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I mini gialli dei dettati 2
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Perché sto male quando penso ai cambiamenti climatici?

Provare emozioni negative è normale, ma imparando a dare loro un nome è possibile affrontarle e renderle positive.

Ogni emozione, che sia positiva o negativa, ha un senso se viene ascoltata e compresa. Talvolta le persone non sono in grado di capire immediatamente che emozione stanno provando e quale sia la causa, e questo vale anche per le emozioni legate all’ambiente naturale. 

Quando una persona avverte un disagio che non riesce a spiegare, è difficile che lo riesca a comunicare.

Molte persone che vivono uno stato emotivo spiacevole possono aiutarsi cercando di comprenderlo e di dargli un nome ricercando una causa e successivamente comunicandolo ad altri. La comprensione e la condivisione permettono di trovare strategie operative che hanno il doppio fine di ridurre l’impatto negativo dell’emozione e di agire in senso proattivo in funzione di essa.

Diviene di fondamentale importanza dare un nome alle emozioni collegate al cambiamento climatico non solo per legittimare l’esistenza di queste ultime, ma anche per legittimare il cambiamento climatico stesso.

 Eccone alcuni esempi.

  • Solastalgia: si riferisce a quello stato emotivo che si manifesta quando una persona soffre percependo che il proprio ambiente naturale sta inesorabilmente mutando e perdendo quelle caratteristiche che ha sempre avuto. 

  • Ecoansia: questo termine comprende un’esperienza emotiva molto comune nella quotidianità della società occidentale: l’ansia, ovvero quell’emozione di affanno e preoccupazione che qualcosa di dannoso, minaccioso e terribile possa accadere da un momento all’altro, senza avere la possibilità di controllarlo o prevederlo.

  • Ecoparalisi: è un termine che è stato coniato per descrivere lo stato emotivo caratterizzato dalla perdita di speranza, senso di impotenza, depressione, perdita di motivazione e annullamento di ogni senso di efficacia di fronte ai cambiamenti climatici.

  • Terrafurie: corrisponde a quell’esperienza di furiosa ed estrema rabbia generata in risposta ai disastrosi cambiamenti del clima mondiale, diretta a quelle istituzioni politiche ed economiche che vengono viste come uno status quo rigido, cieco e ostacolante le riforme per il sostentamento dell’ambiente naturale. È lo stato d’animo che si può visibilmente notare nelle varie manifestazioni per la sensibilizzazione sul cambiamento climatico, che possono avere una funzione utile e produttiva per esprimere la rabbia.

  • Global dread o terrore globale: è un vissuto emotivo di terrore, angoscia, disperazione, perdita di speranza e depressione. Per chi subisce il global dread, il presente e il futuro sono solo una fonte di incombente minaccia.

  • Ecological grief o dolore ecologico: è quell’esperienza di perdita, in relazione ai cambiamenti evidenti dell’ambiente naturale, si riferisce a quelle mutazioni negative dell’ambiente, dei paesaggi e dell’ecosistema ma anche alla perdita del proprio stile di vita.

  • Worry o preoccupazione: è un particolare stato mentale che le persone possono sviluppare confrontandosi con le informazioni catastrofiche circa il cambiamento climatico; si presenta come un costante e intenso rimuginio sui pericoli imminenti e futuri circa i cambiamenti incontrollabili che possono verificarsi nell’ecosistema e i possibili effetti disastrosi.

  • Disturbo da deficit di natura: rappresenta la descrizione di un insieme di comportamenti problematici per la persona causato dalla deprivazione di una corretta interazione con l’ambiente. Alcune categorie di persone, in particolare i bambini, trascorrono molto meno tempo all’aperto interagendo con l’ambiente naturale, e si ritiene che questo possa avere come effetto una vasta gamma di problemi comportamentali. 

Le emozioni negative che si provano in relazione ai cambiamenti climatici si possono invertire, trasformandole anche in azioni positive concrete.

Infatti è dimostrato che rispondere alle emozioni ambientali negative aumentando il proprio senso di autoefficacia (quindi il senso che le proprie azioni abbiano un effetto sull’ambiente) determini la rimodulazione dell’emozione da negativa a positiva, consentendo alle persone di avere più fiducia in quello che stanno facendo, aumentando la quantità di azioni per raggiungere le soluzioni proposte e stimolando sia la creatività sia la cooperazione.

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