IT
I mini gialli dei dettati 2
Carrello
Spedizioni veloci
Pagamenti sicuri
Totale:

Il tuo carrello è vuoto

|*** Libro Quantità:
Articoli e appuntamenti suggeriti

I principi etici del logopedista - Erickson 1

I principi etici del logopedista

Come affrontare i dilemmi etici che coinvolgono sempre più spesso molti professionisti

Il costante progresso, l’evolversi delle conoscenze scientifiche e il miglioramento delle tecnologie hanno portato grandi cambiamenti nella pratica clinica del logopedista, anche in situazioni di complessità: cambiamenti che riflettono uno scenario di maggior cronicizzazione» delle patologie e della sofferenza. Inoltre, l’evolversi del contesto sociale e le scelte economiche sempre più orientate a maggiori restrizioni per le risorse da destinarsi ai servizi sanitari minacciano il diritto alla salute in termini di universalità e accessibilità, anche dove viene dimostrata l’efficacia della terapia logopedica. 

Tutto ciò ha suscitato, e continua a suscitare, una serie di interrogativi nella comunità professionale dei logopedisti e ha acceso il dibattito sui dilemmi etici che coinvolgono, sempre più spesso, molti professionisti.

Il dibattito contemporaneo deve fare riferimento alle evidenze dell’efficacia, dimostrata peraltro negli ultimi decenni, dell’intervento logopedico lungo tutto l’arco della vita. 

L’allargamento delle fasce di età con cui il logopedista lavora ha consentito nuove possibilità di intervento e cura. Ha inoltre posto al centro della discussione gli stessi concetti di diritto alla salute e di qualità della vita, anche in condizioni estremamente gravi, che interessano ogni altro ambito socio-sanitario e che spesso popolano la cronaca del nostro Paese. 

Per il logopedista, perseguire la centralità della persona nei processi di cura significa riconoscerne la dignità, in ogni fase della malattia. Significa impegnarsi per prevenire e contrastare il dolore e la sofferenza.

Operare perché la persona riceva i trattamenti necessari e assicurarle una vicinanza solidale in qualunque condizione clinica, fino al termine della vita, anche attraverso le cure palliative e il conforto fisico, psicologico, relazionale, spirituale e ambientale.

Etica applicata: un modello applicativo «Ethical decision making»

Questa definizione è adottata dal Codice etico e deontologico del logopedista, che si rifà ai principi di base della bioetica, principale punto di riferimento teorico per l’analisi e la risoluzione dei problemi etici che sorgono in campo biomedico e clinico. Il modello riconosce quattro principi morali che devono essere usati come base per giudicare i problemi di bioetica e che possono essere diversamente pesati in base alle circostanze (Gillon, 1984; 1994).

  • Principio di autonomia: il paziente ha diritto di rifiutare il trattamento e di prendere parte al processo decisionale.

  • Principio di beneficenza: il personale sanitario deve agire tutelando l’interesse del paziente.

  • Principio di non maleficenza o primum non nocere: il personale sanitario non deve causare danno al paziente.

  • Principio di giustizia: in caso di risorse limitate, i trattamenti devono essere distribuiti tra i pazienti in modo equo e giusto.

Il modello aiuta a chiarire la natura del problema e dell’eventuale dilemma che ne deriva quando si tratta di prendere una decisione. Aiuta a valutare i principi etici, il codice etico, i ruoli sociali e gli interessi personali, le proposte e le linee di azione del logopedista. Permette di analizzare adeguatamente il caso e i conflitti che derivano da ogni azione, tenendo sempre a mente la centralità della persona assistita. Solo se si ottiene il suo consenso, infatti, si può dare (o non dare) corso a soluzioni che lascino tutti soddisfatti.

Questi principi abbracciano i valori comuni fondamentali della professione: sono stati identificati per fornire una guida utile che rafforzi il Codice deontologico e per orientare i processi decisionali. Promuovono la fiducia della persona assistita, forniscono alti standard qualitativi della pratica clinica, definiscono che cosa sia accettabile e cosa non lo sia all’interno della comunità.

L’etica non si occupa di convincere la gente a fare quello che si crede sia giusto, ma si occupa di «aiutare a decidere ciò che è giusto secondo un ragionamento etico».

Ognuno di questi principi etici fornisce linee guida per l’azione professionale: non risolve i singoli problemi, ma fa parte di una mappa per orientare le nostre azioni. Il logopedista deve valutare il singolo caso e «applicare i principi etici per determinare il corso appropriato di ogni sua azione, unitamente a fattori quali il buonsenso di giudizio, il ragionamento clinico e le virtù proprie» (Beauchamp & Childress, 2001).

L’agire del logopedista, infatti, è sempre più caratterizzato da un contesto di complessità, dove gli interrogativi sono riferiti a temi non solo clinici ma etici, legati alla libertà e alla nutrizione forzata, alla legalità e alla moralità.

Quesiti morali che riguardano anche scelte sul rispetto della vita e della salute, l’utilizzo delle risorse economiche per le cure, la sperimentazione clinica sulle persone. In presenza di un dilemma etico, le domande che deve porsi il logopedista sono: «Quali possibili linee d’azione sono ammesse, inammissibili o necessarie?» e «Quali sono gli effetti, intesi come benefici e oneri, di ogni azione?» (Chabon & Morris, 2006).

Il logopedista, in un’ottica di Ethical decision making, deve pertanto orientarsi tra azioni:

  • obbligatorie, che devono essere sempre fatte, in ogni circostanza;

  • non permesse, che non devono mai essere fatte, in nessuna circostanza;

  • permesse, che possono essere fatte in determinate circostanze.

 

Questo articolo è tratto dall’editoriale della rivista Erickson Logopedia e comunicazione – Vol. 15, n. 3, 2019 

Leggi anche...