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Sviluppare resilienza in tempi di incertezza 1

Sviluppare resilienza in tempi di incertezza

Giovambattista Presti, medico, specialista in psicologia medica e docente universitario, spiega quali sono le ricadute psicologiche più frequenti della pandemia e della guerra e che cosa si può fare per contrastarle

Negli ultimi anni e negli ultimi mesi, la condizione di pandemia e la guerra in Ucraina hanno contribuito a creare una sensazione di incertezza generale con ripercussioni importanti anche sul benessere psicologico di molte e molti di noi. Quali sono le ricadute psicologiche principali che stanno avendo queste due situazioni? Come si possono fronteggiare situazioni di stress prolungato, prendendosi cura di sé e del proprio benessere?
Ne abbiamo parlato con Giovambattista Presti, medico, specialista in psicologia medica e docente universitario, che per Erickson ha curato due pubblicazioni come “Se il mondo ti crolla addosso” e “La trappola della felicità” (una terza sull’Acceptance and Commitment Therapy è in preparazione).

Professor Presti, in base alla sua esperienza, che tipo di ricadute psicologiche stanno emergendo nella popolazione italiana dopo due anni di pandemia e, ora, con la guerra in Ucraina?

«In età giovanile, sono aumentati i casi di disturbi del comportamento, di comportamenti ossessivo-compulsivi e di isolamento sociale. Le capacità di adattamento sono al contempo diminuite. Anche per quanto riguarda la vita sociale si è notato un certo slabbramento. All’Università ad esempio abbiamo notato che la frequenza delle lezioni è nettamente diminuita rispetto al passato, anche negli ultimi tempi, e che i luoghi di ritrovo abituali dei giovani non sono più affollati come un tempo.
Anche la popolazione adulta ne ha risentito. Sono sotto gli occhi di tutti alla tv, sui giornali e nei social, lo stress e la rabbia che derivano dall’essere stati compressi nell’isolamento e che alimentano polarizzazioni e conflitti. Anche fra gli adulti le ricerche hanno rivelato un incremento della sofferenza e una riduzione nei livelli di benessere psicologico».

Quali sono le strategie per resistere a una situazione così impattante?

«Una delle risorse più importanti a cui ricorrere, e da sviluppare, è la capacità di resilienza, termine oggi abusato e che è meglio comprensibile come flessibilità psicologica.Nelle situazioni in cui pensieri ed emozioni ci portano ad avere e a temere esperienze di negatività e a ricordarle, la flessibilità psicologica ci consente di accogliere queste sensazioni per muoverci verso scelte per noi importanti.
È quanto ci insegna la Acceptance and Commitment Therapy (ACT).
La resilienza è una capacità che si può sviluppare, coltivandola ogni giorno. Si può allenare con atti di gentilezza verso noi stessi (self-affection), facendo con noi stessi quello che faremmo con un amico che ha bisogno del nostro aiuto. Anche i bambini possono imparare questa capacità, anzi a loro riesce anche con maggiore facilità, essendo i bambini più ricettivi e meno rigidi rispetto a noi adulti. Con loro le attività per sviluppare la resilienza possono passare attraverso il gioco o la meditazione».

Come possiamo distinguere un disagio leggero dallo sviluppo di un disturbo vero e proprio?

«Il confine clinico tra una situazione di disagio e un disturbo è dato dall’influenza che quel nostro modo di agire ha sulla nostra vita. Se la nostra vita è fortemente influenzata da una sofferenza psicologica al punto da esserne limitata, allora siamo di fronte a un disturbo (impairment). Dal punto di vista diagnostico, questo è un criterio discriminante per definire un disturbo».

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