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Che cos’è la dislessia?
La dislessia, il più noto tra i Disturbi Specifici dell’Apprendimento e conosciuta anche come Disturbo Specifico della Lettura, è un disturbo neurobiologico che influisce sull’acquisizione e l’automatizzazione funzionale dell’abilità di lettura decifrativa (lettura di testi o parole ad alta voce). Tale mancata automatizzazione si può osservare sia in una eccessiva lentezza nella lettura che in un abbondante numero di errori di lettura, in quanto ciò che si manifesta principalmente è una difficoltà nel decodificare correttamente le parole, e di conseguenza nel leggere in modo fluido e preciso.
Possiamo dire semplificando che la dislessia è una difficoltà di lettura che si manifesta con problemi:
- nella decodifica delle parole;
- nella fluidità della lettura;
- nella comprensione del testo.
La dislessia non è una malattia, non ci si ammala di dislessia. Non è legata a carenze educative o problemi intellettivi, ma è una difficoltà.
Quante sono le persone con DSA in Italia
La fonte ufficiale che ci fornisce dati esaustivi sulla presenza di DSA in Italia non è una banca dati nazionale per i disturbi neuropsichiatrici, ma il MIUR, che si rifà alle certificazioni scolastiche redatte ai sensi della Legge 170/2010.
Negli anni 2008-2013 è stata condotta una ricerca epidemiologica nazionale che ha evidenziato una prevalenza di disturbi specifici di lettura del 3,5% nella fascia d’età 8-10 anni, sostanzialmente omogenea nelle diverse macro aree regionali considerate. Lo studio ha anche rilevato che solo l’1,3% della popolazione esaminata aveva già ricevuto una diagnosi di dislessia e il 2,8% una diagnosi di DSA. Negli ultimi anni, però, le diagnosi e le certificazioni sono aumentate. La percentuale media degli alunni con DSA è passata in pochi anni dallo 0,7% nell’a.s. 2010/2011 al 3,2% nell’a.s. 2016/2017.
Come riconoscere la dislessia: i segnali
La dislessia ha una base neurobiologica ed è spesso ereditaria. Studi scientifici hanno dimostrato che bambini e bambine che vivono in famiglie dove già esistono casi di dislessia, hanno una maggiore probabilità di sviluppare il disturbo. La genetica però non è l’unico fattore determinante, anche fattori ambientali e cognitivi possono giocare un ruolo nello sviluppo della dislessia.
Per ricevere la diagnosi di disturbo della lettura bisogna eseguire una valutazione dettagliata, la quale attesta che le componenti di decodifica o di comprensione del testo, come indicato dai documenti internazionali (DSM-5 e ICD-10), siano deficitarie. Per valutare l’abilità di lettura devono essere usate più fonti d’informazione, una delle quali prevede la somministrazione individuale da parte del clinico di riferimento di test come prove di lettura, «culturalmente» appropriate e psicometricamente solide. Le indicazioni della Consensus Conference prevedono:
- indagine strumentale delle funzioni deficitarie;
- indagine strumentale delle funzioni integre;
- indagine relativa ai fattori ambientali e alle condizioni emotive e relazionali;
- esame della comorbilità, intesa sia come co-occorrenza di altri disturbi specifici dell’apprendimento, sia come compresenza di altri disturbi (ad esempio, di attenzione/iperattività, d’ansia, ecc.).
Bambini/e e ragazzi/e manifestano principalmente difficoltà nella percezione e nell’elaborazione fonologica, ovvero nel collegare i suoni del linguaggio inizialmente alle lettere e successivamente alle parole scritte. Ma quali sono i segnali più comuni che possono far suonare un campanello d’allarme? Alcuni segnali:
- Lentezza nella lettura;
- Errori di lettura, come ad esempio saltare parole, righe o confondere lettere simili come “b” e “d”;
- Difficoltà nella comprensione, che può verificarsi anche durante una lettura corretta del testo;
- Affaticamento durante la lettura, che causa spesso frustrazione o stanchezza.
Altri disturbi che possono avere correlazione con la dislessia sono disprassia e disfasia.
La disprassia è caratterizzata dall'incapacità di automatizzare gesti, con un deficit persistente che può manifestarsi in diverse forme, tra cui la disprassia visuo-spaziale che influisce negativamente su abilità come lettura e scrittura.
La disfasia è un disturbo del linguaggio che si presenta in diverse forme, tra cui disfasia recettiva, espressiva, mista, semantica e pragmatica.
Qual è l'ètà minima per la diagnosi e quale può essere un trattamento
L’età minima in cui è possibile porre diagnosi della dislessia coincide con il completamento della seconda classe della scuola primaria. Nel caso di bambini e bambine che mostrano dei profili di funzionamento molto compromessi e in presenza di una condizione di rischio, come ad esempio un pregresso disturbo del linguaggio o familiarità con il disturbo è possibile formulare un’ipotesi diagnostica già dalla fine del primo anno d’istruzione primaria (AID, 2009).
Dal punto di vista del trattamento, efficace può essere il trattamento logopedico. Il trattamento logopedico per la dislessia potenzia l’efficienza nelle abilità di lettura, di scrittura e calcolo. Ogni trattamento è personalizzato e impostato sulle specifiche difficoltà del bambino: ad esempio in caso di dislessia verranno aumentati i parametri di velocità e correttezza della lettura.
La sfida della scuola e degli insegnanti
La scuola e con essa gli insegnanti svolgono un ruolo cruciale nell’individuazione precoce della dislessia. Riuscire a individuare difficoltà in bambini/e e ragazzi/e è più semplice del previsto, il difficile arriva quando si prova a dare una risposta ai bisogni di alunni e alunne senza dimenticarsi del percorso di apprendimento, degli obiettivi didattici e dell’inclusività.
«La dislessia non è una porta murata, ma una porta chiusa a doppia mandata. Per aprirla bisogna trovare la chiave giusta.»
Filippo Barbera, Dislessia – Cosa fare (e non) – Erickson (2023)
L’insegnante, per favorire un migliore benessere dello studente o della studentessa dislessica, può mettere in atto alcune strategie didattiche che possono quindi favorire l’apprendimento:
- Individuare le richieste di alunni e alunne, adattando i compiti in base alle capacità di ciascuno di loro, evitando di “punire” con ulteriori compiti chi ha difficoltà a leggere;
- Utilizzare strumenti compensativi come sintesi vocali – che leggono il testo ad alta voce – o software per il controllo ortografico;
- Prediligere insegnamenti inclusivi come il Cooperative Learning che può aiutare la persona dislessica a integrarsi nel gruppo con minori difficoltà e senza frustrazione;
- Incentivare la motivazione e l’autonomia per evitare situazioni di umiliazione pubblica, incoraggiando uno studio personalizzato e volto a sviluppare l’autonomia della persona dislessica.
La campagna «Lo sai che…?»
In occasione della Settimana Nazionale della Dislessia (che l'anno scorso si è svolta dal 7 al 13 ottobre 2024) promossa dall’Associazione Italiana Dislessia, Erickson e AID hanno lanciato nel 2018 la campagna “Lo sai che…?” con l’obiettivo di sensibilizzare e approfondire la conoscenza sulla dislessia e sugli altri Disturbi Specifici dell’Apprendimento.
Tra le azioni promosse durante la campagna ha riscosso un grande successo – ed è sempre attuale – il decalogo “10 cose che una persona con DSA vorrebbe che tu sapessi” illustrato da Antongionata Ferrari: si tratta di dieci punti per sfatare luoghi comuni e pregiudizi, e valorizzare punti di forza e caratteristiche di tutte le persone con DSA.