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I mini gialli dei dettati 2
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I problemi aritmetici scolastici funzionano?

Consegne incomprensibili e situazioni artificiose possono mettere a rischio il senso di auto-efficacia di alcuni alunni

I problemi aritmetici scolastici sono spesso esercitazioni in cui la difficoltà non è tanto la risoluzione, quanto piuttosto la comprensione delle consegne, come se il linguaggio fosse inespressivo. Nella vita i bambini saprebbero risolvere situazioni ben più difficili, ma qui tutto è artificiosità e bisogna imparare un nuovo linguaggio.

 

I bambini bravi sono addestrati a capire che tutto, in matematica, è sempre un gioco di parole e partecipano alla finzione considerando ogni problema al pari di una piccola indisposizione da superare. Procedono a una chiarificazione anche parziale del testo (decodificazione) per poi arrivare alla diagnosi (categorizzazione) e infine alla prescrizione della cura, cioè alla scelta della medicina (pianificazione). Sanno che le medicine a disposizione della disciplina sono sempre quattro, ed equivalgono ad aggiungere (addizione), a togliere (sottrazione), aggiungere tante volte (moltiplicazione), togliere tante volte (divisione). Quest’ultima va bene sia nei casi in cui bisogna dividere in varie parti (ripartizione) sia in parti prefissate (contenenza). Alla fine stimano se la soluzione può essere valida in comparazione ad altre scelte (valutazione e controllo). Sono consapevoli di questo gioco che dura pochi secondi, ma non per tutti è così.

 

A causa della loro artificiosità i problemi scolastici andrebbero somministrati con prudenza soprattutto a chi li prende con grande serietà. Forse si dovrebbe pensare di ritardarli nelle programmazioni curricolari perché possono mettere fortemente a rischio il senso di auto-efficacia. In attesa di un simile ripensamento è utile riservarli alla parte finale dell’anno senza insistervi troppo.

 

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