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Ragazzi con DSA, come affrontare bene l'esame di terza media

Suggerimenti e consigli per i genitori di ragazzi con dislessia e altri DSA

L’esame di terza media è un traguardo importantissimo, non solo da un punto di vista prettamente scolastico, ma anche perché costituisce il passaggio simbolico all’adolescenza. Le pressioni, l’ansia da prestazione, le eccessive aspettative rendono questo momento difficile per chiunque, e ancor di più per chi soffre di un disturbo specifico dell’apprendimento, che si tratti di dislessia, disortografia o discalculia. Anche in famiglia il clima può diventare teso e pesante. Ecco allora qualche suggerimento rivolto ai genitori per aiutarli ad accompagnare meglio i loro ragazzi nel percorso verso l’esame di terza media.

La prima cosa da sapere è che l’obiettivo di raggiungere il diploma di scuola secondaria di primo grado è assolutamente alla portata dei ragazzi con dislessia. Per cui, cari genitori, mettetevi il cuore in pace: anche vostro figlio o vostra figlia ce la farà, magari anche meglio di tanti altri. Certo è che questi ragazzi vanno sostenuti e accompagnati.
Noi però non siamo e non dobbiamo diventare insegnanti per i nostri figli. Se ci fosse dunque bisogno di un aiuto supplementare per lo studio quotidiano, presentatelo come un’opportunità e non come una punizione; cercate una persona qualificata che aiuti il vostro ragazzo ad essere autonomo nello svolgimento dei compiti e che non si sostituisca a lui!

Ed ecco alcuni consigli metodologici e affettivo-emotivi che, con un po’ di buona volontà, tempo, impegno e pazienza, possono essere messi in pratica da tutti:

  • Date valore alle singole materie e date senso ai compiti evitando, se possibile, di fare commenti come «Anch’io alla tua età l’inglese lo odiavo» o «Neanche io sono mai stato un genio in matematica» perché è molto facile creare un’identificazione dannosa alla riuscita e al raggiungimento di un successo.

  • Individuate, nel limite del possibile, un orario per i compiti, evitando lo studio dopo cena via libera invece al ripasso serale veloce perché il sonno sistematizza le informazioni nella memoria a lungo termine.

  • Favorite la precedenza nello studio alle materie più pesanti e vissute con maggiore fatica e lasciate alla fine quelle che sono più congeniali e semplici: si affrontano meglio le discipline di interesse e di conseguenza anche la prestazione migliora.

  • Stimolate la concentrazione eliminando tutte le possibili distrazioni e intervallando il periodo di studio con piccole pause rigeneranti: le pause non sono una perdita di tempo, ma aiutano a staccare la spina, a memorizzare e a ricaricarsi.

  • Fate in modo che i compiti e lo studio non interferiscano eccessivamente con le passioni che gratificano vostro figlio o vostra figlia e che li fanno stare bene: non dovrebbero mai evitare gli allenamenti sportivi, la partecipazione al coro o alla band, alla scuola musicale, agli scout, solo perché devono finire i compiti. Se per un giorno sono in difficoltà, fategli una giustificazione: se il fatto si verifica una volta ogni tanto, gli insegnanti saranno comprensivi; se succede un po’ troppo spesso, forse è meglio controllare il diario, rivedere l’organizzazione e il planning settimanale; se succede sempre, richiedete un appuntamento con l’insegnante coordinatore della classe o con il responsabile Bes della scuola e chiedete una riduzione dei compiti a casa. Anche questo, secondo la normativa vigente, è un diritto riconosciuto.

  • Evitate di sostituirvi a vostro figlio nei compiti, ma siate sempre disponibili con consigli e indicazioni pratiche. A tale proposito ci piace ricordare i tre livelli in cui i genitori possono stare vicino ai propri ragazzi nello svolgimento dei compiti: in senso affettivo, cioè attraverso il contatto e la vicinanza; in senso metodologico, guidandoli nell’organizzazione e nella pianificazione; con l’aiuto diretto, la cui quantità dovrebbe ridursi gradualmente. La dipendenza non va incoraggiata, mentre l’autonomia va sempre promossa.

  • Incoraggiate l’utilizzo del PC e di determinati strumenti compensativi: il loro uso non deve essere vissuto come qualcosa che sottolinea la diversità ma come qualcosa che potenzia le potenzialità e le risorse personali.

    Concludiamo questa rassegna di suggerimenti ricordando un ultimo, ma non per questo meno fondamentale, aspetto: sostenete sempre la motivazione premiando l’impegno anziché i risultati o i voti che — sappiamo benissimo — a volte non sono commisurati agli sforzi profusi.

 

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