La scrittura autobiografica: almeno tre ragioni per introdurla a scuola

La scrittura autobiografica: almeno tre ragioni per introdurla a scuola

La scrittura autobiografica è, per definizione, una pratica narrativa che vede autore e protagonista del racconto coincidere. Essa è modalità tramite la quale ci si prende cura di sé, come sostenuto da Duccio Demetrio nelle sue diverse opere, attraverso il dialogo con ciò che si è stati e con ciò che si è, in un percorso attento, vivo e vivace di ricostruzione del filo della propria storia.

L’autobiografia è prima di tutto un raccontare di sé che trova nella scrittura uno strumento particolarmente fruttuoso dal punto di vista educativo e formativo, almeno per tre ragioni che ora proviamo a riassumere:

  • La scrittura è uno strumento riflessivo: obbliga il pensiero a rallentare, per assecondare la velocità della mano (che scrive a penna, o che digita, poco cambia). Rende i pensieri visibili, è un gesto che impone la connessione fra pensiero e corpo. E, ben lontana dall’essere questione soltanto cognitiva, la scrittura impone al pensare di riconnettersi al gesto, alla postura del corpo, al respiro che rallenta per favorire la concentrazione senza la quale sarebbe impossibile dedicarsi a una pratica così fine.
  • La scrittura obbliga a mettere ordine fra i pensieri: a differenza delle contemporanee tecnologie multitasking votate all’istantaneo, la scrittura ancora necessita di quel rispetto della regola del testo scritto che vuole costanza e disciplina. Scrivendo del proprio pensare e del proprio sentire, allora, inevitabilmente li rimettiamo in ordine, costruiamo un senso che connetta i frammenti del quotidiano, ci interroghiamo sui passi successivi, ricuciamo la trama della nostra vita, recuperiamo una sorta di integrità di fronte alla frammentarietà che, invece, troppo spesso subiamo senza capacità di controllo.
  • La scrittura obbliga a tornare a sé con consapevolezza. Il silenzio della scrittura ci chiama al contatto con noi stessi, prima di tutto e senza distrazioni, facendoci sperimentare quella densità del tempo che è propria soltanto di alcune esperienze meditative. Apprendere la scrittura di sé è, allora, un modo fondamentale per imparare una strategia per restare fra sé e sé, per sapersi ascoltare profondamente, senza il brusio del pensiero degli altri. La scrittura autobiografica aiuta, così, a ritrovare una solitudine che non è ritiro né abbandono, quanto piuttosto è scelta intima di ritrovarsi con il proprio intimo compagno di viaggio: se stessi.

D’altro canto, come definito da Michel Foucault, la scrittura è una tecnologia del sé che fortemente ha contributo a creare l’umanità così come giunta sino a noi e a fondare quella stessa idea di cultura e memoria, come anticamente indicato da Platone, che è alla base della stessa idea di cultura scolastica sulla quale ancora oggi saldamente ci ancoriamo. I cambiamenti rapidi delle innovazioni tecnologiche e le sfide digitali che stiamo attraversando impongono alla nostra comunità di interrogarsi rispetto a ciò che vogliamo oggi essere come umanità, a ciò che ci qualifica appunto come esseri umani. La scrittura non va in questo intesa come una sorta di cocciuta resistenza, quanto piuttosto come uno strumento saldo che, proprio per le sue caratteristiche riflessive e formative, può aiutarci ad affrontare il presente.