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I mini gialli dei dettati 2
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Il luogo e la bellezza

Ripartiamo dalla bellezza degli spazi in cui lavorare, progettare, giocare per condizionare in modo positivo l’esperienza del vivere

Ho trovato il senso di questa dicotomia umana in una frase attribuita ad una donna straordinaria: Edith Stein. “Ogni persona deve scegliere se camminerà nella luce dell’altruismo creativo o nel buio dell’egoismo distruttivo”. (Sinclair J.,Edith Stein .Una rosa d’inverno)

Questo della luce è un tema ricorsivo in molti personaggi più o meno famosi e anche molto diversi fra loro: potremmo considerarla una metafora della Bellezza.
Mauro Berruto è stato allenatore della nazionale di Pallavolo. Gli viene proposto di formare una squadra con un gruppo di ospiti di un Ospedale Psichiatrico Giudiziario. Detta una sola condizione: l’attività si deve svolgere non in una palestra qualsiasi ma nel Palasport di Montichiari, bellissimo.

Volevo creare intorno a quegli uomini delle condizioni di eccellenza: la rete, quella bella, i palloni ufficiali, le magliette di allenamento preparate negli spogliatoi, tutte le luci accese. Insomma tutto era perfetto, pulito, ordinato, luminoso. Ci allenammo per circa sei mesi pieni di emozioni che crescevano di allenamento in allenamento. Mai una defezione, mai una rinuncia. Io, in qualità di allenatore ero parte della coreografia: la differenza lo aveva fatto il luogo, la sua bellezza li aveva trasformati. Un report indicava che le necessità di psicofarmaci di quelle persone erano clamorosamente diminuite. Avevo imparato che la bellezza di ciò che ci circonda incide sul nostro comportamento.

Adriano Olivetti eredita dal padre una fabbrica che nella sua austerità è molto bella ma lui ha altre idee: dice che non vuole lavorare nel buio e che lo spazio deve essere adatto per gli operai e non viceversa. La luce deve entrare in fabbrica. La bellezza si esprime perché entra luce. Afferma che “bisogna reintrodurre la bellezza nella società in vari modi e uno di questi è portare la bellezza negli oggetti ma che per produrre bellezza è necessario lavorare in un luogo di bellezza. Se devi tornarci è bene che il luogo sia bello! Ma non basta perché è convinto che sia necessario andare oltre l’orizzonte del possibile e la Bellezza è un orizzonte del possibile e quindi è necessario che l’uomo viva in armonia anche con il paesaggio e possa prendersi cura del territorio.

Cambiano gli attori, le finalità, i tempi e i luoghi, ma il filo conduttore è sempre lo stesso: un’attenzione particolare nella costruzione e nella gestione degli spazi in cui vivere, lavorare, progettare, giocare.

In altre parole è fondamentale aver cura del contesto.

“L’essere umano sviluppa un progetto appoggiato da un paesaggio, che è un contesto capace di interagire, fornendo una base di appoggio ampia e quindi capace di sostenere un progetto ampiamente evolutivo” come afferma Andrea Canevaro.

Credo che una buonissima “base d’appoggio” possa essere la Bellezza che rende possibile la sensazione positiva di benessere che può condizionare positivamente l’esperienza del vivere.

Ma c’è di più: la bellezza ha in sé anche la forza di contrastare la rassegnazione, la paura “non ci può salvare, non ci può redimere, né tanto meno può eliminare il dolore o mettere a freno la morte. La bellezza ci salverà e ci salva tutt’ora dal mostro della disperazione. (Z.Bauman, A.Heller, La bellezza (non) ci salverà).

Ma c’è anche un nesso fra bellezza e giustizia: C’è un legame che non può essere disgiunto, e ciò che è bello, se vuole essere etico e non cosmetico, non può prescindere dalla tensione costante ad essere anche giusto" (Murgia M. Futuro interiore.)

Insomma, per andare oltre la sofferenza e per non avere più bisogno di eroi, bisogna affidarsi alla Bellezza.

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