La concezione dell’errore all’interno delle Nuove Indicazioni
Nella bozza delle Nuove Indicazioni per il Curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione (marzo 2025), l'errore nei processi di apprendimento linguistici viene descritto prevalentemente come elemento da individuare e correggere in tempi rapidi. Nella sezione dedicata all’italiano, si afferma ad esempio che “è importante che l’ortografia sia acquisita in modo sicuro e naturale senza cedere ad eccessi di spontaneismo per giustificare errori ed usi impropri, poi difficili da correggere” (p. 37) , o ancora che “s’impara a scrivere riscrivendo meglio quello che si è scritto male; e per capire che cos’è male sono necessari il consiglio e la guida dell’insegnante” (p. 43), sottolineando così l’importanza di consolidare conoscenze corrette e affidabili, piuttosto che valorizzare il processo stesso di apprendimento attraverso la riflessione su una produzione non completamente corretta.
L’errore nelle discipline scientifiche e in quelle umanistiche
All’interno delle Indicazioni, è soltanto a proposito dell’apprendimento delle lingue, siano queste italiano L1 o L2, inglese o seconda lingua comunitaria, che troviamo una tale insistenza sull’errore. Nella parte scientifico-matematica, infatti, all’interno del box 2, Suggerimenti metodologico-didattici per docenti, p. 100 si legge infatti che “un aspetto fondamentale nella pratica didattica è quello di lavorare sul concetto di errore e sulle idee sbagliate. Anziché considerarli come fallimenti, questi devono essere visti come occasioni per riflettere e per individuare un’altra strada risolutiva e acquisire nuova conoscenza” (p. 100).
Per le lingue invece, l’attenzione è posta sulla correzione immediata, evidenziando la necessità di garantire percorsi didattici chiari e strutturati, per consolidare conoscenze e abilità corrette. Tale impostazione non soltanto rischia di appiattire il valore educativo dell'errore, ritornando a una trasmissione lineare dei saperi dove l’accento viene posto sul risultato piuttosto che sul processo, ma nega il valore di tutti gli stadi intermedi, ad esempio l’interlingua (Selinker 1972, Daloiso 2015), che sono stati osservati come parte fondamentale del processo di apprendimento e risultano di primaria importanza per il raggiungimento della padronanza linguistica.
Una visione alternativa dell’errore
Se considerato esclusivamente come segnale di fallimento o mancanza, l’errore perde la sua valenza di occasione per la riflessione critica, per l’autovalutazione e per la crescita personale dello studente e, da un punto di vista più generale, la lingua diventa un insieme di regole invece che la possibilità culturale, ampia, articolata, di esprimersi e comunicare con l’altro. Questo approccio inoltre rischia di rafforzare un clima scolastico ansiogeno, in cui il timore di sbagliare inibisce la partecipazione attiva e la sperimentazione autonoma, elementi centrali in una pedagogia realmente costruttivista (Bruner, 1996).
Sarebbe invece necessario recuperare la funzione formativa della deviazione dal modello atteso, elemento naturale di qualunque processo di apprendimento, andando in direzione di una didattica orientata alla metacognizione, che valorizzi l’errore anche come risorsa formativa. Riflettere sulle eventuali anomalie, irregolarità o scorrettezze permette infatti allo studente di analizzare i propri processi cognitivi, riconoscere le strategie adottate e di progettare percorsi di miglioramento più autonomi ed efficaci, ed infine sviluppare strategie autonome di autocorrezione. Questo diverso punto di vista si riallaccerebbe facilmente a quanto affermato altrove nelle stesse Indicazioni, più precisamente quando ci si richiama alla necessità di "promuovere competenze che integrino conoscenze e abilità con la capacità di riflettere sui propri processi cognitivi" (Capitolo 2, "Finalità generali e traguardi formativi").
Un cambiamento di paradigma
L’errore, dunque, per diventare una leva di crescita autentica, non deve essere semplicemente evitato o corretto, ma analizzato, compreso, discusso. Questo implica un cambiamento di paradigma nella didattica quotidiana, che va sostenuto attraverso pratiche di insegnamento inclusive, riflessive e partecipative, capaci di restituire allo sbaglio la sua dignità pedagogica.
Riferimenti bibliografici
- Bruner, J. S. (1996). The Culture of Education. Cambridge, MA: Harvard University Press.
- Daloiso, M. (2015). L'educazione linguistica dell'allievo con bisogni specifici: Italiano, lingue straniere e lingue classiche. Torino: UTET Università.
- Selinker, L. (1972). Interlanguage. International Review of Applied Linguistics in Language Teaching, 10(1–4), 209–232. https://doi.org/10.1515/iral.1972.10.1-4.209.
*Adele Iozzelli, Gruppo di Ricerca ELICom


