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La partecipazione dei bambini e dei ragazzi: una sfida possibile!

Essere ascoltati e poter esprimere la propria opinione non è solo un diritto dei bambini, ma è anche un intervento utile agli operatori che lavorano nella tutela minorile

La partecipazione dei bambini e dei ragazzi alle decisioni che riguardano la loro vita è un diritto sancito e riconosciuto dalla normativa internazionale e nazionale cui corrisponde il dovere degli adulti di creare le condizioni affinché i bambini possano esprimere le loro considerazioni.

L’art. 12 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia (1989) sancisce il diritto dei fanciulli di esprimere le proprie considerazioni ogni volta che una decisione che li riguarda deve essere presa e che la loro opinione venga debitamente tenuta in considerazione.

Il Comitato sui Diritti dei minori nel 2009, nel Commento generale all’art 12 della Convenzione, individua il diritto delle persone minorenni di esprimere le proprie opinioni ed essere ascoltate come uno dei quattro principi generali che costituiscono la Convenzione accanto al principio di non discriminazione, al diritto alla vita e alla crescita e al principio dell’interesse superiore. Nello stesso documento il Comitato afferma che la partecipazione dei piccoli deve essere considerata non un elemento transitorio, piuttosto un punto di avvio della collaborazione tra adulti e bambini per lo sviluppo di politiche e interventi necessari per la tutela e il benessere della vita dei bambini.

Essere ascoltati e poter esprimere la propria opinione non è solo un diritto dei bambini, ma è anche un intervento utile agli operatori tenuti a decidere per loro al fine di comprendere meglio le criticità e le potenzialità presenti nelle loro vite, e definire percorsi di aiuto più efficaci anche grazie al contributo essenziale che questi possono portare nella valutazione della situazione e soprattutto nell’individuazione delle strategie di fronteggiamento dei problemi di vita che loro e le loro famiglie stanno vivendo. I bambini e i ragazzi vivono sulla loro pelle i problemi della loro famiglia, sono i primi interessati a trovare modi per cambiare in meglio la loro situazione e, anche solo per questo, è importante che vengano coinvolti nel ragionamento riflessivo per comprendere come possa migliorare la loro situazione. I bambini, anche se piccoli sono in grado di capire cosa accade loro e, se aiutati, possono esprimere i loro sentimenti e desideri dando un importante contributo nella definizione degli interventi necessari. Va ricordato che questo non significa lasciare loro la responsabilità decisionale, ma garantisce il fatto che anche il loro punto di vista sia preso in considerazione e che nessuna opzione sia esclusa dalla valutazione.

Tuttavia, nel contesto dei servizi di tutela minorile italiani, l’ascolto e la partecipazione dei bambini e dei ragazzi nei processi decisionali sembra essere un obiettivo non ancora completamente raggiunto.

Mentre il diritto di ascolto è garantito nei procedimenti formali davanti all’Autorità giudiziaria, anche se in modo differente (AGIA, 2020), si rilevano ancora diverse difficoltà nella partecipazione dei bambini alla definizione e realizzazione degli interventi per la loro tutela e nei contesti di accoglienza residenziali.

Nella segnalazione dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza sul sistema di tutela minorile (2019), si chiede all’Autorità Giudiziaria e ai Comuni di garantire l’ascolto della persona minorenne sia in fase istruttoria che a seguito dell’emissione di un provvedimento a sua tutela, informarla adeguatamente circa le decisioni che la riguardano e assicurare la sua partecipazione alla definizione del progetto educativo.

Diversi possono essere gli ostacoli per una piena partecipazione dei bambini e dei ragazzi quando sono coinvolti nei procedimenti di tutela minorile.

