Diventare psicoterapeuta è una scelta che trasforma non solo la carriera, ma anche la persona. Dopo anni di studio universitario e abilitazione alla professione di psicologo, arriva il momento di decidere: intraprendere un percorso di specializzazione in psicoterapia, sì o no?
Se ti stai ponendo questa domanda, sei nel posto giusto. In questo articolo troverai una guida chiara, semplice e completa per orientarti tra le tante possibilità formative.
Perché diventare psicoterapeuta?
La psicoterapia è molto più di una competenza aggiuntiva: è un modo di essere professionisti e persone. Ma non è un passo obbligato per ogni psicologo. Esistono molti altri percorsi di perfezionamento professionale con sbocchi lavorativi gratificanti, prestigiosi e preziosi perla collettività: dalla psicologia giuridica a quella aziendale, dalla ricerca all’insegnamento.
Scegliere la psicoterapia significa mettersi in gioco su un piano profondo, affrontare il dolore e il disagio delle persone, ma anche accettare un viaggio dentro sé stessi. È una scelta che richiede motivazione, passione e una forte spinta etica.
Un impegno su tre livelli: economico, temporale ed emotivo
Entrare in una scuola di specializzazione comporta un investimento importante:
- Economico: per ciascun anno di corso è prevista una retta annuale il cui prezzo può variare in base all’istituto (in media siamo tra i 2.500 e i 3.500 euro all’anno) e in alcuni casi non comprende ulteriori spese legate alla formazione come, ad esempio, la partecipazione a convegni o workshop. Inoltre, chi ha il desiderio di lavorare come libero professionista, dovrebbe preventivare i costi legati all’apertura di un proprio studio dove cominciare ad accogliere i primi pazienti.
- Temporale: il corso di specializzazione ha una durata almeno quadriennale, un periodo non indifferente durante il quale l’aspirante psicoterapeuta deve riuscire a conciliare molte attività; tra queste: la partecipazione alla formazione teorica e pratica, la frequentazione del tirocinio, lo studio individuale e la preparazione agli esami. Tutto ciò va “incastrato” con eventuali altre attività, ad esempio di tipo lavorativo, che però non dovrebbero impegnare in maniera predominante.
- Emotivo: diventare psicoterapeuta porta a entrare in contatto con la propria e altrui sofferenza, a conoscere meglio sé stessi, le proprie ferite e i propri limiti. Mette di fronte a dinamiche relazionali complesse che possono destabilizzare emotivamente. È un percorso che richiede alla persona di mettersi in discussione, cambiare e crescere professionalmente e soprattutto umanamente. Naturalmente tutto ciò, e l’impegno richiesto dalle attività formative (e altri impegni professionali e non), può comportare un carico emotivo che è giusto preventivare.
Tre passaggi per fare una scelta consapevole
Nel libro I fondamentali per scegliere la scuola di psicoterapia viene proposta una strategia in tre passi, semplice ma efficace:
- Conosci te stesso - Quali sono le tue inclinazioni, i tuoi valori, il tuo modo di relazionarti agli altri? Lavorare su di te non è solo una preparazione: è parte integrante della professione.
- Conosci gli approcci - Dalla psicoterapia cognitivo-comportamentale alla psicoanalisi, dalla sistemica all’umanistica: ogni scuola ha una cornice teorica, tecniche e modalità relazionali proprie. Scegliere l’indirizzo giusto significa trovare quello che “risuona” con te.
- Conosci le scuole - Non tutte le scuole sono uguali: valuta corpo docente, presenza sul territorio, serietà nell’organizzazione, possibilità di tirocinio, qualità delle supervisioni. Chiedi, informati, confrontati con ex allievi.
Cosa rende una scuola “giusta”?
Una buona scuola deve:
- offrire una formazione solida, con equilibrio tra teoria e pratica;
- avere un corpo docente competente e accessibile;
- prevedere supervisioni strutturate e non improvvisate;
- chiarire in modo trasparente costi, regole, diritti e doveri (il famoso "contratto formativo").
Inoltre è importante che il modello formativo sia centrato sulla persona e promuova competenze trasversali, etiche e relazionali, comuni a ogni terapeuta, a prescindere dall’approccio scelto.
Orientamento agli approcci: quale sentire “tuo”?
Non esiste un approccio migliore in assoluto. Ogni modello ha una sua validità e un suo modo di leggere la realtà:
- Psicoanalitico/psicodinamico: indaga l’inconscio, le dinamiche profonde, le relazioni primarie.
- Cognitivo-comportamentale: è centrato su pensieri, emozioni, comportamenti e tecniche evidence-based.
- Sistemico-relazionale: guarda all’individuo nei suoi sistemi (famiglia, lavoro, contesto sociale).
- Umanistico-esperienziale/Gestalt: valorizza la consapevolezza, l’esperienza diretta, la crescita personale.
- Costruttivista: esplora come la realtà viene costruita soggettivamente, nella relazione con l’altro.
Scegli quello che ti rispecchia di più, ma resta aperto: molte scuole sono oggi integrative, senza essere sincretiche.
Domande utili per fare chiarezza
- Che tipo di terapeuta sogno di diventare?
- In quali contesti mi vedo a lavorare: pubblico, privato, studio autonomo, equipe multidisciplinare?
- Quanto sono disposto a investire, in termini di tempo, soldi, energie?
- Cosa mi fa più paura di questo percorso?
- Che tipo di relazione voglio instaurare con i miei pazienti?
Conclusioni: il primo passo è decidere di decidere
Scegliere una scuola di psicoterapia non è un salto nel vuoto, ma una decisione consapevole che può cambiare la vita professionale. Informarti, riflettere, confrontarti sono passaggi fondamentali.
E ricorda: non c’è un unico momento “giusto” per cominciare, ma c’è un momento in cui senti che è il tuo.
Se quel momento è ora, la lettura di I fondamentali per scegliere la scuola di psicoterapia può essere una bussola concreta. È pensato proprio per chi, come te, è in cerca di una strada chiara, motivata e personale.