Che cos’è il bullismo omofobico?

Che cos’è il bullismo omofobico?

Secondo Dan Olweus, padre degli studi sul tema, si ha bullismo quando uno studente è prevaricato o vittimizzato, ripetutamente nel corso del tempo, da parte di uno o più compagni. Sebbene venga studiato come un fenomeno unico, in realtà esso è articolato al suo interno e il bullismo può quindi essere maschile, femminile, diretto, indiretto, cyber, ecc.

È detto omofobico quello che prende di mira studenti che sono o vengono ritenuti omosessuali o bisessuali, e la sua principale forma d’espressione è appunto l’omofobia. Nonostante il suo nome, l’omofobia non costituisce affatto una fobia, piuttosto una forma di odio — socialmente strutturato — verso l’affettività, le persone, i gruppi non eterosessuali. Questo bullismo — come d’altronde l’omofobia nella nostra società — appare agito da maschi più che da femmine. Tuttavia, anche nella meno visibile e apparentemente meno diffusa forma di bullismo femminile, l’omofobia è uno degli assi principali di discriminazione. Il bullismo omofobico, inoltre, appare fondamentalmente intra-genere: i ragazzi attaccano prevalentemente altri ragazzi, così come le ragazze vittimizzano altre ragazze. Le persone che non sono ritenute adeguate al loro genere (ragazzi «effeminati» o ragazze «mascoline») sono maggiormente a rischio di vittimizzazione. Sembra infatti che l’orientamento sessuale sia considerato come collegato all’appartenenza di genere, e che un comportamento omosessuale venga visto come «tradimento» del proprio genere. Complementare all’omo/bifobia è quindi il genderismo, forma di discriminazione che colpisce anche le persone transgender e quelle non binarie (che non si riconoscono all’interno della dicotomia maschile/femminile).

Come altre forme di bullismo, anche la vittimizzazione omo/bi/transfobica a scuola non avviene in luoghi appartati e poco visibili, ma davanti a un pubblico di coetanei, nonostante il rischio di subire eventuali sanzioni disciplinari. Sebbene poi i bambini imparino insulti omofobici già dalla scuola primaria, l’età dove maggiormente si dispiega questo bullismo è l’adolescenza, fase della vita caratterizzata dalla strutturazione adulta della propria identità di genere (e del modo in cui la si esprime) e del proprio orientamento sessuale.
Questa forma di bullismo comporta un rischio notevole per persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender, che possono già subire una forma continua di stress a bassa intensità a causa della loro identità e che, a seguito della vittimizzazione, possono conoscere il drop out scolastico, l’insuccesso formativo, forme di isolamento sociale, disturbi alimentari, sofferenza psichica, pensieri suicidari.

Esistono in realtà rischi anche per i perpetratori, a causa della loro adesione a una forma rigida, fobica ed eteronormativa di maschilità, che li può predisporre a futuri atteggiamenti antisociali.
Quello omo/bi/transfobico, come le altre forme di bullismo, costituisce anche un ambito educativo informale nel quale alcuni studenti apprendono a prevaricare, altri conoscono la vittimizzazione, in un dispositivo che rafforza quella gerarchia tra soggettività eterosessuali e cisgender (non trans) da una parte e soggettività LGBT+ dall’altra, gerarchia che appare sostenuta e naturalizzata nelle nostre società eterosessiste. Tale bullismo costituisce infatti il precipitato nel contesto scolastico di forme di discriminazione sociale, ma — al contempo — è un dispositivo che afferma e sostiene tali forme discriminatorie, «educando» in tal senso l’intero gruppo dei pari, compresi quelli che non ricoprono né il ruolo di bullo né quello di vittima.

Consigli di lettura

Batini F. e Scierri I.D.M. (a cura di) (2021), In/sicurezza fra i banchi. Bullismo, omofobia e discriminazioni a scuola, Milano, FrancoAngeli.
Burgio G. (2012), Adolescenza e violenza. Il bullismo omofobico come formazione alla maschilità, Milano-Udine, Mimesis.
Rivers I. (2015), Bullismo omofobico. Conoscerlo per combatterlo, Milano, il Saggiatore.