Come progettare la didattica della filosofia in ottica inclusiva

Alcuni suggerimenti per i docenti per agevolare l’apprendimento dei contenuti filosofici da parte degli studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento

Come progettare la didattica della filosofia in ottica inclusiva

La filosofia è una disciplina senz’altro affascinante per gli studenti soprattutto per la possibilità che offre di ragionare insieme agli altri, di esprimere i propri pensieri, di usare il dialogo educativo come strategia didattica euristica; tuttavia essi hanno bisogno di punti di riferimento certi per non «perdersi» e per poter sistematizzare le proprie conoscenze.
La lezione, sicuramente, è il momento in cui si avvia il lavoro in classe e prelude allo studio a casa da parte dello studente sul manuale o sugli altri materiali forniti dal docente. È in questa fase che lo studente mette in atto strategie e metodi personali. Alcuni semplici accorgimenti da parte del docente possono agevolare notevolmente il processo di apprendimento dei contenuti filosofici di uno studente con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), i quali possono avere difficoltà nella capacità di ascolto, di memorizzazione, di espressione verbale efficace e di organizzazione. Uno studente con DSA, infatti, può avere bisogno di tempo maggiore per organizzare lo studio, prendere appunti, leggere o produrre un testo.

In particolare risulta chiaramente poco efficace una lezione in cui non si dia rilevanza e attenzione agli aspetti comunicativi, cognitivi e strategici, gestionali, interattivi e partecipativi. Una strategia di insegnamento efficace, che consenta anche agli studenti con DSA di avere un migliore accesso ai contenuti filosofici deve essere realizzata prevedendo l’uso di forme di comunicazione e rappresentazione diverse nella proposta di contenuti e conoscenze.
Il superamento delle loro difficoltà deve avvenire attraverso il potenziamento di altre forme di acquisizione delle conoscenze e l’offerta di molteplici possibilità di espressione, secondo il Principio II dell’Universal Design for Learning (UDL). Uno studente con difficoltà di lettura cerca di trarre la maggior parte delle informazioni direttamente dalle spiegazioni dei docenti, utilizza strumenti compensativi quali programmi di sintesi vocale per trasformare in audio il testo scritto. Nelle Linee guida sull’UDL, nella parte dedicata alla Scuola secondaria di primo e secondo grado, si legge: «Per lo studente dislessico è inoltre più appropriata la proposta di nuovi contenuti attraverso il canale orale piuttosto che attraverso lo scritto, consentendo anche la registrazione delle lezioni» (MIUR, 2011, p. 18). Lo studente in tal modo può sfruttare al meglio le proprie abilità per acquisire le informazioni tramite il processo a lui più congeniale e compensare le proprie difficoltà.

Il docente, curando l’aspetto comunicativo, potrebbe presentare la lezione avvalendosi anche di altri codici e canali, cioè affiancare la dimensione espositiva e narrativa anche con codici visivi (documentari, video, animazioni in flash, infografiche animate, slide, immagini…) che hanno una funzione facilitatrice, facendo attenzione ad evitare il sovraccarico cognitivo. Per gli studenti con DSA, le Linee guida sottolineano l’esigenza di usare strumenti che ne favoriscano il coinvolgimento e la motivazione, ma che allo stesso tempo si rivelino utili anche per tutti gli altri studenti. Nel Principio I dell’UDL («fornire molteplici mezzi di coinvolgimento») si sottolinea proprio come l’affettività e l’emotività rappresentano elementi cruciali dell’apprendimento e gli studenti si differenziano notevolmente nel modo in cui sono coinvolti e motivati.
Un principio fondamentale di una didattica di tipo inclusivo è il rispetto dei diversi tempi di apprendimento degli studenti. I processi di apprendimento e di sistematizzazione delle conoscenze di uno studente con DSA, infatti, possono essere più lunghi e faticosi rispetto a quelli degli altri studenti. Ciò comporta anche l’opportunità di non eccedere nella durata o nella quantità di contenuti da trasmettere durante la lezione, e l’importanza di fornire per tempo e in forma chiara materiali didattici.

Va curato, quindi, l’aspetto partecipativo, gestionale e interattivo della lezione: l’insegnante può usare pause per introdurre i ragazzi a riflessioni e stimoli di gruppo. Ciò anche al fine di gestire il feedback orientativo (valutazione formativa), l’attenzione e la motivazione. Dovrebbe inoltre essere sempre previsto del tempo per il chiarimento e la sistematizzazione di quanto esposto, prevedendo a conclusione di ogni lezione un riepilogo (anche sotto forma di sintesi registrata o scritta) di quanto trattato e del tempo per eventuali domande per verificare la comprensione dell’argomento.