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L’uso dei social nelle comunità per minori 1

L’uso dei social nelle comunità per minori

La relazione educativa e le forme di controllo

Nel compito di controllo dell’utilizzo dei mezzi digitali da parte dei ragazzi all’interno delle comunità per minori, un’équipe educativa non può affidarsi esclusivamente a mezzi tecnici, per quanto raffinati essi siano. Avere il controllo totale rimane un’illusione ed è facile finire nei guai per effetto delle zone d’ombra: occorre bilanciare l’equazione con l’alleanza educativa.

È importante discutere del «problema» con il ragazzo e farlo crescere in consapevolezza e capacità di uso responsabile delle cose. Ad esempio, potrebbe essere utile prevedere un progetto educativo con un’iniziale e momentanea «privazione» dei dispositivi con accesso alla rete, accompagnato da un percorso formativo per la crescita di responsabilità. Questa soluzione può essere inserita in un sistema di token economy in cui, compiendo le azioni appropriate, il ragazzo si guadagna i «punti di merito» necessari per «sbloccare» l’uso dei dispositivi. Tale soluzione aiuterà l’équipe educativa a valutare quale sia il momento appropriato in cui il ragazzo possa ricominciare a utilizzare internet e il cellulare in maniera corretta. In quel momento sarà importante spiegare al ragazzo tutti i mezzi di controllo che verranno impiegati.

Un altro aspetto fondamentale è tenere conto dei sistemi che già sono in atto per legge: età minima di accesso ai servizi, sistemi di parental control che aiutino a filtrare i contenuti, indicazioni PEGI per i giochi. In prospettiva, è utile agire in piena alleanza con i familiari e quindi entrare in possesso di una delega dei genitori, che mantengono la responsabilità. Nella delega è meglio specificare le tipologie di controllo di cui la struttura intende avvalersi, evidenziando in che modo queste tecniche agiscano nell’interesse del minore. È bene che il contenuto del testo sia condiviso con il ragazzo e faccia parte di un vero e proprio patto educativo stretto in alleanza con il minore. Nel patto è fondamentale stabilire delle fasce orarie nelle quali è consentito l’uso dei dispositivi, favorendo le pratiche di controllo. Sembra buona prassi, anche, differenziare l’uso del cellulare per modalità e disponibilità temporale tra chi è agli inizi del suo percorso e chi invece ha maturato consapevolezza e responsabilità.

In alcuni casi, inoltre, le nuove tecnologie possono fornire soluzioni aggiuntive agli educatori per le funzioni di assistenza e vigilanza. Una soluzione potrebbe essere quella di attivare i cellulari, consegnati ai ragazzi, mediante un’account aziendale in modo da poter accedere ai servizi di geolocalizzazione in caso di allontanamento non autorizzato, oppure avere la possibilità di bloccare il dispositivo in caso di uso illecito, oltre al fatto di poter accedere a una serie di dati sull’uso del dispositivo che facilitano le operazioni di controllo.

L’uso della rete è ormai una parte importante nella vita delle persone e tale proporzione potrebbe aumentare per le generazioni che stiamo aiutando a crescere, di conseguenza anche lo spazio educativo che dedichiamo a queste tematiche deve crescere. È quindi centrale la funzione di controllo da parte degli adulti ed è anche un obbligo stabilito dalla legge. La trasparenza delle azioni di controllo non crea semplicemente disincentivo ma, se usata in maniera corretta, aiuta la relazione educativa, perché «se ne parla» e si riflette assieme. Per questo nel Progetto Educativo Individualizzato è utile programmare un cammino di crescita del ragazzo in cui a una maggiore assunzione di responsabilità corrisponda un uso più libero e disinvolto (ed anche più felice) dei dispositivi social.

L’articolo completo “L’uso dei social nelle comunità per minori” è disponibile sul numero di agosto 2021 della rivista Erickson “Lavoro sociale”

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