L’educazione è un motore di cambiamento. Questo è scritto in molti libri di pedagogia e didattica presenti e passati, ribadito nella realtà di quelle scuole considerate virtuose. Eppure, esiste un’altra faccia della luna dove il motore di cambiamento sembra spento, inceppato, rotto. Qui le fatiche quotidiane connesse con un disinvestimento della politica nella scuola e nell’educazione, con una svalutazione del ruolo delle e degli insegnanti, con una narrazione della scuola come fallimentare trovano rifugio in pratiche pedagogiche e didattiche trasmissive abitudinarie, all’apparenza solide e sicure. Per salvaguardare la poca energia rimasta, si procede riproponendo quel che già si conosce, limitando al massimo incontri, riunioni, momenti di progettazione e riflessione, sperimentazione che sembrano rubare tempo. Questo atteggiamento professionale rischia però di instaurare un circolo vizioso che toglie ulteriore motivazione, brucia risorse e fa sentire isolate e isolati, ognuno solo nelle esperienze di fatica e difficoltà.
Ci sono però alcune leve che permettono di spezzare il circolo vizioso del «si è sempre fatto così» per riappropriarsi del potere trasformativo dell’educazione. L’istituzione scuola prevede già alcuni processi di valutazione e miglioramento pensati proprio con questo obiettivo, ma spesso sono vissuti come processi meramente burocratici e vuoti di significato. Si pensi al rapporto di autovalutazione e al piano di miglioramento, ma anche al PTOF (Piano Triennale dell’Offerta Formativa) che ogni scuola è chiamata a redigere. Restituire significato ai processi che stanno dietro a questi documenti è una delle leve principali di cambiamento. Per attivarla è necessario superare la delega a poche colleghe e pochi colleghi che da un lato sembra alleggerire gli altri insegnanti, ma dall’altro toglie protagonismo e condivisione. Una seconda leva di cambiamento è quindi la cura di un senso di comunità e senso di appartenenza nella scuola. Infine, una terza forza che può liberare energie è la creazione di alleanze con altre scuole che condividano la ricerca costante di cambiamento: la rete col connesso piacere di sentirsi parte di un progetto collettivo può aiutare a superare momenti di stanchezza o bassa motivazione e quindi a dare continuità a un percorso che sia a lungo termine.
Nella prospettiva di attivare queste leve, alcuni strumenti possono essere di aiuto. Metodologie che promuovono la gestione partecipata di gruppi di lavoro e organi collegiali possono sostenere il senso di appartenenza, rendendo visibile come la voce di ciascuna e ciascuno sia la benvenuta e le diverse opinioni contribuiscano alla forma delle decisioni assunte. Ecco che allora gestire delle parti di collegio docente con un «word café» che incentiva la discussione in piccoli gruppi può aiutare ad allagare la cerchia delle insegnanti e degli insegnanti coinvolti. L’istituzione di alcuni «muri delle idee» nei corridoi della scuola dove si chiede ad alunne e alunni di esprimere le loro idee su alcune questioni rilevanti per lo sviluppo della scuola può essere un modo di dare uno spazio anche fisico alla loro voce.
Un secondo strumento che può essere utile è quello della formazione. Al di là dei contenuti, un’attenzione particolare deve essere data al tipo di formazione. Percorsi di ampio respiro che prevedono un accompagnamento della scuola nei processi di innovazione e cambiamento sono particolarmente interessanti per rompere e superare abitudini non più funzionali. Anche l’assunzione di un atteggiamento di ricerca che prevede la realizzazione di pratiche innovative, ma al contempo anche di una valutazione del loro impatto può aiutare a dare una direzione significativa al cambiamento. In questo senso l’alleanza con enti di ricerca, come le università, può essere interessante al fine di promuovere una riflessione critica dei cambiamenti, anche alla luce di evidenze e dati affidabili raccolti sul campo e restituiti alla comunità. In questo senso, percorsi di formazione impostati come ricerca-azione o ricerca-formazione possono rappresentare una cornice di lavoro preziosa per le scuole.
Per spezzare il circolo vizioso delle abitudini e innescare un circolo virtuoso trasformativo è cruciale allora individuare dei punti di partenza. Ad esempio, in una scuola potrebbe essere prezioso dedicare a inizio anno scolastico una giornata ad attività per il benessere delle e degli insegnanti per veicolare un senso di cura che poi a cascata faciliti il dialogo e la partecipazione. Si tratta di identificare delle priorità che permettano di sentire un cambio di passo e di fare l’esperienza che l’investimento di energie è ripagata dal benessere che nasce dal sentirsi parte attiva di una comunità, che permette di sentire le proprie azioni e opinioni come significative e come parte di un progetto collettivo.