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Sostenere mamme fragili - Erickson 1

Sostenere mamme fragili

La mia esperienza di assistente sociale in un gruppo di auto/mutuo aiuto

Nato su iniziativa di un’assistente sociale per promuovere relazioni informali di aiuto, il gruppo di auto/mutuo aiuto denominato «La solitudine rosa» è stato realizzato nella città di Seveso (Milano) con l’obiettivo di dare sostegno a mamme in condizioni di fragilità. Le difficoltà che si trovavano ad affrontare queste mamme erano legate a uno stato di solitudine genitoriale, personale, familiare o relazionale in senso più ampio.


Lo stato di solitudine materna assume la forma di ansia e disagio e va a incidere significativamente sul benessere non solo di queste donne, ma di tutto il nucleo familiare.

L’esperienza, progettata con la collaborazione della Caritas del territorio, è consistita in otto incontri di gruppo in cui l’essenza e le dinamiche dell’auto/mutuo aiuto si sono messe in moto facilitando il circolare di segreti, pezzi di vita e dolori con sempre maggiore libertà.

Il mio ruolo all’interno del gruppo è stato quello di facilitatrice, oltre che di partecipante come membro.

La mia esperienza di assistente sociale nei servizi mi ha aiutata a guidare il gruppo, cercando di accogliere, valorizzare, fermare alcuni istanti, dare voce ai silenzi.

Altre volte è stato il gruppo a indicarmi la strada da percorrere. Ho potuto vivere e accompagnare un processo in cui è sbocciato ciò che di forte e bello è insito in ciascuna donna, nonostante storie familiari dolorose. Le loro risorse hanno saputo intrecciarsi con naturalezza al punto da costruire vere e proprie relazioni informali d’aiuto.

La pesante e diversa solitudine su cui è nato il gruppo non è sicuramente risolta, ma l’ho vista rendersi più morbida, più tollerabile, più leggera perché magari alleviata da un semplice caffè condiviso con qualcuno. Per questa ragione affermo di aver vissuto la magica produzione di qualcosa di prezioso i cui prodotti necessari alla lavorazione sono stati genuini, gratuiti, da sempre di proprietà dell’uomo: dal semplice stare assieme e condividere le proprie storie di vita sono nate relazioni significative sul piano umano che hanno prodotto benessere.

 

Questa esperienza ha modificato il mio modo di essere assistente sociale nei servizi, ha liberato in me nuove energie, mi ha fatto dono di nuovi occhi e nuove orecchie arricchendo tanto il mio “io” professionale quanto quello personale.

Addentrandomi in questa esperienza innovativa di sostegno alla genitorialità, nel ritorno nella mia realtà professionale mi sono sempre più concessa la possibilità di immaginare di poter percorrere con le famiglie strategie diverse, non in sostituzione a quelle già in corso, ma in maniera armonicamente complementare.

Ognuno di noi si porta una famiglia dentro. A volte noi operatori siamo troppo impegnati a tutelare, troppo oberati di lavoro e urgenze, da non riuscire a vedere davvero come stanno le famiglie, arrivando a dimenticare che cultura della tutela è prima di tutto cultura della relazione.


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