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Una scelta ponderata

L’etica professionale nel lavoro sociale digitale

L’utilizzo intensivo degli strumenti tecnologici, la crescente digitalizzazione di pratiche e processi, la pervasività dei social network hanno cambiato non solo le prassi di vita privata dei singoli ma anche le pratiche professionali, incluse quelle degli assistenti sociali, apparentemente impermeabili a questi cambiamenti. Oggi gli assistenti sociali si interfacciano con innumerevoli strumenti digitali: gli operatori si confrontano con la possibilità di interagire con le persone che accedono ai servizi e con i colleghi attraverso piattaforme online, applicazioni di messaggistica istantanea, social network e sono sempre più chiamati a utilizzare strumenti tecnologici nel lavoro di back-office, utilizzando piattaforme informatiche, salvando le cartelle sociali e altri documenti su piattaforme cloud o perfino utilizzando strumenti di intelligenza artificiale o di robotica.

In Italia, con la nuova edizione del Codice Deontologico (2020), sono stati inseriti dei riferimenti al mondo digitale nel quale anche gli assistenti sociali si trovano spesso a lavorare. Sono infatti diversi gli articoli del Codice che aggiungono il riferimento «anche nell’utilizzo dei mezzi di comunicazione di massa e, in particolare, dei social network e dei social media», nella direzione di porre l’attenzione ai diversi contesti non tradizionali entro cui può svilupparsi l’operato dell’assistente sociale, indicando un orientamento di accortezza rispetto a tutto ciò che rientra nella categoria «digitale».

In generale, gli assistenti sociali che costruiscono percorsi di aiuto attraverso strumenti tecnologici devono tenere in considerazione le potenziali insidie connesse al mondo digitale. Per orientare il lavoro degli assistenti sociali, molti degli autori che hanno trattato il tema delle implicazioni etiche nel lavoro sociale digitale hanno identificato alcuni temi da tenere in considerazione. Innanzitutto, la necessità che gli assistenti sociali che promuovono l’utilizzo di strumenti digitali nel lavoro quotidiano (attraverso l’uso di internet, social media, chat online, messaggi, mail, smartphone, telefoni fissi e tecnologia video) si impegnino a intraprendere adeguati percorsi di studio, formazione, consultazione e supervisione da parte di persone competenti nell’utilizzo di tecnologie nei servizi. La letteratura fa poi riferimento all’importanza di salvaguardare la privacy e la riservatezza nelle pratiche d’aiuto a distanza o attraverso strumenti online: non solo devono essere rispettate le normative in materia di trattamento dei dati personali con i conseguenti accorgimenti rispetto all’archiviazione dei dati, ma deve essere garantita estrema correttezza nell’utilizzo di siti online (Google, Facebook, ecc.) per raccogliere informazioni sulle persone che accedono ai servizi senza il loro consenso, che dovrebbe essere limitato a eccezionali circostanze di emergenza. In ultimo, gli operatori dovrebbero sempre porre particolare attenzione all’utilizzo di social network come Facebook, Linkedin, Instagram, potenzialmente forieri di situazioni ambigue, in cui non sono chiari i confini della relazione. Per questo motivo, gli assistenti sociali dovrebbero assolutamente evitare le comunicazioni online con persone che non sono più in carico ai servizi o costruire relazioni d’aiuto con persone conosciute sui social network e devono adottare particolari accorgimenti rispetto alla divulgazione inappropriata di informazioni personali attraverso le pagine social, le piattaforme di messaggistica istantanea e le mail.

L’articolo completo “Una scelta ponderata” è disponibile sul numero di dicembre 2021 della rivista Erickson “Lavoro sociale”

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