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Il digitale a scuola sì, la scuola in digitale meglio di no

Una riflessione sulla didattica a distanza nella scuola primaria

Siamo entrati nel secondo mese di chiusura delle scuole, almeno nelle regioni finora più colpite dal COVID-19. Un periodo ragionevolmente lungo da stimolare una riflessione sulla “didattica a distanza” e su che cosa questa espressione possa significare nella scuola primaria. 

Va detto che nella maggior parte dei casi i singoli insegnanti, i team e le scuole hanno dato prova di grande buona volontà e che il MIUR ha cercato di far fronte a una situazione inaspettata mettendo in campo tutti gli strumenti che logicamente erano disponibili o che era possibile attivare da un punto di vista tecnico. 

Arrivati a questo punto, di fronte a una situazione che - per durata - da emergenziale si sta facendo strutturale, è probabilmente necessario “fare un tagliando”. Un tagliando che parta dalla definizione delle priorità della scuola primaria che, a nostro avviso, non possono prescindere da: inclusione, perequazione sociale, mediazione didattica e relazioni. 

Senza queste 4 parole chiave, qualsiasi insegnante può essere sostituito da un erogatore di contenuti, anche a distanza. Inclusione, perequazione sociale, mediazione, relazioni rendono la scuola vicina: riuscire a portare questi concetti nella didattica a distanza è stato un bell’impegno e una ricerca interessante. Anche noi ci abbiamo provato. 

Da circa un mese abbiamo organizzato le nostre attività a distanza, affinando le proposte man mano che ricevevamo feedback da parte di bambini, bambine e genitori. Le soluzioni che descriviamo qui di seguito, quindi, sono il risultato di un progressivo assestamento. Le descriviamo velocemente solo per arrivare a una sintesi critica nella seconda parte di questo contributo.

I video e i meet

Per tanti docenti, in questa fase i video hanno rappresentato la modalità di contatto più immediata. Anche noi, inizialmente, abbiamo utilizzato i video per tranquillizzare i nostri alunni. Successivamente, le animazioni con Powtoon sono state impiegate per realizzare video introduttivi alle attività settimanali con la voce dei maestri. Il video così inteso - a nostro avviso - evita il senso di frammentazione causato dalla distanza e tesse un filo tra le attività che si propongono. A questo, abbiamo aggiunto un sistema di conference call per mantenere il contatto con tutti i bambini e le bambine, ma anche per favorire lo scambio tra tutti i bambini della classe. 

La bustina settimanale

Siamo in prima e i bambini e le bambine delle nostre classi ricevono un pacchetto di attività da svolgere durante la settimana. Sono proposte sfidanti, pensate su abilità e competenze interdisciplinari, che fanno riferimento al concetto di zona di sviluppo prossimale

Se, per esempio, vengono fornite le istruzioni per la costruzione di un kamishibai con la scatola delle scarpe, ai bambini e alle bambine viene poi chiesto di disegnare e scrivere una storia in base alle competenze di lettoscrittura acquisite. 

In ogni bustina settimanale abbiamo scelto di lanciare cinque piccole sfide didattiche, una al giorno, weekend libero. Il riferimento condiviso tra bambini e bambine delle attività svolte è un Padlet che consente di mettere a disposizione degli altri le proprie soluzioni e attivare su di esse uno scambio. Il lavoro degli altri può essere un supporto fondamentale. Inoltre, la bacheca condivisa è rivolta a destinatari diversi dal docente: esattamente come dovrebbe avvenire in classe.

La valigetta delle attività

Ogni alunno ha una propria cartella cloud, all’interno della quale carichiamo settimanalmente delle attività individualizzate. Le valigette vengono aggiornate progressivamente, anche in base al feedback fornito da alunni e genitori.

Il diario di bordo

A proposito di feedback, per ogni alunno è stato realizzato un modulo online per la compilazione del diario di bordo. Monitoriamo l’andamento delle attività in base a quanto riferiscono sia i bambini e le bambine sia i genitori. L’autovalutazione che raccogliamo riguarda la percezione delle prestazioni (per esempio: quanto tempo ho impiegato, che cosa ho trovato difficile o facile…), ma anche la valutazione delle attività proposte (divertenti, noiose...). 

