Nel XVII secolo il filosofo inglese Thomas Hobbes aveva sostenuto che la paura, come passione calcolante, può spingere gli esseri umani tanto alla pace quanto alla guerra.
Nel suo Leviatano Hobbes dava grande risalto all’esistenza di «un’inclinazione generale di tutta l’umanità , un desiderio perpetuo e ininterrotto di acquistare un potere dopo l’altro, che cessa soltanto con la morte» (Leviatano, Laterza, Roma-Bari 1998, pp. 78-79). Alla base di questa inclinazione ci sarebbe, tra l’altro, l’insicurezza circa la possibilità di conservare i beni presenti senza assicurarsene di maggiori. Ma ci sono anche molti altri fattori da considerare: secondo Hobbes «la competizione per acquisire ricchezze, onore, comando o altro potere, inclina alla rivalità , all’inimicizia e alla guerra», come l’insoddisfazione della condizione presente congiunta all’ambizione di comando militare, mentre il «desiderio di agi e piaceri sensuali» e il «timore della morte e delle ferite» predispongono ad obbedire a un potere comune. Il potere comune a cui si obbedisce, però, potrebbe essere proprio quello che ordina di andare in guerra. Sullo sfondo variegato dei moti della mente umana, Hobbes individuava poi «tre cause principali di contesa»: la rivalità , la diffidenza e l’orgoglio (p. 101).
Esercizio in classe: Siete d’accordo con il filosofo Thomas Hobbes? Le tre cause principali di contesa tra gli esseri umani sono la rivalità , la diffidenza e l’orgoglio? Per rispondere soffermatevi attentamente sul significato di queste tre parole. Oppure le cause principali sono altre? Si può intervenire su queste cause? L’educazione può fare qualcosa?