I bambini potrebbero avere delle difficoltà a esprimere liberamente il loro pensiero perché non hanno tutte le informazioni utili a farsi una idea di ciò che potrebbe accadere, per timore della valutazione che gli operatori potrebbero fare sulle capacità dei loro genitori e quindi dei conseguenti interventi. Le difficoltà nell’esprimersi per i bambini potrebbero derivare anche da precedenti interventi assistenziali non pienamente andati a buon fine o che non hanno modificato sostanzialmente la loro situazione di vita, causando quindi la perdita di fiducia nel lavoro degli operatori. O ancora, nelle situazioni in cui l’intervento del servizio sociale è richiesto dall’Autorità Giudiziaria, può essere che gli operatori sociali siano visti dalla famiglia come intrusivi, qualcuno da cui doversi difendere, e questa opinione potrebbe entrare anche nel giudizio degli stessi bambini. Vi sono poi delle difficoltà che dipendono dalla capacità degli adulti di parlare e ascoltare i bambini, di confrontarsi con le loro sofferenze, di comprenderne i vissuti, di spiegare le motivazioni di decisioni prese anche molto incisive sulla loro vita. Per non dimenticare difficoltà connesse al contesto organizzativo dei servizi, carichi di lavoro degli operatori eccessivi e mancanza di tempo per incontrare i bambini così come la mancanza di setting adeguati per costruire spazi dialogici che siano a misura dei più piccoli. Sono solo alcune delle ragioni per cui gli operatori dei servizi sociali o delle equipe per la tutela minorile, proprio coloro che sono chiamati a parlare e ad ascoltare i bambini della cui tutela si devono occupare, paradossalmente non si trovano in una posizione buona per farlo.

Si fa forte, quindi, la responsabilità degli adulti nel comprendere come superare o attenuare tali ostacoli e creare le condizioni affinché bambini e ragazzi possano parlare con loro.

La formazione è il primo grande strumento per avvicinarsi al mondo dei bambini. La capacità di ascoltare i bambini e parlare con loro, a fronte di un mandato valutativo e decisionale, non può essere lasciata al caso e dipendere solo dalla intuizione e attitudine del singolo operatore. Riflettere sul proprio modo di entrare in relazione, studiare quanto emerge dalle ricerche, conoscere ciò che altri stanno facendo e sperimentare nuove modalità per comunicare e promuovere la partecipazione di bambini e ragazzi è un dovere etico e professionale di chi lavora nell’ambito dei servizi che si occupano di infanzia.

Diverse sono le esperienze in corso che vedono gli adulti impegnati nella ricerca di come poter meglio porsi in ascolto delle istanze dei bambini e creare occasioni di partecipazione. A titolo esemplificativo, la sperimentazione di pratiche decisionali relazionali che vedono coinvolti anche i bambini e i ragazzi come le Family Group Conference e i Dialoghi sul Futuro, l’introduzione della figura del Portavoce Professionale Indipendente in diversi servizi, la consultazione con gruppi di bambini e ragazzi per la riorganizzazione e valutazione dei servizi, la costituzione di network di ragazzi in uscita dai percorsi di tutela.

Tutte queste esperienze danno evidenza non solo della volontà e del grande desiderio di partecipazione dei bambini e dei ragazzi, ma anche della loro competenza nel comprendere le situazioni su cui sono chiamati a ragionare, riflettere in maniera seria su come vorrebbero vedere migliorate tali situazioni e dare al mondo degli adulti concrete indicazioni contribuendo efficacemente alle decisioni da prendere.

Alcuni consigli di lettura:

Il portavoce dei minori

Un manuale che spiega le ragioni della partecipazione dei bambini anche nei contesti di tutela minorile, mette a fuoco le difficoltà che i più piccoli incontrano nei processi decisionali e presenta la figura del Portavoce Professionale Indipendente per promuovere e facilitare la partecipazione dei bambini in diversi contesti formali.

Come facilitare una Family Group Conference

Il testo accompagna il lettore nel comprendere il funzionamento di una Family Group Conference, processo decisionale che vede al centro la famiglia chiamata a definire un progetto di tutela minorile. Sono chiaramente spiegate le fasi di realizzazione di una FGC e le funzioni di facilitazione che devono essere messe in atto.

Suggerimenti per la pratica:

A tutt’orecchi. Strumenti per la gestione dei colloqui con bambini e ragazzi nei percorsi di aiuto

Uno strumento che aiuta gli operatori a gestire i momenti di colloquio con i bambini proponendo attività creative e giochi che permettono di avvicinarsi al mondo dei bambini e aiutarli a esprimere le loro aspettative.

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