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In cerca di origini 1

In cerca di origini

L’uso dei social nei casi di adozione

Le persone adottate sono naturalmente spinte a voler comprendere la propria storia, e questo bisogno è funzionale al proprio benessere perché consente la costruzione di un’identità stabile.
Questo bisogno diviene fondamentale in adolescenza, momento in cui l’emergere della capacità di prefigurarsi scenari ipotetici, unita al bisogno di costruire una propria identità, portano tutti i ragazzi — non solo adottati — a cercare risposte più profonde rispetto alla propria storia.

I social sono un canale di diffusione e affermazione del diritto delle persone adottate di accedere alle informazioni relative alla propria storia; una realtà in cui è possibile pubblicare e diffondere appelli di ricerca dei propri genitori biologici attraverso la diffusione delle informazioni di cui le persone adottate sono in possesso; uno strumento per contattare possibili componenti del nucleo familiare biologico; un luogo (virtuale) in cui è possibile entrare in contatto con altre persone adottate che hanno avviato o stanno iniziando il percorso di ricostruzione della propria storia preadottiva.

Tali funzioni necessitano non solo di essere riconosciute da parte di coloro che si occupano, a vario titolo, di ricostruzione della storia delle persone adottate (operatori sociali, giudici, avvocati, famiglie adottive); ma dovranno anche essere maneggiate da questi soggetti con una certa dimestichezza, al fine di poter offrire un supporto nel loro utilizzo.
Una delle principali critiche mosse rispetto all’utilizzo di Facebook per la ricerca delle origini è connessa al rischio che la persona lo utilizzi in solitudine, senza che vi sia alcuna forma di supporto, acuendo la possibilità di esporsi a rischi, sia concreti che emotivi, e alimentando il senso di solitudine che già caratterizza molte esperienze adottive.

Pur ritenendo indiscutibile il fatto che l’accesso e l’utilizzo di Facebook sia un’attività prettamente individuale, è necessario specificare due aspetti:

  1. se i professionisti o i familiari adottivi avessero maggiori competenze e conoscenze riguardo all’utilizzo di questi strumenti, potrebbero proporre il proprio supporto a chi li utilizza, riducendone quindi la solitudine e la possibilità di incorrere in situazioni rischiose;

  2. le potenti dinamiche di mutualità tra gli iscritti alle pagine o ai gruppi Facebook dedicati alla ricerca delle origini rendono possibile azzardare un parallelismo con quanto avviene nei gruppi di auto/mutuo aiuto.

Il contatto (virtuale) con chi ha vissuto la medesima esperienza e la condivisione del proprio percorso di ricerca delle origini è una forma di sostegno fondamentale per le persone adottate, in grado di rispondere a molte delle loro esigenze non solo connesse all’ottenimento dei nominativi dei genitori di nascita, ma anche alla riduzione del senso di solitudine, al sostegno nell’accettazione della propria condizione e al trovare qualcuno a cui non è necessario spiegare i momenti di difficoltà, perché li conosce e li ha vissuti allo stesso modo.

L’articolo completo “In cerca di origini” è disponibile sul numero di aprile 2021 della rivista Erickson “ rivista Erickson “Lavoro sociale

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