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Dislessia cos’è, quali sono i sintomi e come fare a scuola - Erickson 1

Che cos’è la dislessia?

Come riconoscerla, come intervenire e come affrontarla a casa e a scuola.

 

 

Che cos’è la dislessia?

La dislessia evolutiva, definita anche disturbo specifico della lettura, è un disturbo nell’automatizzazione funzionale dell’abilità di lettura decifrativa (lettura di testi o parole ad alta voce). Tale mancata automatizzazione si può osservare sia in una eccessiva lentezza nella lettura che in un abbondante numero di errori di lettura.

 

 

Come riconoscere la dislessia? E quali sono i sintomi?

dati dislessia italia

Per ricevere la diagnosi di disturbo della lettura è sufficiente che siano deficitarie le componenti di decodifica o di comprensione del testo, come indicato dai documenti internazionali (DSM-5 e ICD-10). Per valutare l’abilità di lettura devono essere usate più fonti d’informazione, una delle quali prevede la somministrazione individuale da parte del clinico di riferimento di test come prove di lettura, «culturalmente» appropriate e psicometricamente solide. Le indicazioni della Consensus Conference prevedono:

  • indagine strumentale delle funzioni deficitarie;
  • indagine strumentale delle funzioni integre;
  • indagine relativa ai fattori ambientali e alle condizioni emotive e relazionali;
  • esame della comorbilità, intesa sia come co-occorrenza di altri disturbi specifici dell’apprendimento, sia come compresenza di altri disturbi (ad esempio, di attenzione/iperattività, d’ansia, ecc.).
 

Qual è l’età minima per la diagnosi?

L’età minima in cui è possibile porre diagnosi della dislessia coincide con il completamento della seconda classe della scuola primaria, anche se è possibile formulare un’ipotesi diagnostica già dalla fine del primo anno d’istruzione primaria, questo per quei bambini che mostrano dei profili di funzionamento molto compromessi e in presenza di una condizione di rischio, come ad esempio un pregresso disturbo del linguaggio o familiarità con il disturbo (AID, 2009).

 

Che cosa può fare la scuola?

L’insegnante, per favorire un migliore benessere dello studente dislessico, può mettere in atto alcune strategie. In particolare egli può:

  • comprendere e accogliere il problema;
  • vegliare perché sia rafforzata la competenza di lettura, cercando di evitare che il deficit di lettura penalizzi gli altri apprendimenti individualizzando le richieste;
  • evitare di esporre il bambino a situazioni di difficoltà e frustrazione (ad esempio, leggere a voce alta in classe);
  • ridurre la quantità di materiale da leggere (nelle verifiche e nei compiti a casa), eventualmente compensando con maggiori richieste di altro tipo (ad esempio, lavoro con materiale grafico);
  • concedere più tempo nelle verifiche o altre attività;
  • in presenza di difficoltà ortografiche, privilegiare i contenuti rispetto alla competenza ortografica nei compiti scritti e guidare alla revisione degli errori;
  • privilegiare verifiche orali piuttosto che scritte;
  • curare la consegna dei compiti a casa e operare riduzioni del materiale di studio;
  • in taluni casi caldeggiare l’utilizzo di strumenti compensativi che evitino al bambino il compito della decodifica ma gli consentano comunque di arrivare ai contenuti (programmi dotati di sintesi vocale);
  • consentire l’utilizzo del computer dotato di programmi per la revisione ortografica;
  • stimolare la costruzione di un metodo di studio funzionale alle caratteristiche del bambino/ragazzo dislessico, per favorire l’autonomia;
  • sostenere il senso di autoefficacia e la motivazione del bambino/ragazzo calibrando le richieste, al fine di evitare senso di frustrazione o situazioni di impotenza appresa;
  • valorizzare il più possibile le risorse positive del ragazzo;
  • utilizzare tecniche didattiche che favoriscano l’aiuto fra pari (ad esempio, cooperative learning).
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