Il proverbio «la storia è scritta dai vincitori» ci ricorda che le narrazioni storiche non sono neutrali e oggettive, ma soggette a pregiudizi e soggettività. Chi decide quale storia è importante? Quali prospettive vengono ascoltate e quali mancano?
La Gran Bretagna, come molti altri Stati nazionali, dà una visione della storia nazionale eroica e progressista. Si pone l'accento sui leader reali, politici, militari e industriali, sugli eventi che mitizzano il carattere britannico e si minimizzano le brutalità e le ingiustizie britanniche in patria e nel mondo. La rappresentazione nazionale dell'Impero britannico illustra queste tendenze, con i poteri politici che plasmano la narrazione attraverso l'iconografia pubblica e gli eventi, il discorso politico e i programmi scolastici.
La colonizzazione europea iniziò nel XV secolo con la creazione di colonie in Asia, Africa e America da parte di Spagna e Portogallo. Altri Paesi europei si unirono a queste pratiche lucrative, tra cui olandesi, francesi, britannici, belgi, tedeschi, svedesi e italiani. Sebbene l'Europa rappresentasse solo l'8% circa della superficie del pianeta, nel 1914 gli europei avevano conquistato o colonizzato più dell'80% del mondo. La colonizzazione europea e la tratta degli schiavi erano giustificate da idee di gerarchia e superiorità razziale.
Al suo apice, nel XIX e XX secolo, la Gran Bretagna ha gestito il più grande impero della storia, con un potere su un quarto della popolazione mondiale. Durante la prima e la Seconda guerra mondiale, gli Stati europei hanno attinto ai loro territori e soggetti coloniali per i loro sforzi bellici. Tra questi, le truppe coloniali tedesche dell'Africa orientale, l'"Armata d'Africa" francese che comprendeva truppe algerine, libanesi, senegalesi, marocchine e tunisine e il Regio Esercito italiano che comprendeva truppe coloniali provenienti da Eritrea, Somalia e Libia. La Gran Bretagna richiamò diversi milioni di truppe da tutto il suo vasto impero, tra cui Giamaica, India, Birmania, Nigeria, Ghana e Uganda.
Dopo la Seconda guerra mondiale, quando gli ex territori coloniali iniziarono a ottenere l'indipendenza dai loro colonizzatori europei, la Gran Bretagna si impegnò attivamente per cancellare le prove incriminanti delle sue pratiche coloniali. Tra gli anni Cinquanta e Settanta gli ufficiali coloniali britannici furono incaricati di distruggere o nascondere i documenti che potevano incriminare la Gran Bretagna. Nel 2011, a seguito di una causa presso l'Alta Corte, intentata da quattro kenioti torturati sotto il dominio britannico, il governo è stato costretto ad ammettere che migliaia di documenti erano stati nascosti o distrutti. I documenti scoperti hanno messo in discussione i miti fondamentali sul colonialismo britannico come istituzione benevola che ha portato progresso ai suoi sudditi.
Nonostante l'evidenza storica, molti politici britannici continuano a declamare una versione della storia coloniale che suggerisce che la Gran Bretagna si è arricchita grazie a un'innata capacità di sviluppo e progresso. Secondo questa visione della storia, i miliardi di persone di colore in Asia, Africa e Sud America sono poveri a causa di una sfortuna o di un difetto intrinseco, piuttosto che a causa dello sfruttamento, dell'estrazione delle risorse e delle gerarchie razziali che sono il retaggio del colonialismo.