Un grande della psicologia, Albert Bandura, ha elaborato e studiato il concetto di autoefficacia. Con questo termine si riferisce ai pensieri delle persone sulle proprie capacità: Bandura è fortemente convinto che la percezione di efficacia che i diversi individui hanno rispetto alle proprie capacità sia strettamente collegata ai loro pensieri, alle loro emozioni, alla loro motivazione e al loro comportamento. Chi si percepisce efficace affronta i compiti difficili con la consapevolezza di poterli completare con successo e non come qualcosa che preferirebbe evitare; quindi è più portato a perseverare anche di fronte a degli ostacoli. Ma come si può aiutare uno studente a costruirsi una percezione positiva di autoefficacia?
Sostenere la percezione di autoefficacia
Per suscitare la fiducia in sé in un bambino innanzitutto è importante aiutarlo a sperimentare il successo soprattutto nelle prime fasi dell’apprendimento, momento in cui i pensieri su di sé sono in fase di costruzione. I successi però non devono essere troppo facili da ottenere, ma devono richiedere una dose di impegno: ogni bimbo dovrebbe avere la possibilità di affrontare e superare delle barriere, in modo che possa capire che il risultato si ottiene solo grazie a un impegno continuo. Essere consapevole di avere ciò che serve per raggiungere dei traguardi lo aiuterà in futuro a perseverare nelle difficoltà e ad affrontare gli ostacoli che si presenteranno.
Io consiglio quindi che quando si imposta un’attività didattica o un compito si propongano ai bambini delle sfide che loro riescano a gestire e in cui possano avere - in quel momento - buoni risultati, anziché metterli di fronte a obiettivi troppo grandi per loro. Inoltre raccomando di puntare l’accento sul loro miglioramento rispetto al livello di partenza individuale anziché cercare di farli emergere rispetto agli altri.
Un altro modo vincente per permettere lo sviluppo di un senso di autoefficacia positivo è dare la possibilità di osservare dei modelli simili ottenere dei risultati dopo essersi impegnati; naturalmente i modelli osservati dovrebbero essere realmente paragonabili al livello del bambino, altrimenti la loro influenza sarà molto limitata.
Anche l’incoraggiamento ha un ruolo potente nel favorire la sensazione di potercela fare. È davvero importante verbalizzare di fronte ai nostri figli e ai nostri studenti che siamo convinti che possano riuscire: in questo modo faranno propria l’idea di avere ciò che occorre per raggiungere gli obiettivi che si sono prefissati e si sforzeranno per raggiungerli. Io lo dico spesso: un incoraggiamento muove più di cento rimproveri.
Infine c’è la questione della resistenza: quando i ragazzi stanno fronteggiando delle sfide, è probabile che si sentano sotto pressione e appaiano stressati, come accade a tutti noi. A volte i segnali di tensione e di reazione allo stress vengono subito interpretati come segni di vulnerabilità e di debolezza: in realtà non è così, si tratta semplicemente delle risposte che il nostro corpo fornisce quando si attiva per affrontare al meglio una sfida.
Che cosa possiamo fare per aiutare i ragazzi a tollerare lo stress legato all’impegno scolastico? Stimoliamoli, ad esempio, sin da piccoli a conoscere bene il proprio corpo e le proprie reazioni, così da interpretare i segnali che manda loro, in modo che sappiano regolare da soli il livello di carico che sono in grado di gestire.
Questo testo è tratto dal libro "Cinque lezioni leggere sull’emozione di apprendere" di Daniela Lucangeli.