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Il nuovo PEI su base ICF: cambiamenti e novità di rilievo 1

Il nuovo PEI su base ICF: cambiamenti e novità di rilievo

L’evoluzione di uno strumento di grande importanza per gli alunni con disabilità

La storia del Piano Educativo Individualizzato (PEI) è iniziata nel 1992 con la legge 104/92, che è stata per tanti anni il riferimento legislativo per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone con disabilità. Negli anni, il PEI è ha conosciuto varie modifiche. Le più importanti sono state introdotte con il decreto legislativo 66/2017, che ha posto innovazioni significative. 

Quella più lodevole, dal mio punto di vista, è la la contestualizzazione della “personalizzazione” dell’insegnamento prevista per l’alunno con disabilità all’interno di un ambiente di apprendimento. Questo ampliamento del contesto di riferimento in cui deve realizzarsi la personalizzazione, e pensiamo al gruppo-classe, all’istituzione scolastica, al territorio di riferimento, è una novità importante perché muove verso la piena inclusione del ragazzo con disabilità, la massima possibile. Questo nuovo concetto di ambiente di apprendimento risulta inclusivo in quanto i “bisogni educativi speciali” sono considerati “quotidianamente normali”. Per promuovere tale cambiamento che è stato, ed è, di tipo politico e culturale è necessario pensare alla persona con disabilità nel suo progetto di vita, superando la visione hic et nunc e soprattutto gli stereotipi che accompagnano le limitazioni, per far emergere le potenzialità e le facilitazioni al fine di “ immaginare “ la persona con disabilità quando sarà “grande”.

Un’altra importantissima novità è l’introduzione del profilo di funzionamento (PF) al posto della diagnosi funzionale e del profilo dinamico funzionale. Questo documento, che è propedeutico e necessario alla predisposizione del PEI, tiene conto della classificazione ICF dell’OMS, spostando l’attenzione dalla patologia alle funzionalità. Se ci fermiamo un attimo a pensare, questo punto rappresenta una svolta.

Infatti dal punto di vista formativo, ciò che ci interessa non sono gli aspetti della patologia che comportano mancati funzionamenti, ma al contrario quello che funziona e che pertanto possiamo sviluppare e potenziare.

Un PEI, se vuole essere veramente innovativo, deve essere ragionato sulle competenze che ha il ragazzo con disabilità, facendole emergere con chiarezza. È questo il tipo di PEI che permette di ricavare una “cassetta per gli attrezzi” e allargare l’orizzonte di riflessione a un vero progetto di vita.

Un altro aspetto che mi piace sottolineare è che nel nuovo PEI devono essere contenuti non solo gli strumenti, le compensazioni, gli obiettivi, ma anche quegli aspetti di formazione non formale o informale, tra cui ad esempio l’alternanza scuola-lavoro, quindi le competenze trasversali e culturali assieme . In questo modo si spingono i ragazzi ad esprimersi, al meglio delle loro possibilità, anche in contesti extra-scolastici e le scuole a recepire i processi di apprendimento che i ragazzi mettono in atto in quegli ambiti e che inevitabilmente hanno ricadute significative nell’apprendimento scolastico.

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