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I mini gialli dei dettati 2
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Timore ossessivo di contaminazione e ansia di malattia durante e dopo il Coronavirus

La paura di contaminarsi o di essersi contaminato e aver contratto il virus in circolazione in questo momento è normale, utile e adattiva.

Il confine tra tutto ciò e la comparsa di alcuni disturbi psicologici quali il disturbo ossessivo-compulsivo e l’ipocondria (ansia di malattia) è sfumato. 

Quello che sta succedendo nel mondo obbliga tutti noi a prendere precauzioni igieniche estreme cui non eravamo abituati, per timore di contaminarsi e magari contaminare altre persone a noi care, soprattutto se anziane e a rischio. La preoccupazione per la nostra e altrui salute è inevitabilmente molto aumentata rispetto al solito, e sfido chiunque abbia starnutito o tossito in questi giorni a non aver pensato per un attimo di aver preso il Coronavirus, oppure sia passato troppo vicino a qualche estraneo a non essersi preoccupato che questi potesse essere infetto.

Tutto ciò – anche se ci fa vivere meno tranquilli - è normale, utile e funzionale, perché ci spinge ad attenerci a una serie di precauzioni che possono salvare vite umane e contenere l’epidemia. Si tratta di una di quelle tante situazioni in cui l’ansia è adattiva, ovvero utile alla sopravvivenza della specie.

Ansia sana e ansia patologica

Ma qual è il confine tra l’ansia “buona” e l’ansia patologica, di cui soffrono tutti coloro che hanno un cosiddetto disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) da contaminazione o un disturbo d’ansia di malattia (quella che un tempo di chiamava ipocondria)?

Le preoccupazioni ossessive di contaminazione tipiche del DOC si attivano al di là del ragionevole pericolo e soprattutto permangono nonostante le precauzioni prese, tormentando la persona con dubbi del tipo “E se…” pressoché infiniti, portandola di conseguenza a veri e propri estenuanti rituali di lavaggio e disinfezione di se stessi e degli oggetti che vanno oltre a qualsivoglia raccomandazione basata su fondamenti scientifici. 

L’uso di igienizzanti, saponi, alcol e quant’altro, nonché l’evitamento di tutto ciò che può essere potenzialmente contaminato diventano comportamenti portati all’estremo e che non trovano fine, rendendo la vita molto faticosa, poiché la certezza assoluta di non entrare in contatto con agenti patogeni non arriva mai e quel margine di incertezza, anche minimo, non è accettabile.

Allo stesso modo chi ha un disturbo d’ansia di malattia si preoccupa in modo eccessivo e irrazionale di non essere sano e, in questo caso specifico, di aver preso il Coronavirus. Così ogni minimo segnale corporeo, anche un mal di testa, diventa fonte di angosciosa preoccupazione, se non di una vera e propria convinzione di essere malati. Ciò porta a richieste di rassicurazione mediche e non solo, ma soprattutto a un’attenzione eccessiva a tutto ciò che accade nel corpo che amplifica la percezione che qualcosa non vada, alimentando l’ansia. Per non parlare delle ricerche compulsive su Internet riguardo ai sintomi più remoti e nascosti del Covid-19 come di qualunque altra malattia. Cercando bene bene, uno che abbiamo lo troveremo sicuramente!

Cosa sta accadendo a chi già soffriva di un disturbo ossessivo o ipocondriaco

Avendo l’onore di dirigere il Centro di Eccellenza per il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (CEDOC) di Firenze, ho un osservatorio che mi consente di monitorare cosa sta accadendo a molte decine di pazienti che abbiamo in carico e che soffrivano ben prima dell’avvento del Coronavirus dei disturbi sopra descritti.

La cosa apparentemente bizzarra è che coloro che soffrono di un DOC da contaminazione non solo non sono necessariamente peggiorati, ma alcuni stanno soggettivamente meglio, sia perché si sentono meno “strani” e meno malati (quindi meno oggetto di stigma e giudizio altrui) nel compiere tutti i rituali che il disturbo richiede loro, sia perché sono ufficialmente autorizzati dalla reclusione forzata ad evitare l’esposizione a ciò che solitamente più li spaventa (es., mezzi o bagni pubblici, ambienti con molte persone, ecc.). Ciò non toglie, ahimè, che questo interrompa il loro processo di guarigione che invece passa attraverso la graduale riduzione degli evitamenti e delle compulsioni, per cui più avanti dovranno fare i conti con un disturbo ancor più consolidato. Ci sono poi coloro che ne hanno sofferto in passato, riuscendo a superare il problema, e che magari in questa fase possono avere una riacutizzazione dei sintomi.

