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Le sfide dei coordinatori nei Servizi di welfare 1

Le sfide dei coordinatori nei Servizi di welfare

Ogni giorno alle prese con questioni organizzative, metodologiche, tecniche e relazionali, coordinatori e coordinatrici svolgono una funzione cruciale per il buon funzionamento dell’Organizzazione.

Coordinare un’équipe di operatori psico-sociali significa affrontare quotidianamente molteplici sfide che si snodano tra questioni organizzative, metodologiche, tecniche e relazionali. L’intreccio di compiti e funzioni altamente differenziati determina un alto grado di complessità che richiede ai coordinatori di saper esprimere una vasta gamma di abilità diverse.

A livello ufficiale, le competenze e le funzioni attese dai coordinatori che operano nei Servizi di welfare (ad esempio nei Servizi sociali, nelle RSA, nei Centri diurni o nelle Comunità educative) non sono sufficientemente definite, e spesso sono influenzate da diversi fattori, tra cui le forme di gestione, il background del professionista, i suoi principi e i valori di riferimento, il modello manageriale che incarna, anche se non è scontato che quest’ultimo sia sempre un riferimento sufficientemente chiaro.

Le ricerche ci dicono che spesso, in Italia e all’estero, i coordinatori non si sentono specificatamente formati per svolgere questo ruolo.

Un altro vissuto che può accomunare le loro esperienze è quello di sentirsi soli. La posizione all’interno del Servizio e l’essere parte dell’équipe con funzioni e responsabilità distinte da quelle degli altri membri può alimentare nei coordinatori la sensazione di sentirsi soli di fronte alle sfide quotidiane, di avere scarse occasioni di confronto e di supervisione, e talvolta anche poche persone a cui chiedere aiuto al bisogno. Nell’ambito dei Servizi di welfare, spesso i professionisti diventano coordinatori/coordinatrici affrontando una transizione complessa, ossia assumendo questo ruolo dopo aver ricoperto per diversi anni quello di educatore, psicologa, pedagogista o assistente sociale, nello stesso Servizio o altrove. Anche quando il passaggio da operatore a coordinatore assume le sembianze di un’evoluzione naturale della crescita professionale, il cambiamento non è semplice né automatico. Prendere consapevolezza del ruolo e delle funzioni di coordinamento e riuscire a interpretarli con un certo grado di efficienza e di comfort è un traguardo importante, frutto di un processo di conoscenza, costruzione e rivisitazione del proprio stile di coordinamento.

Nei Servizi di welfare, la finalità generale dei coordinatori trova sintesi nell’idea di guidare l’équipe nel lavoro di cura con persone, gruppi e comunità in situazione di difficoltà, all’interno di articolati contesti organizzativi che anch’essi contribuiscono a creare, sullo sfondo di politiche sociali e socio-sanitarie di riferimento.

In termini operativi, il coordinatore può declinare questa core mission in funzioni diverse, tra cui:

  • facilitare il dialogo e la cooperazione tra i diversi livelli dell’Organizzazione: occupando una posizione intermedia tra il livello di policy making e quello di fieldwork practice, il coordinatore esprime funzioni di facilitazione, e talvolta di mediazione, per rispondere a una varietà di interessi in gioco;

  • promuovere la collaborazione interprofessionale all’interno di équipe composte da professionisti con competenze, culture e mandati professionali diversi;

  • accompagnare la riflessione sull’operatività favorendo negli operatori processi di apprendimento, di rinforzo e di riflessione critica sul proprio operato;

  • gestire e monitorare i carichi di lavoro secondo criteri di qualità e sostenibilità;

  • valutare e documentare il generato per supportare processi decisionali e creativi utili allo sviluppo dell’équipe e del Servizio;

  • supportare attivamente il benessere degli operatori sociali, affinchè possano lavorare bene e sostenere serenamente nel tempo le fatiche delle professioni di aiuto.

Per rispondere efficacemente a queste sfide, i coordinatori hanno bisogno di spazi di riflessione, formazione, supervisione e sostegno reciproco.

Alcuni consigli di lettura

Il manager di buona vita di Alberto Camuri

Un testo prezioso per tutti coloro che vogliono orientare le proprie competenze manageriali verso un approccio relazionale, umano e sostenibile. L’autore, coniugando sapientemente le teorie manageriali con l’approccio relazionale, spiega come e perchè la cura delle relazioni umane sono l’ingrediente essenziale del successo delle organizzazioni. Il libro, arricchito con le testimonianze di Manager di buona vita, è consigliato a coloro che sono alla ricerca di un modello manageriale ispiratore, sfidante e non convenzionale.

Il lavoro manageriale nei servizi alla persona di Francesca Biffi

Cosa fa un coordinatore in una tipica settimana lavorativa? Il libro di Francesca Biffi offre una risposta reale a questa domanda. Attraverso un articolato processo di ricerca etnografica, l’autrice ha “fatto da ombra” a coordinatori e coordinatrici impegnati nei Servizi sociali pubblici e in quelli di Terzo Settore, registrando uno spaccato di vita professionale. Il testo riesce a rappresentare l’effervescenza dei Servizi di welfare, a testimoniare la complessità delle funzioni di coordinamento e a offrire chiavi di lettura sui processi decisionali e relazionali che stanno alla base delle pratiche di aiuto. E’ consigliato a coordinatori e aspiranti coordinatori che vogliono conoscere da vicino i tratti distintivi di un manager sociale.

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