Legami nutrienti nasce all’interno di un percorso iniziato nel 2005 da L’Orsa Maggiore con il Progetto Le radici e le ali quando abbiamo messo a fuoco la connessione tra l’attenzione ai bambini e l’attenzione ai genitori effettuando una rivisitazione dei saperi: gli studi sulla prevenzione del mal-trattamento ed il sostegno alla genitorialità promossi dall’OMS basati sul modello ecologico di Brofenbrenner, le teorie dell’attaccamento, l’efficacia degli interventi precoci. Nell’arco di 15 anni la cooperativa ha sviluppato un processo discorsivo ed una pratica riflessiva con le équipe e la comunità maturando condivisione delle conoscenze, approfondimento ed elaborazione di diverse azioni attente alla genitorialità, riducendo il rischio di polarizzazione tra la centratura sui bambini o sugli adulti, assumendo invece come paradigma la relazione tra genitori e figli. Centrale nello sviluppo del modello di intervento è stato il lavoro di équipe e di comunità.
Nel 2018 il Bando Un passo avanti pubblicato da Impresa Sociale Con I Bambini ha permesso di investire sul tema del sostegno alla genitorialità vulnerabile come strategia di prevenzione del maltrattamento seguendo il motto di Bowlby “Se una comunità ha a cuore i suoi bambini, deve prendersi cura dei loro genitori” proponendo il Progetto Legami nutrienti.
Le premesse
1.L’approccio alla prevenzione del mal-trattamento e promozione della genitorialità positiva porta a collocarsi prima della violenza, lì dove vi sono situazioni di vulnerabilità che espongono le bambine ed i bambini al rischio di ricevere un non buon trattamento dai loro genitori. Sono ad esempio situazioni in cui i genitori sono fragili per le loro infanzie infelici non elaborate che si riattivano proprio nel momento in cui sono chiamati a prendersi cura dei loro figli. O anche quando i genitori vivono una condizione di stress connessa a situazioni personali, sociali, sanitarie o relative a specifiche problematiche dei figli. Una riflessione importante riguarda il sottile confine tra prevenzione e tutela, un confine che si definisce con chiarezza in situazioni estreme di violenza fisica e psicologica sui bambini e sulle madri, ma che nella quotidianità è molto spesso sfumato e poco riconoscibile. In questi anni abbiamo scelto di dare spazio ed opportunità anche a quelle famiglie in cui, pur essendovi una procedura giudiziaria, nella fase di ingaggio si ravvede la possibilità di un cambiamento proprio attraverso il sostegno alla genitorialità.
2. La prossimità segna il lavoro con i genitori, i bambini e le bambine e le famiglie in uno “stare accanto” attraverso interventi, come l’Home Visiting, improntati al sostegno della genitorialità nel contesto della casa. La premessa sta nell’inversione dell’approccio: non le famiglie che si recano ai servizi ma i servizi che si recano a casa per “stare”, in una dimensione di vicinanza che coniuga l’intervento professionale con una relazione informale ad alta intensità.
3.La relazionalità: si propongono interventi concentrati sui legami sia all’interno della famiglia (genitori, bambine e bambini), sia tra pari (scuola infanzia) sia con il territorio, promuovendo non solo l’accesso ai servizi per ricevere prestazioni, ma un’alleanza che si fonda sulla fiducia e la condivisione di obiettivi.
4. L’integrazione: un approccio che coniuga sguardi diversi sia professionali (psico socio educativo sanitario) sia organizzativi (servizi pubblici e di terzo settore) sia mandati (aiuto e protezione). L’équipe multidisciplinare rappresenta il dispositivo che supporta l’integrazione.
5. La manutenzione dell’équipe. Promuovere e sostenere legami nutrienti non è scontato e non richiede uno specifico titolo di studio, ma un costante lavoro sulla propria soggettività e sulle relazioni che si instaurano con le persone, per capovolgere uno stile giudicante, accentratore, svalutante, così diffuso nei servizi, fondato sull’assunto di essere gli esperti, mentre i genitori sono utenti o al più beneficiari. Una premessa che rende possibile Legami nutrienti sta nel prendersi cura delle operatrici e degli operatori sul piano emotivo, relazionale, operativo per aiutarli, attraverso i diversi dispositivi, a costruire relazioni caratterizzate sempre dal confronto gentile e dalla valorizzazione, relazioni che partono dalla domanda “in cosa posso aiutarti”.
Le famiglie e i dispositivi
Il Progetto è rivolto a situazioni familiari di vulnerabilità che possono – se non sostenute – evolvere in una traiettoria maltrattante. I criteri con cui si individuano i nuclei sono condivisi con altri tipi di intervento finalizzati alla prevenzione del maltrattamento e riguardano aspetti personali, relazionali, sociali dei genitori, considerando anche la loro infanzia.
L’aspetto fondamentale è guardare le risorse dei genitori nell’idea che “la moneta buona caccia la moneta cattiva” e non il contrario. O anche, secondo l’approccio delle esperienze positive infantili, l’idea che proporre delle esperienze positive può rinforzare le risorse negli adulti datori di cura. Essendo un intervento di prevenzione basato sulla precocità è rivolto a famiglie con figli nella fascia 0-6 anni, se possibile addirittura iniziando dalla gravidanza.
I principali dispositivi sono Home visiting e Percorso di Accompagnamento ai Legami in un’offerta complessa sostenuta dalle Antenne, dagli Spazi relazionali, dalle Consulenze psicologiche e dal lavoro con la Comunità educante. Il processo di lavoro è segnato da micro obiettivi, strategie, tappe, riflessività, una dimensione relazionale di sostegno per l’emersione ed il potenziamento delle risorse, non prestazionale o sul compito.
I contenuti che segnano i dispositivi sono il nutrimento emotivo, l'alleanza collaborativa, la cura, il supporto.
Marianna Giordano
Assistente sociale, L'Orsa Maggiore, CISMAI
marianna.gior@gmail.com

