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Disgrafia: cos’è, come riconoscerla e trattamento a scuola 1

Che cos’è la disgrafia?

Come riconoscerla, come intervenire e come affrontarla a casa e a scuola.

 

 

Che cos’è la disgrafia?

La disgrafia è un disturbo specifico dell’apprendimento che si manifesta come difficoltà a riprodurre sia i segni alfabetici che quelli numerici; essa riguarda quindi esclusivamente il grafismo e non le regole ortografiche e sintattiche, sebbene influisca negativamente anche su tali acquisizioni a causa della frequente impossibilità di rilettura e di autocorrezione.

dati disgrafia italia

 

Come si riconosce la disgrafia e quali sono le sue caratteristiche?

Ecco alcune caratteristiche e comportamenti a cui prestare attenzione per individuare una possibile disgrafia.
Posizione e prensione. Il bambino che presenta disgrafia scrive in modo molto irregolare, la sua mano scorre con fatica sul piano di scrittura e l’impugnatura del mezzo è spesso scorretta. Anche la posizione del corpo è, nella maggior parte dei casi, inadeguata: il gomito non viene appoggiato sul tavolo, il busto è eccessivamente inclinato.

È inoltre frequente il disimpegno dell’altra mano nella funzione vicariante cosicché, anziché per tenere fermo il quaderno evitandone spostamenti che interferiscono negativamente con la qualità della produzione grafica, essa è utilizzata per giocherellare con il materiale presente sul banco (con la gomma, con le matite, ecc.).

Orientamento nello spazio grafico. La capacità di utilizzare lo spazio a disposizione è, solitamente, molto ridotta; il bambino non possiede adeguati riferimenti per orientarsi, non rispetta i margini del foglio, lascia spazi irregolari tra i grafemi e tra le parole, non segue la linea di scrittura e procede in «salita» o in «discesa» rispetto al rigo.

Pressione sul foglio. La pressione della mano sul foglio non è adeguatamente regolata; talvolta è troppo forte, talvolta è troppo debole, in quanto è spesso presente una paratonia, cioè un’alterazione in eccesso o in difetto del tono muscolare. Sono inoltre frequenti le sincinesie, cioè atti motori in eccesso o, comunque, non direttamente implicati nell’attività grafica.

Direzione del gesto grafico. Sono frequenti le inversioni nella direzionalità del gesto che si evidenziano sia nell’esecuzione dei singoli grafemi sia nella scrittura autonoma, che a volte procede da destra verso sinistra.

Produzioni e riproduzioni grafiche. Il bambino disgrafico presenta difficoltà notevoli anche nella riproduzione grafica di figure geometriche; nel copiare un triangolo, ad esempio, tende a «stondare» gli angoli e a non eseguire una forma adeguatamente chiusa. Anche il livello di sviluppo del disegno è spesso inadeguato all’età; la riproduzionedi oggetti o la copia di immagini è molto globale e i particolari risultano scarsamente differenziati.

Esecuzione di copie. La copia di parole e di frasi è scorretta e ricorrenti sono le inversioni del gesto e gli errori dovuti a scarsa coordinazione oculomanuale, cioè alla difficoltà, sempre presente nei disgrafici, di seguire con lo sguardo il proprio gesto grafico. La copia dalla lavagna risulta inoltre ancor più complessa in quanto il bambino deve portare avanti più compiti contemporaneamente: distinzione della parola dallo sfondo, spostamento dello sguardo dalla lavagna al foglio, riproduzione dei grafemi.

Dimensioni dei grafemi. Si evidenzia uno scarso rispetto delle dimensioni delle lettere; esse vengono riprodotte o troppo piccole o troppo grandi e, frequentemente, in modo irregolare alternando microdimensioni a macrodimensioni. Unione dei grafemi. Abbiamo già detto che la mano non scorre adeguatamente sul foglio e che il bambino disgrafico riesce con difficoltà a seguire con lo sguardo la propria scrittura; ciò interferisce negativamente con la fluidità del gesto, dando origine a una legatura inadeguata tra le lettere.

Ritmo grafico. Si evidenzia frequentemente un’alterazione del ritmo di scrittura; il bambino scrive con velocità eccessiva o con estrema lentezza ma la sua mano esegue movimenti «a scatti», senza armonia del gesto e con frequenti interruzioni.

esempio scrittura disgrafica

 

Qual è l’età minima per porre la diagnosi di disgrafia?

L’età minima in cui è possibile porre diagnosi di disgrafia coincide con il completamento della terza classe di scuola primaria.

 

Come intervenire e cosa fare con bambini con disgrafia?

L’intervento sulla disgrafia non deve riguardare solo l’esercizio del gesto ma deve essere personalizzato. Il bambino andrà informato e coinvolto riguardo agli obiettivi da raggiungere.
Al bambino disgrafico si propongono due itinerari di lavoro: uno per colmare le lacune nelle capacità di base, uno per conquistare abilità di scrittura più adeguate.

Per colmare le lacune di base si possono programmare attività legate alla percezione visiva, all’organizzazione, orientamento e integrazione spazio-temporale, alla conoscenza e rappresentazione dello schema corporeo; attività finalizzate a migliorare equilibrio e coordinazione, di rilassamento, per l’acquisizione di una corretta lateralizzazione, di coordinazione visuomotoria e oculomanuale.

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