È evidente che, in una situazione come quella che stiamo vivendo, il rischio di perdere la dimensione di classe è molto alto. Va in questa direzione la necessità di tenere unito il gruppo con interventi periodici e contatti costanti.

D’altra parte, però, tutte le attività che vengono proposte in una scuola primaria virtualmente a distanza arrivano necessariamente ai bambini e alle bambine attraverso la mediazione dei genitori. Malgrado gli sforzi, malgrado le costanti riflessioni e i continui aggiustamenti, questa variabile resta: il grosso del lavoro da fare è a carico delle famiglie. 

Anche di fronte alle proposte più motivanti, l’assenza della mediazione docente impedisce quel ruolo di compensazione sociale che è uno dei fondamentali della scuola primaria.

Pensare oggi di strutturare attività al fine di valutare a distanza è sbagliato e fuorviante, almeno per quanto riguarda questo segmento di età. Diverso è fornire un feedback costante, lavorare per sostenere la motivazione individuale, suggerire piste da seguire nel problem solving e incoraggiare la scoperta e l’autonomia. Queste modalità di autoregolazione dell’esperienza conoscitiva non sono solo utili, ma anche necessarie. 

Liberateci dalla valutazione, almeno quella formale, almeno alla primaria

In questa situazione difficile, analizziamo la situazione con razionalità. Bambini e bambine di sei o sette anni, alle prese con le prime esperienze scolastiche e con una voglia di imparare che ha come limite solo la volontà degli adulti, possono essere valutati addirittura a distanza? Bambini che fino a dieci anni hanno necessità di modeling costante, di vedere qualcuno all’opera, possono essere valutati a distanza?

La progettazione dei docenti dovrebbe essere volta, in questa fase particolarissima più che in altri momenti, alla promozione della resilienza, allo sviluppo di competenze vere e personalizzate.

Il perseguimento di formali obiettivi di un programma (che non esiste) rischiano di ingenerare una diffusa ansia da parte dei docenti. Un’ansia che poi si traduce spesso in sovraccarico di attività e che non è certo di aiuto all’elaborazione della situazione da parte dei bambini, delle bambine e dei genitori. 

Che cosa resterà della scuola al tempo del COVID-19?

Un lavoro sull’analisi grammaticale svolto nel chiuso di una camera, mentre tutta la famiglia è relegata in casa da settimane? Quanto è essenziale, nell’elaborazione di vita di questo periodo, la conoscenza della civiltà degli Ittiti? Quando tutto questo sarà passato, soprattutto se le scuole resteranno chiuse per un periodo di tempo che si presume lungo, avremo accumulato molte esperienze. 

È molto probabile che quello che stiamo vivendo non sarà cancellato con un colpo di spugna, ma che ci lascerà in eredità molti elementi di dibattito. Dovremo decidere, per esempio, come continuare a utilizzare i modelli di didattica a distanza sperimentati in questi giorni. 

A nostro avviso, in questo passaggio la scuola si gioca molto della sua capacità di innovazione. La tradizionale dicotomia tra apocalittici e integrati rischia di avere effetti negativi proprio sul versante dell’innovazione. Dalla brutta esperienza che stiamo vivendo potremmo uscire, per esempio, con un accento enfatico sull’e-learning applicato alla scuola primaria. In questo caso, i rischi sui fondamentali dell’inclusione, della relazione, della mediazione didattica e della perequazione sociale sono stati già evidenziati sopra. 

Oppure, all’opposto, la pandemia potrebbe lasciare in eredità una critica serrata nei confronti delle tecnologie, un rifiuto dell’innovazione motivato dalla difficile praticabilità di modelli non adeguati. Parte di questa contrapposizione è già in atto, specie sui social, tra chi difende i tentativi animati da buona volontà, ma non perfettamente fondati da un punto di vista metodologico e di efficacia, e chi invece li denigra. 

Abbiamo già ora, ma ne avremo sempre più nel prossimo futuro, bisogno di sintesi. L’unica possibile, a nostro avviso, dovrà tener presente che il digitale nella scuola offre grandi risorse e su questo non possiamo fare alcuna marcia indietro. All’opposto, però, dovremo tenerci lontani dal rischio e dalla tentazione di trasformare la scuola in digitale.

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