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Adulti fragili 1

Adulti fragili

Intervista a Matteo Lancini

Qual è lo spazio oggi nella nostra società per bambini e adolescenti? Sono in grado gli adulti di rispondere in modo valido ai loro bisogni? Questi e altri temi abbiamo deciso di affrontare in un’intervista a Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta, autore delle recenti pubblicazioni L’età tradita (Raffaello Cortina, 2021)e Figli di internet (Erickson,2022). 

La comunità educante oggi è scomparsa?

In un passato, magari non troppo recente ma neanche troppo lontano, esisteva una modalità di prendersi carico dei bambini, e in parte anche degli adolescenti, che era più diffusa. Oggi invece esiste un modello molto più competitivo e individualista rispetto al passato ed è sotto gli occhi di tutti.

Si faceva in modo che i figli fossero consegnati a una comunità educante, che svolgeva una funzione di crescita. Oggi il corpo dei figli, ben prima dell’avvento di internet, dei videogiochi e dei social network, è sotto sequestro di angosce e paranoie, perché i genitori hanno preso i propri figli e li educano dentro un’organizzazione dove non c’è solitudine, sempre sotto controllo e in contesti regolamentati, sotto l’egida di gruppi formali organizzati in cui si fanno attività. Questo nasce dal fatto che gli adulti sono terrorizzati dall’idea che i figli vivano la società. E questo è dovuto anche a una caduta della comunità educante. 

Cosa significa “raggiungere l’adolescente là dove è”?

Oggi esiste una fragilità adulta senza precedenti in questa società individualista, incerta, in cui molto spesso papà, mamma e insegnanti fanno azioni che non sono identificate con i bisogni del bambino, dell’adolescente, dello studente che hanno davanti. Spesso, invece, fanno certe cose solo per sentirsi a posto con la coscienza di adulto autorevole. 

Raggiungere l’adolescente là dove è» clinicamente significa identificarsi con i bisogni attuali e futuri del soggetto che hai davanti.

«Raggiungere l’adolescente là dove è» significa più in generale capire che oggi l’unico lavoro certo secondo tutti per i nostri figli sarà o produrre un videogioco o saper usare internet. Che la scuola o la famiglia continuino a considerarli nemici della loro crescita — peraltro utilizzandoli ogni giorno nella propria professione e non solo —, trovo che sia una drammatica espressione della fragilità adulta che proietta in internet e nella pandemia le contraddizioni che loro stessi creano. Se non ci facciamo carico della fragilità adulta, ai ragazzi non resterà che internet. 

Che ruolo hanno la politica e le istituzioni nella formazione di bambini e adolescenti?

Bisogna trovare delle modalità in cui si faccia sentire ai ragazzi che stiamo pensando a costruire una società per loro.

Intanto, credo che bisognerebbe avvicinare delle risorse: a tutti sono stati dati dei ristori, non capisco come non si possano dare dei contributi anche ai giovani. In che forma spetta alla politica capirlo, ma ad esempio trovo incredibile che oggi non ci sia al primo posto l’idea chele scuole riaprendo devono sempre essere connesse a internet, con un collegamento ad alta velocità. 

L’intervista completa a Matteo Lancini è disponibile sul numero di giugno 2022 della rivista Erickson “Lavoro sociale”.

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