Progetto Swing: Sharing Welfare is the New Goal. Relazioni che generano comunità per le persone over 65

di Nicoletta Massardi

Progetto Swing: Sharing Welfare is the New Goal. Relazioni che generano comunità per le persone over 65

Un modello generativo di lavoro di comunità per la domiciliarità e l’invecchiamento attivo nel Distretto di Brescia Est

1. Introduzione

SWING (Sharing Welfare Is the New Goal) è un progetto sperimentale di welfare territoriale fondato sul lavoro di comunità come leva trasformativa per promuovere inclusione, prossimità e benessere relazionale per over 65 e caregiver. Finanziato da Fondazione Cariplo nel programma Welfare in Ageing, è promosso da La Rondine Società Cooperativa Sociale ONLUS con Nuovo Impegno, Azienda Speciale Consortile Brescia Est e C.F.P. Rodolfo Vantini.

L’obiettivo è ripensare la domiciliarità in chiave sistemica e partecipata, valorizzando la comunità locale come risorsa attiva. Una rete interistituzionale e intersettoriale sostiene un welfare integrato, oltre la logica frammentata dei servizi.

2. Contesto e analisi dei bisogni

Nel Distretto di Brescia Est, composto da tredici comuni, l’analisi partecipata ha rilevato tre criticità principali:

  • Accesso tardivo ai servizi da parte degli anziani fragili.
  • Sovraccarico delle famiglie con conseguenze psico-fisiche.
  • Isolamento e deprivazione relazionale, acuiti dalla pandemia.

La mappatura dinamica di bisogni e risorse ha coinvolto attivamente attori pubblici e del terzo settore, portando a un modello basato su lavoro di comunità e community worker come figure chiave.

3. Obiettivi strategici

SWING persegue tre obiettivi:

  1. Promuovere relazioni significative, inclusione sociale e partecipazione degli over 65.
  2. Rigenerare i servizi domiciliari in ottica comunitaria e co-progettata.
  3. Sostenere i caregiver in una prospettiva collettiva.

Il modello è adattivo, radicato nel territorio e costruito con cittadini, professionisti e istituzioni.

4. Dispositivi operativi

Il progetto agisce su più livelli:

  • Presìdi e tavoli di prossimità per co-progettare con le risorse territoriali.
  • Corsi di alfabetizzazione digitale (oltre 200 over 65 coinvolti).
  • Scuole per la formazione tecnica ed emotiva dei caregiver.
  • Caffè Alzheimer e gruppi esperienziali.
  • Attività laboratoriali e aggregative come spazi di welfare relazionale.
  • Produzione di contenuti digitali formativi con LABA.

Le attività sono guidate da:

  • Community worker: facilitano, mappano risorse, attivano reti.
  • Assistenti di comunità: seguono individualmente anziani fragili e ricostruiscono legami sociali.

5. Il community worker

Figura distintiva del progetto, il community worker:

  1. Costruisce reti territoriali valorizzando sinergie tra soggetti.
  2. Facilita azioni co-progettate dai bisogni del territorio.

Da 2 iniziali, oggi sono 4, attivi stabilmente sul territorio. Hanno alimentato una mappa evolutiva delle risorse con oltre 60 nuove realtà coinvolte (2023–2025).

Operano quotidianamente nella cura delle relazioni e nel presidio del capitale sociale e fiduciario, elementi centrali nel lavoro di comunità.

6. L’assistente di comunità

Agisce nel quotidiano con relazioni uno a uno con anziani isolati o senza rete.

Otto assistenti seguono attualmente 98 anziani, realizzando interventi a bassa soglia e alto valore preventivo, capaci di intercettare precocemente fragilità e attivare risposte territoriali.

La sinergia tra assistenti, community worker e servizi sociali genera un circuito integrato tra interventi individuali e collettivi.

7. Welfare leggero e spazi relazionali

Un asse centrale del progetto è la creazione di contesti ad alta densità relazionale, come:

  • Feste, camminate, laboratori, eventi informali.
  • Spazi di incontro in luoghi abitativi o pubblici ad alta frequentazione.

Queste iniziative favoriscono la socializzazione e rafforzano la prevenzione del disagio psicosociale, spostando il focus da un welfare del bisogno a uno della partecipazione e reciprocità.

8. Caregiver e caregiving collettivo

I caregiver familiari sono spesso invisibili e affaticati. Un’indagine con questionari, colloqui e osservazione partecipata ha evidenziato un forte bisogno di orientamento, supporto e riconoscimento.
SWING ha attivato:

  • Gruppi di supporto con yoga e medicina narrativa.
  • Due Caffè Alzheimer stabili.
  • Linea telefonica dedicata all’orientamento.
  • Contenuti digitali e campagne di sensibilizzazione.
  • Collaborazioni con enti specialistici per formazione e prevenzione.

È stato anche avviato un percorso culturale per ridefinire il caregiving in chiave comunitaria: da responsabilità familiare a cura condivisa. Domande come “Quando potrei diventare caregiver?” o “Chi può aiutarmi?” aprono a nuove narrazioni inclusive.

9. Valutazione partecipata

Con l’Istituto Italiano di Valutazione, Studio APS e Intwig è stato sviluppato un sistema di monitoraggio e valutazione partecipata, utilizzando:

  • Questionari multidimensionali per anziani e caregiver.
  • Interviste qualitative a operatori e stakeholder.
  • Analisi delle reti territoriali attivate.

La valutazione produce evidenze replicabili e valorizza il lavoro di comunità come approccio strategico per le policy locali.

10. Conclusioni

SWING è un modello avanzato di lavoro di comunità applicato al welfare. Integra interventi individuali e trasformazioni collettive, rigenerando legami sociali e istituzionali.

Non è un semplice progetto, ma un processo generativo, dove il community worker svolge un ruolo strategico di facilitazione, regia partecipativa e valorizzazione delle risorse locali.

Condivisione, prossimità e cura delle relazioni fondano una domiciliarità vista non come assistenza, ma come responsabilità comunitaria.

Nicoletta Massardi

Cooperativa Sociale La Rondine
info@progettoswing.it

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