Nel primo anno lo sviluppo dei bimbi è estremamente rapido, più veloce che in qualunque altro momento della vita, e quindi i bambini cambiano moltissimo. Questo significa che il primo anno divita è spesso complesso per le educatrici del nido, perché all’interno della stessa sezione ci sono bebè con bisogni molto diversi: per esempio, bimbi che stanno sdraiati e bimbi che iniziano a camminare vivono due mondi completamente differenti, e offrire un ambiente adatto a entrambi (e seguirne l’evoluzione nel corso dell’anno) è spesso un’impresa ardua
Per quanto riguarda il gioco, sembra che la nostra rappresentazione di esso sia strettamente legata al gioco di far finta o al gioco esplorativo e costruttivo del secondo-terzo anno, e quindi poca attenzione si presta tutto sommato a quanto avviene prima.
Anche l’interazione fra bambini è molto difficile da cogliere nei primi mesi: da una parte uno degli obiettivi del nido è proprio la socializzazione, dall’altra basta osservare i bambini in modo un po’ sistematico per rendersi conto di quanto sia tardivo il vero e proprio gioco cooperativo, e come sia importante il contributo dell’adulto nel favorirlo.
Che cosa fa il bambino molto piccolo nei momenti in cui al nido è sveglio, riposato e tranquillo? È possibile individuare degli indicatori di osservazione che possano accompagnare le educatrici a comprendere le esigenze dei bambini e quindi accompagnarli nel loro sviluppo? E poi ancora: come preparare l’ambiente affinché il bambino molto piccolo possa trovarsi effettivamente a suo agio?
Dalla necessità di rispondere a queste domande è nato uno strumento di osservazione del bebè, in grado di cogliere le sue competenze, soprattutto motorie e di interazione con gli oggetti e con i pari, così da potergli proporre le modalità di gioco adatte a queste competenze e supportarlo nella sua area di sviluppo prossimo.
Nello stesso tempo, è uno strumento a disposizione degli adulti per riflettere sul contesto di gioco offerto ai bambini, e sulla sua adeguatezza rispetto agli obiettivi che ne avevano guidato le scelte e il progetto educativo.
Non si tratta in alcun modo di uno strumento di valutazione dello sviluppo: non ci proponiamo di definire tappe o, peggio ancora, tempi di acquisizione di diverse competenze.
L’obiettivo è, prima di tutto, offrire una lente per cogliere quelle che sono le abilità e gli interessi del bambino in quel determinato momento.
Si tratta di abilità che noi adulti diamo per scontate e che è difficile cogliere nel loro dispiegarsi. Per esempio, afferrare un oggetto o portarlo alla bocca sono condotte molto semplici, che difficilmente cogliamo: quando però il bebè lo fa per la prima volta, il suo mondo cambia radicalmente, perché non solo può guardare e muovere il proprio corpo, ma può agire sul mondo esterno! Ovviamente una conoscenza accurata delle tappe di sviluppo è la base di partenza per l’osservazione dei bambini che crescono, e permette di cogliere e anticipare i momenti di transizione, in modo da offrire un ambiente supportivo e stimolante.
Nel primo anno soprattutto, il tipo di gioco che il bambino può fare, e quindi il tipo di offerta educativa che il nido gli proporrà, sono strettamente connesse alla sua padronanza del movimento.
A fianco dello strumento di osservazione del bambino, dunque, non meno importante è lo strumento di osservazione dell’ambiente.
Lo strumento proposto è pensato come supporto a un gruppo di lavoro e parte dalle decisioni, dagli obiettivi del gruppo di lavoro stesso: la valutazione di adeguatezza di una certa scelta, di una certa organizzazione, non è assoluta, astratta, ma si tratta sempre dell’adeguatezza rispetto all’obiettivo che il gruppo di lavoro si è posto.
La prima parte dello strumento è rivolta all’osservazione delle competenze che il bambino mette in atto nella sua attività autonoma, anzi nel suo gioco, a seconda parte invece riguarderà il contesto che permette al bambino di giocare: infatti è l’adulto che costruisce l’ambiente del bambino, soprattutto in questo primo periodo della vita, e che quindi permette o meno al bebè di giocare. Questa seconda parte è pensata come uno strumento di riflessione per il gruppo di lavoro, per servire da filo conduttore alla verifica della corrispondenza fra gli obiettivi educativi e la loro concreta realizzazione nell’adattarli alle esigenze dei bebè di età diverse.