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Lettori e scrittori non si nasce, ma si diventa con il Writing and Reading Workshop 1

Lettori e scrittori non si nasce, ma si diventa con il Writing and Reading Workshop

Jenny Poletti Riz, insegnante di lettere che ha introdotto il Writing and Reading Workshop (WRW) in Italia, ci racconta come funziona e quali risultati porta l’applicazione di questo metodo in classe

Un’aula di scuola secondaria di primo grado (ma potrebbe anche essere di scuola primaria o di scuola secondaria di secondo grado) che si trasforma in una bottega artigiana, con alunne e alunni impegnati ognuno a produrre qualcosa, individualmente, ma collaborando, confrontandosi e discutendo su difficoltà e risultati raggiunti, sotto la guida di un maestro esperto che insegna a utilizzare e scegliere gli attrezzi più adatti. Se avete immaginato una classe impegnata in lavori di falegnameria o carpenteria, ebbene, avete sbagliato, perché qui la bottega artigiana verte su qualcosa di completamente diverso. Quel qualcosa è la scrittura, un prodotto che richiede anch’esso un processo di lavorazione a più fasi e che necessita di riflessione e di pratica, tanta pratica.

Un’idea di scrittura di questo tipo, a carattere laboratoriale e immersivo, che si intreccia e dialoga con la pratica della lettura, è quella che appartiene alla metodologia del Writing and Reading Workshop (WRW).

Jenny Poletti Riz, insegnante di scuola secondaria di primo grado appassionata di lettura e di scrittura, è stata la prima a introdurla e sperimentarla anche in Italia, a partire dal 2008. L’abbiamo raggiunta telefonicamente per parlare con lei di questa metodologia.

Ci può spiegare cos’è la metodologia del Writing and Reading Workshop?

«Si tratta di una metodologia ideata negli anni Settanta dal Teachers College della Columbia University e che negli Stati Uniti è stata applicata nelle scuole di ogni grado, dalla scuola dell’infanzia al college. È un metodo laboratoriale che prevede che la classe si trasformi in una bottega artigiana dove si passa molto tempo immersi nella pratica della scrittura e della lettura. Si viene a creare un nuovo ambiente di apprendimento, in cui si incontra la letteratura e si pratica la scrittura per poi riflettere su di esse e condividere le proprie esperienze. Questa metodologia poggia su una vasta letteratura e su evidenze scientifiche corpose che ne sostengono l’efficacia».

Come cambia il lavoro in classe sulla scrittura con il WRW ?

«Cambia proprio il modo di vivere la scrittura, perché con il WRW la classe si trasforma in un laboratorio in cui si fa tanta pratica, con tempi distesi e regolari da dedicare alla scrittura e alla lettura, che sono due processi sempre intrecciati. Si scrive non per avere un voto, ma per esprimere se stessi, con l’accompagnamento del docente che insegna tecniche e strategie mirate, in una cornice ben delineata. Gli alunni sono liberi di scegliere l’argomento, all’interno di un genere letterario definito, e poi di portare avanti il lavoro in autonomia, confrontandosi con l’insegnante e con la classe o il piccolo gruppo sulle difficoltà via via incontrate e sui risultati raggiunti. Alla scrittura si affianca così anche la pratica metacognitiva che aiuta a riflettere su se stessi e a migliorare il proprio processo.

Il ruolo dell’insegnante cambia molto con questo metodo, perché da docente che assegna un argomento e interviene poi alla fine con la valutazione, qui c’è una forte pianificazione da parte sua a monte, per progettare tutte le unità di apprendimento e poi un lavoro continuo durante tutto il processo di scrittura.

Il docente stesso pratica la scrittura, si trasforma in insegnante-scrittore o insegnante-scrittrice, riflette costantemente sul proprio processo e poi condivide le proprie riflessioni, procedure e strategie autentiche, non derivate da libri di testo ma dall’osservazione di sé. Quindi all’interno della “bottega di scrittura”, l’insegnante non è più solo insegnante, ma diventa anche un consulente che dà supporto ai suoi studenti fornendo loro tecniche di scrittura e un ricercatore che sperimenta con la sua classe e valuta i risultati del lavoro».

Come si può utilizzare questo metodo nella pratica didattica?

«Chi segue il metodo WRW generalmente dedica quasi tutte le sue ore settimanali di italiano alla sua pratica, e questo diventa il suo modo di insegnare italiano. Di solito si fanno almeno tre sessioni alla settimana, con una parte di lezione e una parte di scrittura e lettura autonoma da parte dei ragazzi. Alla fine di ogni sessione, c’è il momento della condivisione. Le unità di apprendimento di solito vertono su un genere letterario (per esempio, autobiografia, fiction, poesia, recensione …) e durano un mese/un mese e mezzo».

Come viene accolto l’utilizzo di questo metodo in classe? Quali benefici comporta sull’apprendimento?

«Gli alunni accolgono questo approccio con entusiasmo perché avvertono il senso di quello che fanno. Non scrivono per il voto, ma per esprimere se stessi e condividere le loro storie, si esprimono con la loro vera voce. Quando i laboratori funzionano, c’è un’atmosfera vivace in classe, c’è molta motivazione, anche da parte degli alunni fragili: tutti partecipano alla comunità e si sentono coinvolti. anche perché ciascuno può seguire i propri tempi e utilizzare strumenti e tecniche adeguati al suo peculiare processo.
Personalmente vedo risultati molto positivi in termini di crescita delle competenze. Gli alunni maturano capacità di dialogo, di offrire interpretazioni articolate, di confrontarsi sui libri e sulla scrittura con grande consapevolezza. L’approccio alla letteratura cambia, gli studenti e le studentesse modificano il loro sguardo come lettori e lettrici. Si tratta naturalmente di risultati che non si vedono nell’immediato, ma che emergono col tempo».

Che tipo di accoglienza riceve questo metodo da parte delle/degli insegnanti?

«All’inizio i colleghi sono spesso spaventati perché insegnare con questo metodo è faticoso e complesso. Si fa tanta ricerca, si programma molto, ci si mette in gioco. Poi però, quando si inizia, diventa appassionante: si ritrova il contatto con la scrittura e la lettura e se ne riceve una forte spinta motivazionale. Quello che consiglio io agli insegnanti è di procurarsi dei buoni compagni di viaggio, perché questo fa la differenza».

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