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Focus - Seminare comunità 1

Seminare comunità

L’esperienza di Stay Human

Nell’immaginario collettivo sono associati a furti, malavita, a campi nomadi, a uno stile di vita precario e girovago, ad analfabetismo. Pochi conoscono la loro storia, cultura e tradizioni e quelle poche informazioni di cui si è a conoscenza sono influenzate da una visione erronea e stereotipata, vittima di pregiudizi che da secoli caratterizzano questa minoranza etnica.

Ebbene sì, parliamo dei cosiddetti zingari, nomadi, gitani evitando di elencare altri termini dispregiativi simili con cui la società maggioritaria usa definirli. Sono presenti in tutti i continenti con quasi 22 milioni di persone e, con i suoi 12 milioni, la popolazione romaní rappresenta la minoranza etnica più grande d’Europa, di cui tuttavia ancora oggi non si conosce la cultura, la storia e la lingua di questo popolo arrivato da lontano e, ahimè, spesso ciò è sconosciuto anche all’interno delle stesse comunità. 

Cos’è Stay Human?

Per creare una società di comunità è necessaria un’interazione concreta e attiva attraverso un percorso di collaborazione e reciproca conoscenza tra comunità RSC (Rom, Sinti e Caminanti) e comunità maggioritaria. Obiettivo di reciprocità che da sempre caratterizza l’Associazione Stay Human, associazione composta da persone di etnia rom e non, che dall’anno della sua fondazione è impegnata nel sostegno di soggetti vulnerabili sia in Italia che all’estero.

Ma come poter far conoscere una cultura così denigrata e vittima di stereotipi così negativi? Aprendosi.

Come molte minoranze perseguitate nel corso dei secoli, anche la comunità RSC per timore dell’«estraneo» ha adottato una chiusura a «testuggine» verso il mondo che la circonda, ma ciò sta cambiando con le nuove generazioni: sono loro, infatti, i veri agenti di cambiamento. Giovani rom e non rom che hanno desiderio e necessità di scoprirsi e conoscersi e noi di Stay Human offriamo loro la possibilità di far ciò attraverso la partecipazione ad attività nazionali e internazionali, come l’evento internazionale «Dikh he na bister» («Guarda e non dimenticare»).

Per quanto possa sembrare effimera la conoscenza di un popolo attraverso eventi partecipati, li possiamo considerare good practices attraverso i quali raggiungere non solo una profonda conoscenza delle comunità coinvolte, ma anche raggiungere obiettivi che influenzano la vita e il futuro delle comunità RSC.

L’articolo completo “Adolescenza e migrazioni” è disponibile sul numero di giugno 2022 della rivista della rivista Erickson “Lavoro sociale”.

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