Nel progetto didattico di AIRC nelle scuole, l’incontro con i ricercatori rappresenta un momento educativo di grande valore. Non si tratta di una lezione tradizionale, né di una semplificazione di contenuti scientifici, è piuttosto un’occasione in cui la scienza si racconta in prima persona, attraverso le voci di chi la vive ogni giorno nei laboratori, tra esperimenti, intuizioni e sfide.
Questa esperienza diretta coinvolge le nuove generazioni, dall’infanzia alla scuola primaria, in modo profondo trasmettendo passione e coinvolgimento.
La testimonianza come linguaggio educativo
Quando una ricercatrice e/o un ricercatore raccontano la propria esperienza professionale e di vita in classe, non sta solo trasmettendo contenuti scientifici ma offrono una narrazione autentica, vissuta in prima persona. Durante l’incontro raccontano il loro percorso, le motivazioni che li hanno spinti verso la ricerca, le difficoltà incontrate e le emozioni provate davanti a una scoperta. Questo tipo di narrazione, autentica e personale, coinvolge profondamente gli studenti. Non si tratta di “tradurre” la scienza per renderla più semplice, ma di renderla vicina, concreta e umana. Parlare del proprio vissuto diventa uno strumento educativo potente che stimola riflessione e curiosità.
Il valore educativo dell’esperienza diretta
L’incontro diretto con chi fa ricerca ogni giorno stimola passione, domande e riflessioni. Ascoltare l’esperienza diretta di un ricercatore aiuta a comprendere che la scienza non è fatta di verità assolute, ma di ricerca continua, di metodo e di collaborazione. Gli studenti non acquisiscono solo conoscenze scientifiche ma possono sviluppare competenze trasversali fondamentali come: l’ascolto attivo, perché la narrazione del ricercatore richiede attenzione e comprensione; la capacità di porre domande, di interrogarsi, di cercare connessioni; il pensiero critico nel confrontarsi con la complessità della ricerca e l’empatia, nel riconoscere il grande valore di persone che lavorano ogni giorno per un obiettivo comune: sconfiggere il cancro. Queste soft skills sono centrali nei percorsi di educazione civica e orientamento, e trovano nell’incontro con la ricerca un terreno fertile per svilupparsi.
Obiettivi educativi dell’incontro con la ricerca
L’incontro con i ricercatori AIRC con un focus nella scuola primaria non ha come scopo quello di semplificare la scienza, ma di renderla accessibile attraverso l’esperienza diretta. I bambini non ricevono solo informazioni, ma vivono un momento autentico di dialogo con chi ogni giorno lavora per migliorare la salute delle persone. Questo tipo di attività risponde a diversi obiettivi educativi: stimolare la curiosità scientifica: i bambini scoprono che dietro ogni cura c’è una domanda, un esperimento, una ricerca. Favorire il pensiero critico: imparano che la scienza non è fatta di risposte immediate, ma di tentativi, errori e scoperte; educare alla salute e alla prevenzione: comprendono l’importanza di prendersi cura di sé e degli altri; promuovere la cittadinanza attiva: si sentono parte di una comunità che può contribuire al bene comune, anche attraverso piccoli gesti e sviluppare competenze trasversali. Questi obiettivi si concretizzano in un compito autentico durante l’incontro dove la scienza non è più solo una materia da studiare, ma una realtà da incontrare.
Un’esperienza che si integra nel percorso scolastico
Questi incontri si inseriscono anche nei percorsi di Educazione Civica, nella Formazione Scuola-Lavoro e nelle Unità di Apprendimento. Offrono spunti interdisciplinari, collegano scienze, italiano, storia, filosofia. Il docente diventa facilitatore di un dialogo tra scuola e ricerca
Conclusione: la scienza che lascia il segno
La scienza, quando parla in prima persona, non semplifica ma coinvolge. L’incontro con il ricercatore AIRC in classe è un atto educativo che lascia tracce nel lungo periodo. Gli studenti non ricevono solo informazioni, ma vivono un’esperienza diretta. E questo è forse il modo più potente per educare: far vivere la scienza, non solo studiarla.
