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Community work e intercultura 1

Community work e intercultura

Perché abbiamo bisogno di un nuovo modo di intendere l’incontro tra persone e culture diverse

Parlando di lavoro sociale di comunità con persone di minoranza etnica, si possono incontrare aggettivi come «multiculturale» o «interculturale» a definire la specificità dell’incontro. Eppure, queste due parole non hanno lo stesso significato. Ciò che distingue l’espressione «interculturale» da «multiculturale» è l’accento su «inter-». Svolgere lavoro sociale multiculturale significa lavorare con molteplici gruppi etnici diversi; operare nella logica del lavoro sociale interculturale implica lavorare tra culture diverse. Il prefisso «inter-» indica che le culture sono in relazione, che c’è contatto: l’interazione tra culture diverse è inevitabile oltre che necessaria, anche quando conflittuale. Ma cosa vuol dire «tra culture diverse»?

Riconoscere che il lavoro sociale di comunità è un lavoro tra culture diverse, e non in favore di persone che sono portatrici di culture diverse, ci chiede di cambiare il nostro modo di pensare. Se riconosciamo che si tratta di «un lavoro tra culture diverse», ammettiamo che le sfide del social work interculturale non riguardano solo il fatto che le persone con cui lavoriamo (le donne immigrate di un quartiere o un gruppo di minori stranieri non accompagnati) sono portatrici di differenze e culture diverse. Anche i cittadini, gli operatori sociali o i volontari portano cultura e differenza nelle relazioni di aiuto e nei progetti di comunità, anche se è più istintivo concentrarci sulle differenze culturali che porta l’Altro. Quando l’operatrice sociale ragiona con un gruppo di adolescenti figli delle cosiddette «seconde generazioni», quando incontra neo-mamme immigrate in situazioni di difficoltà, quando intende dare voce a persone che hanno subito un’ingiustizia, un trauma o una violenza, lo fa alla luce della sua cultura, interpretando non solo il suo mandato professionale e istituzionale ma anche il suo modo di vivere. C’è dunque anche la sua cultura negli interventi e nei progetti di comunità, così come c’è quella degli altri operatori, dei cittadini, dei volontari.

Dobbiamo dunque riconoscere che è l’incontro tra culture diverse l’elemento sfidante nei percorsi di aiuto, non la cultura delle persone immigrate in quanto diversa. La responsabilità della complessità del lavoro di comunità va tenuta al centro, va tenuta nella relazione, ossia non attribuita alla comunità etnica.

L’articolo completo “Community work e intercultura” è disponibile sul numero di dicembre 2021 della rivista Erickson “Lavoro sociale”

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