Oltre il benessere: la comunità come forma di vita armoniosa

Il tema del World Social Work Day 2024 è il “buen vivir”: un approccio che ci invita a superare un lavoro sociale di tipo assistenziale e lenitivo affermando processi basati su democrazia e partecipazione, su prossimità e vicinanza.

Oltre il benessere: la comunità come forma di vita armoniosa

La celebrazione del World Social Work Day rappresenta un’opportunità per favorire all’interno delle comunità locali, e quantomeno tra operatori sociali, mondo accademico ed amministratori pubblici, una riflessione sul ruolo centrale e sull’esigenza di un continuo aggiornamento delle politiche di welfare. Il tema scelto per il 2024, Buen Vivir. 
Un futuro comune per un cambiamento trasformativo, offre molteplici piste di confronto. Il titolo-slogan richiama infatti un “modello”, generativo e dinamico, sviluppatosi in ambito andino latino-americano, che afferma il diritto a «vivere una vita piena e dignitosa, un’esistenza armonica che include la dimensione cognitiva, sociale, ambientale, economica, politica e culturale al pari interrelate e interdipendenti». Un approccio che si declina in modo strettamente collegato e specifico nei diversi contesti locali sociali, culturali, geografici. È un concetto che rinvia ad un’idea di comunità come forma di vita armoniosa tra gli esseri umani e tra essi e il mondo naturale, che va oltre quello che noi definiamo benessere.   

E proprio perché si tratta di un modello (meglio, un approccio) plurale, che si definisce, cioè, solo secondo le caratteristiche di ogni territorio e di chi lo vive, risulta superficiale e improprio liquidare il buen vivir come un’ideologia (che non è) o una cultura applicabile solo in contesti antropologicamente e socialmente diversi da quello occidentale.
Non mancano, infatti, pur voci che, a partire da un’analisi degli squilibri delle nostre società, hanno indicato percorsi che assumono presupposti non così dissimili da quelli del buen vivir.

Pensiamo a Bauman che ha voluto suggerire attraverso i suoi scritti percorsi di messa in discussione e superamento dei paradigmi economici che hanno portato all’accentuazione dei divari sociali, alla marginalizzazione delle fasce più fragili della società, allo sfruttamento del cosiddetto Sud del mondo, all’alterazione degli equilibri ambientali.
O ad Alex Langer quando affermava:

“Se non si radica una concezione alternativa, che potremmo forse sintetizzare, in ‘lentius, profundius, suavius’ (più lento, più profondo, più dolce”), e se non si cerca in quella prospettiva il nuovo benessere, nessun singolo provvedimento, per quanto razionale, sarà al riparo dall’essere ostinatamente osteggiato, eluso o semplicemente disatteso.”

Il “suo” buen vivir partiva da una conversione ecologica, da una semplicità sostenibile ed inclusiva. E ancora Papa Francesco che a proposito di ecologia integrale scrive: “Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per superare la cultura dello scarto - materiale e umano -, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura.”

In coerenza con ciò, negli ultimi anni CNCA – Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza - ha lavorato per promuovere un modello, quello dell’Economia solidale circolare, che immagina strategie nuove per costruire sostenibilità a tutto tondo e coesione sociale. Un vero approccio ecologico, infatti, diventa sempre un approccio sociale: non è possibile promuovere o praticare percorsi di cambiamento, sostenibilità e giustizia se non si tengono insieme i molteplici quadri di riferimento, integrando l’ecologia ambientale con l’ecologia economica, quella culturale, quella sociale, e infine quella della vita quotidiana.

Ciò porta a superare una concezione del lavoro sociale di tipo assistenziale, lenitivo, affermando processi basati su democrazia e partecipazione, su prossimità e vicinanza, su promozione e responsabilizzazione delle persone, su esperienze di sviluppo locale, le sole in grado di ricostruire relazioni significative, reti, opportunità economiche, comunità solidali.

*Michelangelo Marchesi - Cooperativa sociale Progetto 92 – Trento e Consigliere nazionale Cnca