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I mini gialli dei dettati 2
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Perché ascoltare è importante?

Il valore dell’ascolto e le pratiche attuabili nella vita quotidiana per migliorare le proprie capacità di ascolto

“L’intelligenza è l’abilità grazie alla quale 
si può intraprendere e mantenere una determinata direzione, 
adattarsi a nuove situazioni 
e mantenere la capacità di criticare le proprie azioni” 
(Alfred Binet)

Nessuno ci insegna ad ascoltare e spesso non siamo buoni ascoltatori. È una competenza che non ci preoccupiamo di allenare. Invece ad ascoltare si impara. Ed è utile, perché più di qualunque altra attività, ci collega alla vita. 
Noi tutti vogliamo essere ascoltati. L’ascolto è un bellissimo regalo, perché quando sentiamo di avere l’attenzione di qualcuno ci sentiamo importanti, ci sentiamo confermati, ci sentiamo amati. Ogni interazione, ogni scambio, ci offre l’opportunità di far sentire le persone “riconosciute” e questo non è solo interessante… è potente, significativo e umanamente nutriente.
Parlare di ascolto significa parlare di comunicazione, di una forma “superiore” di comunicazione, perché senza l’uno l’altra è poco efficace. Senza qualcuno che ascolta, lo scambio è difficile.

Ascoltare infatti non è la capacità di sentire le parole, ma è l’arte di capirne il significato, è l’arte di restituirne il senso e di far sentire le persone comprese.

A questa fase del processo si dedica spesso poca attenzione: la nostra scelta di ascoltare, invece, di fatto è un messaggio: comunica interesse, attenzione, disponibilità di tempo ed energie. È in grado di restituire a chi parla una misura del significato e dell’importanza che le riserviamo. Se scelgo di ascoltare, in altre parole, esprimo considerazione
Ma cosa avviene quando mettiamo in campo questa competenza? Se la dovessimo radiografare recuperandone le azioni, riconosceremmo i seguenti passaggi: 

  • riceviamo informazioni tramite i sensi, in particolare l’udito e la vista
  • diamo un significato alle informazioni in arrivo
  • decidiamo come comportarci in base alle informazioni ricevute: cosa pensare, come agire
  • rispondiamo a ciò che abbiamo ascoltato.

Sembra semplice ma in ognuno di questi passaggi entrano in gioco molte dimensioni che dipendono dalla nostra esperienza, dalla nostra storia e dalle nostre emozioni: è facile selezionare, distorcere, interpretare un messaggio.

Come migliorare le nostre abitudini di ascolto?

Ci sono tre domande a cui possiamo rispondere se vogliamo diventare ascoltatori competenti.

  1. L’intenzione: quale ascoltatore vuoi diventare? Dato che ascoltare in modo attivo, esplorativo, empatico non è automatico, è necessario saper considerare la propria volontà, cioè prendere una decisione rispetto all’assunzione di un comportamento. Trovate ed utilizzate una frase da dire a voi stessi che possa aiutarvi a tenere fermo questo obiettivo e a tradurlo nella pratica quotidiana: “ascolta attentamente”, “cerca di capire”, “concentrati!” possono essere utili esempi per costruire e trovare le condizioni per applicare l’ascolto. Definisci quale ascoltatore vuoi essere e sviluppa un dialogo interiore utile a diventarlo.
  2. Che ascoltatore sei e cosa ti manca? La proposta qui è di provare a tracciare, onestamente, un profilo della nostra attuale situazione: realisticamente, che ascoltatore sono? Quali sono i miei punti di forza, quali i punti critici? Chiedete feedback alle persone che vi conoscono per comporre il quadro: la vostra opinione soltanto potrebbe non essere sufficiente. Cercate di capire quali sono le azioni da programmare per favorire lo sviluppo della vostra competenza d’ascolto.
  3. L’allenamento: fai un po’ ogni giorno. Si cambia cambiando, non parlando di cambiamento. Per favorire il cambiamento è necessario sapere quale direzione la nostra evoluzione deve prendere. È utile quindi definire,e scrivere, il nostro obiettivo di miglioramento, indicandolo in modo chiaro e specifico: “voglio ascoltare di più” è un obiettivo generico e non aiuta la crescita. Individua tre abitudini da cambiare e tre comportamenti che vorresti fare tuoi, che vorresti agire per migliorare il tuo ascolto. Chiediti cosa ti manca. Se aggiungi devi fare spazio. E poi impegnati nei passi che hai scelto, metti in atto ciò che hai previsto. Fallo anche solo un po’, ma fallo ogni giorno. Solo così riuscirai a sviluppare una competenza nella logica del: fai/impara - fai/impara - fai/impara. Imparare senza fare non serve; fare senza imparare non aiuta a progredire. Se avrai costanza nell’applicare ed esercitarti, dopo poco ti sentirai pronto per qualcosa di più impegnativo… ti accorgerai allora di essere diventato un ascoltatore più capace. 


Enrica Tomasi (executive e life coach certificate, formatrice e consulente aziendale), sarà docente all’evento formativo “L’ascolto nella relazione d’aiuto” in programma sabato 11 marzo in modalità online

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