Diventare uno psicoterapeuta: sì, no, forse?

Quali sono i vantaggi di scegliere una specializzazione in psicoterapia e quali invece i dubbi e le paure che possono accompagnare la scelta di intraprendere questo percorso?

Diventare uno psicoterapeuta: sì, no, forse?

Uno psicologo abilitato all’esercizio della professione ha diverse possibili strade per perfezionare la propria formazione, senza necessariamente intraprendere un percorso di specializzazione in psicoterapia.
Pensiamo ad esempio all’ambito giuridico, aziendale, della ricerca o dell’insegnamento per i quali si offrono ai laureati in psicologia percorsi di perfezionamento professionale con sbocchi lavorativi gratificanti, prestigiosi e preziosi perla collettività.

Diventare psicoterapeuta è una scelta che incide profondamente sulla propria vita professionale e personale. È una scelta che porta a fare delle riflessioni importanti, a confrontarsi con se stessi, con le proprie difficoltà e limiti, con desideri e obiettivi.

Il trattamento del disagio mentale attraverso la psicoterapia può essere praticato solo da professionisti abilitati, per due motivi:

  1. una questione meramente legale in base alla quale ad oggi, secondo la normativa italiana, l’attività di psicoterapia – quindi l’attività clinica rivolta a persone che soffrono di una conclamata psicopatologia – è riservata allo psicoterapeuta, professionista che ha seguito un percorso di formazione quadriennale riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione;

  2. in mancanza di una formazione specialistica si rischia, con le migliori intenzioni, di non incidere significativamente sulla sofferenza delle persone che si vorrebbero curare, ma soprattutto, cosa più grave, si rischia, nella miglior buona fede di peggiorare le cose.

Frequentare una scuola di psicoterapia permette quindi di incrementare il bagaglio degli strumenti concreti per aiutare l’altro e di sviluppare maggiore consapevolezza rispetto al proprio modo di essere e di funzionare. Così è possibile aiutare veramente gli altri oltre la solidarietà, il senso di empatia e la capacità di ascolto, che da soli possono essere una motivazione, ma vanno supportati da conoscenze e abilità che si acquisiscono durante la formazione psicoterapeutica.

Le paure che accompagnano la scelta di iscriversi alla scuola di psicoterapia sono principalmente di tre tipi:

  1. Economico. Per ciascun anno di corso è prevista una retta annuale il cui prezzo può variare in base all’istituto (in media siamo tra i 2.500 e i 3.500 euro all’anno) e in alcuni casi non comprende ulteriori spese legate alla formazione come, ad esempio, la partecipazione a convegni o workshop. Inoltre, chi ha il desiderio di lavorare come libero professionista, dovrebbe preventivare i costi legati all’apertura di un proprio studio dove cominciare ad accogliere i primi pazienti.

  2. Temporale. Il corso di specializzazione ha una durata almeno quadriennale, un periodo non indifferente durante il quale l’aspirante psicoterapeuta deve riuscire a conciliare molte attività; tra queste: la partecipazione alla formazione teorica e pratica, la frequentazione del tirocinio, lo studio individuale e la preparazione agli esami. Tutto ciò va “incastrato” con eventuali altre attività, ad esempio di tipo lavorativo, che però non dovrebbero impegnare in maniera predominante.

  3. Emotivo. Diventare psicoterapeuta porta a entrare in contatto con la propria e altrui sofferenza, a conoscere meglio sé stessi, le proprie ferite e i propri limiti. Mette di fronte a dinamiche relazionali complesse che possono destabilizzare emotivamente. È un percorso che richiede alla persona di mettersi in discussione, cambiare e crescere professionalmente e soprattutto umanamente. Naturalmente tutto ciò, e l’impegno richiesto dalle attività formative (e altri impegni professionali e non), può comportare un carico emotivo che è giusto preventivare.

Non è necessario spaventarsi di fronte alle possibili difficoltà, ma è sicuramente importante essere a conoscenza e valutare tutti gli aspetti per prendere una decisione in piena consapevolezza.

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