Dalle piazze alle comunità partecipanti

di Marco Montoli, Isidora Bigazzi

Dalle piazze alle comunità partecipanti

Il Progetto di Comunità del Centro Storico di Genova, oggi realtà consolidata da oltre tre anni, affonda le proprie radici in una sperimentazione iniziata tredici anni fa con il progetto Giardini Luzzati – Spazio Comune. Questi, pur essendo stati riqualificati negli anni Novanta e affidati in gestione a realtà legate alle forze dell’ordine, restavano un luogo marginale, percepito come non-luogo, segnato dal degrado e dalla microcriminalità, nonostante la loro collocazione nel cuore del centro storico.

Fu l’allora che l'associazione Il Cesto, insieme ad artisti e operatori culturali, iniziò ad immaginare una gestione nuova: trasformare quella piazza in uno spazio vivo, aperto, capace di integrare cultura, socialità e servizi. Così nacque un’esperienza di innovazione sociale, dove un bar, un campo da calcetto e un grande spazio aperto divennero strumenti per produrre aggregazione, scambio culturale e inclusione. Col tempo, i Giardini Luzzati si sono affermati come cuore pulsante della vita culturale e sociale del Centro Storico, riconosciuti come un luogo di riferimento per l’intera città.

La forza di questa esperienza non è stata solo nella riqualificazione fisica dello spazio, ma nel suo ruolo come luogo di aggregazione sociale, dell’intercultura e dell’accoglienza, dove il sociale si è fatto motore della comunità. Bambini, giovani, anziani, famiglie, cittadini e visitatori hanno trovato nei Luzzati un punto di incontro, anche in contesti delicati come la movida o le tensioni sociali. Un luogo trasversale, capace di accogliere diversità culturali e sociali, tanto che ha sempre ospitato eventi legati al Pride cittadino, diventando simbolo di apertura e diritti.

Non sono mancate, però, letture contrapposte: per alcuni, i Luzzati erano percepiti quasi come un “centro sociale occupato”; per altri, ridotti a semplice bar con piazza. Invece, il progetto si è sempre basato su un modello originale: una piazza pubblica assegnata a una cooperativa sociale, dove l’attività commerciale del bar fungeva da leva di autofinanziamento per sostenere cultura, eventi e servizi sociali.

La gestione ha dovuto affrontare anche ostilità politiche. Otto anni fa, con l’amministrazione Bucci, i Giardini Luzzati furono etichettati come centro sociale, e vi furono tentativi di sottrarne la gestione. Una vasta mobilitazione popolare reagì: oltre 18.000 firme sostennero la permanenza del progetto, dimostrando il forte radicamento dei Luzzati nel tessuto cittadino e la capacità di generare benessere e sicurezza non solo percepita, ma reale, anche in un periodo in cui la nuova amministrazione virava verso politiche più orientate al controllo e alla sicurezza.

Parallelamente, la città di Genova affrontava una trasformazione radicale, segnata dal crollo del Ponte Morandi nel 2018 e dalla sua rapida ricostruzione. In questo clima di ridefinizione urbana, il Sindaco Bucci lanciò il Piano Caruggi, ambizioso programma di riqualificazione del Centro Storico. L’obiettivo era mettere a sistema interventi edilizi, commerciali e urbanistici, per restituire dignità e vivibilità ai vicoli. Tuttavia, pur nella sua vastità, il Piano Caruggi ha mostrato limiti significativi: mancava una visione complessiva del ruolo che il Centro Storico dovesse giocare nell’identità e nella vita della città, finendo spesso per frammentare gli interventi in iniziative edilizie e commerciali senza una cornice sociale condivisa.

Fu proprio a partire dall’esperienza maturata ai Giardini Luzzati e dal patrimonio di competenze delle realtà del Terzo Settore – cooperative sociali, associazioni culturali, enti impegnati nel sociale, artisti, operatori educativi – che prese forma il Progetto di Comunità del Centro Storico. Prima 45, poi 90 enti si unirono per proporre un modello di rigenerazione urbana che avesse come centro non solo la pietra e l’architettura, ma le persone, la storia e la comunità. Consapevoli che i processi di rigenerazione nei centri storici, specie delle grandi città, comportano rischi come gentrificazione, turistificazione e marginalizzazione delle fasce più fragili, il Progetto di Comunità ha puntato su una strategia di rigenerazione inclusiva.

Un aspetto innovativo è stata la scelta di ripartire dalle identità storiche del centro, recuperando la suddivisione nei tre antichi sestieri (Molo, Prè, Maddalena) e avviando un intenso lavoro di ascolto della popolazione, animazione culturale e valorizzazione dello spazio pubblico. Il dialogo fra Comune e Terzo Settore ha portato alla progettazione di una vera e propria infrastruttura sociale: la creazione di 30 presidi di comunità, gli hub, ciascuno con una vocazione specifica. Alcuni hub sono spazi polifunzionali aperti tutto il giorno, altri sono gallerie d’arte, negozi gestiti da donne o attività ibride che coniugano commercio e accoglienza.

Questa rete di presidi rappresenta lo scheletro su cui costruire reti di relazioni tra abitanti, operatori sociali, commercianti e realtà culturali, contrastando l’isolamento sociale e la frammentazione urbana. L’intento è duplice: garantire spazi di prossimità dove la comunità possa esprimersi e crescere, e creare un presidio attivo e costante sul territorio, in grado di dialogare con le trasformazioni urbane in corso, orientandole verso una città inclusiva.

Oggi, con la nuova amministrazione comunale, il tema dell’infrastruttura sociale è riconosciuto come prioritario, e il Progetto di Comunità del Centro Storico è chiamato a consolidare questo modello. Restano sfide cruciali, in primis definire che ruolo debba avere il Centro Storico all’interno della città: territorio vissuto e abitato o solo vetrina turistica? Spazio di memoria storica o laboratorio sociale contemporaneo?

La risposta sta proprio nella sperimentazione in corso: far sì che il Centro Storico diventi un luogo dove la qualità della vita degli abitanti si intrecci alla vocazione culturale e turistica, mantenendo viva la dimensione comunitaria.

Marco Montoli

Spazio Comune, Arcipelago Il Ce.Sto
segreteria@centrostoricogenova.it

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