattare qualsiasi forma di disagio psichico; perché la sua clinica, vastissima ed estremamente particolareggiata, si fonda su una visione valoriale ed etica dell’uomo; perché l’Istituzione Psicoanalitica esiste da più di cento anni e, last but not least, perché arricchisce sul piano umano. La psicoanalisi ha attraversato aree di investigazione della mente dell’uomo che prima di Freud avevano interessato filosofi, poeti, letterati; in particolare, attraverso il suo metodo di cura, ha sempre insistito su quel “uomo conosci te stesso” di socratica memoria, come scopo della terapia stessa. Il trattamento analitico, infatti, non ha l’urgenza di guarire, togliere la sofferenza, eliminare il sintomo; si rivolge alla soggettività e alla verità dell’uomo, il cui punto finale, è la sua postura etica».