Se la passano un po’ peggio gli ipocondriaci, molti dei quali in questo periodo sono drasticamente peggiorati. Vivono tormentati dal dubbio di aver preso il virus e hanno aumentato così l’attenzione ai segnali di presunto malessere e l’utilizzo improprio degli strumenti volti a cercare informazioni e rassicurazioni riguardo ai propri sintomi percepiti.

In generale, lo stress cui tutti siamo sottoposti in questo periodo, per una serie di motivi che vanno dall’isolamento sociale, alle preoccupazioni economiche e lavorative, passando per la mancanza di attività piacevoli e molte altre deprivazioni, tende a far peggiorare qualunque tipo di psicopatologia (in particolar modo se di tipo depressivo), per cui può incidere negativamente anche sul DOC e l’ansia per le malattie.

Cosa potrebbe accadere in futuro a chi era a rischio

La comparsa improvvisa, dilagante e così minacciosa di un virus ha avuto indubbiamente un impatto traumatico sulla maggior parte delle persone che fino a “ieri” vivevano sufficientemente serene senza preoccuparsi oltremodo per le malattie o la contaminazione.

Questo impatto lascerà indubbiamente un segno, una memoria indelebile, con un aumento collettivo della percezione di vulnerabilità dell’essere umano. È quindi ragionevole aspettarsi che nel prossimo futuro, a emergenza reale finita e quando potenzialmente potremmo tornare ai livelli di guardia di prima, vedremo un aumento di persone che sviluppano timori ossessivi di contaminazione e mantengono livelli di ansia per le malattie sopra la norma, disfunzionali e impattanti sulla loro qualità di vita.

Non ne ho la certezza, e spero di sbagliarmi, ma se così fosse chi come noi si occupa nello specifico di valutare e trattare queste forme psicopatologiche dovrà attrezzarsi per venire incontro a un numero di richieste di aiuto superiore a prima.

Come proteggersi dal Coronavirus senza perdere la testa

Molti si chiederanno se sia in qualche modo possibile proteggersi adeguatamente dal virus, attenendosi alle attuali e future precauzioni che ci verranno raccomandate dagli scienziati, ma senza rischiare di scivolare in qualche forma di disagio psicologico.

Uno dei modi migliori è quello di evitare di esporsi eccessivamente alle notizie riguardo all’andamento dell’epidemia, di parlarne e sentirne parlare meno possibile, quel tanto che basta (possono essere sufficienti 5 minuti al giorno) per avere gli aggiornamenti essenziali sullo stato dei fatti. Per il resto è bene concentrarsi su altro, che sia studio, lavoro, tv, giardinaggio, cucina o qualunque altra attività di svago.

Occorre poi rispettare le norme previste per legge quando si esce (es. stare a distanza di un metro dagli altri, indossare la mascherina se previsto, lavarsi le mani al rientro, ecc.), finché saranno dovute, ma non travisarle secondo una logica de “il più è sempre meglio del meno”. Un metro non devono diventare tre, i lavaggi di mani non devono essere troppo frequenti (soprattutto se non si esce), né troppo lunghi (massimo 40 secondi) e non devono esser fatti con prodotti troppo aggressivi.

È dovuto misurarsi la febbre se non si sta bene, ma se questa non supera i 37.5 e non vi sono altri sintomi tipici del Coronavirus (secondo le fonti scientificamente attendibili e il parere del medico curante) non serve prestare costantemente attenzione a come stiamo, né tantomeno cercare informazioni su Internet o altrove per cercare di capire se il nostro non possa essere uno dei casi paucisintomatici. Ciò aumenta solo il rimuginio sulla malattia, i livelli di ansia, la percezione soggettiva di malessere e di conseguenza il dubbio. Ancora una volta concentrarsi su altro è estremamente più funzionale.

Per chi si sente a rischio

Per coloro che sentono di star perdendo un po’ il controllo dei propri livelli di ansia, che vivono questo momento non solo con il normale stress connesso alle importanti limitazioni alla nostra libertà e spontaneità, ma con un importante ed eccessivo aumento delle paure di contaminazione e dei comportamenti atti a prevenirla, oppure del timore ossessivo e irrazionale di essere affetti dal Coronavirus senza saperlo, posso suggerire intanto un paio di letture che possono essere di grande aiuto: “Vincere le ossessioni” di cui sono l’autore e “La paura della malattie” di Asmundson e Taylor.

Se queste non dovessero bastare, se vi accorgeste di essere a rischio di scivolare in un disturbo psicologico come conseguenza dell’epidemia in atto, o se conoscete qualcuno al quale vostro avviso sta accadendo qualcosa del genere, è bene rivolgersi a qualificati psicoterapeuti con alta specializzazione sul DOC e sulla paura delle malattie.

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