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Discriminazioni di genere e social work 1

Discriminazioni di genere e social work

Come mettere in atto pratiche anti-sessiste nel lavoro sociale

Nonostante ci sia una crescente riflessione teorica sulle discriminazioni di genere a livello di politiche di contrasto da adottare, è difficile che queste possano avere un impatto sulla realtà senza una pratica anti-sessista. È quindi fondamentale focalizzarsi su alcuni modi in cui le pratiche anti-sessiste possano diventare realtà. Non esiste una formula per rendere possibile questo percorso, ma identificando alcuni principi, nel volume Antidiscriminatory practice: Equality, Diversity and Social Justice, Neil Thompson ci aiuta a muoverci in questa direzione.

  1. La finalità del Social Work è accompagnare in un percorso di empowerment, non di adattamento al ruolo. Il compito del Social Work è sostenere le donne nel loro superare o sfidare le oppressioni che esperiscono. 

  2. Evitare assunti stereotipati. Non dovremmo assumere, per esempio, che l’uomo sia il capofamiglia e il principale decisore in una famiglia tradizionalmente considerata «normale». Se non stiamo attenti, la valutazione delle dinamiche familiari rischia di ridursi in un salto verso conclusioni sessiste.

  3. Nei casi che coinvolgono i minori, il nostro lavoro dovrebbe essere rivolto verso entrambi i genitori e non solo verso le madri. Altrimenti corriamo il rischio di incolpare/ biasimare le madri e rinforzare l’idea che vede le donne come le principali responsabili della famiglia. 

  4. Resistere alle pressioni che collocano le donne nel ruolo di caregiver. L’ideologia sessista ci porta a credere che sia naturale per le donne essere caregiver, e questo può portarci a ignorare o marginalizzare la forte pressione connessa ai ruoli di cura. 

  5. Anche le persone che si rivolgono ai servizi sono influenzate dall’ideologia sessista.  È importante aiutarle a diventare consapevoli che le discriminazioni di genere possono contribuire a creare i loro problemi o a diventare barriere che ne impediscono il superamento. 

  6. Attenzione a non rappresentare in maniera ingiustificata le persone (soprattutto le donne) come incapaci o inette, al fine di ottenere per loro maggiori prestazioni: questa strategia fuorviante ha l’effetto di produrre una dipendenza forzata. 

  7. Le donne sono spesso invisibili, e il loro contributo non viene riconosciuto. Gli operatori sociali devono riconoscere alle donne un appropriato valore: dar valore ai loro sentimenti, a quello che pensano, al loro lavoro. A livello micro il Social Work può contribuire a rafforzare l’autostima delle donne che accedono ai servizi e a livello macro giocare una piccola parte nell’abbattere la svalutazione delle donne causata dal sessismo. 

  8. Essere sensibili alle molestie sessuali, contrastarle apertamente e fare attenzione anche a quelle non intenzionali. Questo può riguardare sia le colleghe sia coloro che chiedono aiuto. Nonostante alcune molestie non siano intenzionali, ma si fondano su un’insensibilità dei bisogni e dei sentimenti femminili, non sono per questo meno oppressive. Il Social Work anti-sessista deve quindi sfidare le forme intenzionali di molestie e sviluppare consapevolezza sufficiente per evitarne le forme inintenzionali. 

  9. Problematizzare e sfidare le pratiche, le attitudini, i valori, le prassi discriminatorie che si danno abitualmente per scontate, mettendo in luce il loro effetto oppressivo. In breve, questo significa interrogarsi sugli assunti riguardanti uomini e donne nella società e l’adozione di un approccio critico.

L’articolo completo “Discriminazioni di genere e social work” è disponibile sul numero di febbraio 2021 della rivista Erickson “Lavoro sociale

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