La scuola come palestra di democrazia
Quando parliamo di cittadinanza attiva, spesso pensiamo subito al voto, al rispetto delle regole o al volontariato. Ma la cittadinanza è molto di più: è la capacità di comprendere il mondo, di interpretare le informazioni, di distinguere ciò che è affidabile da ciò che non lo è, e di prendere decisioni che abbiano un impatto sulla vita collettiva.
La scuola, in questo senso, non è solo il luogo dove si trasmettono conoscenze disciplinari: è una vera e propria palestra di democrazia, dove bambini e bambine, ragazzi e ragazze possono imparare a confrontarsi con la complessità e ad assumersi responsabilità.
Comprendere la scienza per orientarsi
Viviamo in un’epoca in cui i temi scientifici entrano quotidianamente nelle nostre vite: dall’alimentazione alla salute, dall’uso delle tecnologie alla sostenibilità ambientale. La pandemia lo ha reso evidente: la comprensione (o l’incomprensione) di concetti scientifici di base ha inciso profondamente sul modo in cui ciascuno di noi ha affrontato le sfide della salute pubblica.
Per questo, educare a comprendere la scienza non significa soltanto “insegnare nozioni”, ma coltivare competenze critiche e civiche: saper leggere dati, riconoscere fonti attendibili, capire le conseguenze sociali delle scelte individuali.
Dal banco di scuola al mondo
Per le bambine e i bambini della scuola primaria, così come per gli studenti più grandi, queste competenze possono essere apprese non solo attraverso i libri di testo, ma anche con attività concrete, progetti, esperienze di partecipazione. È nel quotidiano della classe che si allenano l’ascolto, la collaborazione, il rispetto delle opinioni diverse. È nell’incontro con sfide reali che si sperimentano le responsabilità della cittadinanza.
Un esempio: “Cancro io ti boccio”
Un’esperienza significativa in questa direzione è il progetto “Cancro io ti boccio”, promosso da AIRC nelle scuole, progetto educativo di Fondazione AIRC, e attivo in migliaia di scuole italiane. Si tratta di un’iniziativa che unisce scienza, solidarietà e partecipazione: nelle giornate dedicate, studenti, insegnanti e famiglie collaborano per distribuire arance, miele e altri prodotti solidali, raccogliendo fondi a sostegno della ricerca sul cancro.
Il valore educativo, però, va ben oltre la raccolta: partecipare significa conoscere più da vicino il lavoro dei ricercatori, riflettere sull’importanza della prevenzione, confrontarsi con temi complessi come la salute e la cura. E, soprattutto, sentirsi parte di una comunità che contribuisce al bene comune.
Educare alla responsabilità collettiva
Esperienze come questa mostrano come la scuola possa diventare luogo in cui i saperi scientifici non restano astratti, ma si intrecciano con scelte quotidiane e responsabilità sociali. I bambini più piccoli scoprono il valore del gesto solidale; i ragazzi e le ragazze più grandi comprendono come la scienza non sia distante, ma riguardi la vita di ciascuno e richieda il contributo di tutti.
È in questi momenti che l’educazione alla cittadinanza attiva trova un terreno concreto: le conoscenze scientifiche diventano strumenti per comprendere la realtà, e le azioni solidali si trasformano in esperienze formative di democrazia.
Cittadinanza, oggi
In un contesto in cui le fake news corrono veloci, in cui le decisioni globali (dal cambiamento climatico alla salute) hanno ricadute immediate sulle vite locali, la scuola ha la responsabilità di offrire ai suoi studenti strumenti di orientamento. Questo significa insegnare a leggere criticamente le informazioni, ma anche dare occasioni di partecipazione diretta, che permettano di sentire che ciascuno può “fare la differenza”.
Progetti come Cancro io ti boccio non sono quindi “attività aggiuntive”: sono parte integrante di una missione educativa più ampia, che vede nella cittadinanza scientifica e solidale un obiettivo imprescindibile.
La sfida per insegnanti e scuole
Per le insegnanti della scuola dell’infanzia e primaria, così come per i docenti della secondaria di primo e secondo grado, la sfida è tradurre questi principi in attività concrete, adeguate all’età degli alunni. Non si tratta di trasformare tutti in piccoli scienziati, ma di accompagnarli a porsi domande, a confrontarsi con la realtà e a costruire senso insieme.
La cittadinanza attiva, infatti, non si insegna con una lezione frontale: si vive, si sperimenta, si costruisce giorno dopo giorno, nelle scelte grandi e piccole di una comunità scolastica.
Conclusione
La scuola come spazio di cittadinanza attiva è un progetto ambizioso ma necessario. Significa riconoscere che i bambini e i ragazzi non sono “cittadini di domani”, ma cittadini già oggi, capaci di comprendere, di agire e di contribuire.
Quando la scuola riesce a intrecciare conoscenze e responsabilità, scienza e partecipazione, cresce una generazione più consapevole, più critica e più solidale. E, forse, una società più capace di affrontare insieme le sfide del presente e del futuro.