Gli operatori sociali dedicano molto tempo alla scrittura (alcune ricerche suggeriscono che dedichino tra il 50 e il 98% del loro tempo a scrivere) e molto spesso percepiscono questa attività come un’incombenza che sottrae tempo al «vero» lavoro, il lavoro diretto con le persone. La scrittura è, invece, parte integrante e vitale del nostro lavoro con le persone, e per tale motivo ad essa vanno prestate cura e attenzione.
Infatti, è importante riconoscere che tutto ciò che scriviamo ha un forte impatto sulla vita delle persone.
Spesso, nei percorsi di formazione, si osserva che anche chi è più abile nello scrivere, non è sempre consapevole del potere che esercita attraverso la scrittura: non ci si interroga abbastanza sulle conseguenze di quello che scriviamo e di come lo scriviamo per le persone coinvolte nei percorsi di aiuto.
Se la scrittura è uno strumento professionale all’interno del percorso di aiuto con le persone, la consapevolezza delle sue implicazioni etiche diventa un elemento cardine per una scrittura competente.
In particolare, una scrittura professionale etica poggia sull’integrazione di tre elementi congiunti:
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una profonda consapevolezza delle responsabilità connesse alla scrittura;
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una piena comprensione dei principi del lavoro sociale che consenta la loro applicazione in pratica;
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una solida padronanza delle abilità di composizione, retorica e tecniche di scrittura.
Tutti questi tre elementi sono fondamentali e non possono fare a meno l’uno dell’altro.
L’articolo completo “Per una scrittura riflessiva” è disponibile sul numero di giugno 2021 della rivista Erickson “Lavoro sociale”
