Abbiamo intervistato il fondatore di Play Res e del gruppo di promozione per la ricerca sul gioco, Andrea Ligabue, tra i massimi esperti di giochi da tavolo e didattica ludica.
Professor Ligabue, perché pensiamo che giocare non sia un’attività «seria»?
Siamo abituati a credere che le parole gioco e serietà siano una l’opposto dell’altra, ma ci sbagliamo. Gioco e serietà possono addirittura essere sinonimi, perché i bambini quando giocano riversano in queste attività grande concentrazione e impegno.
Giocare, quindi, non significa solo divertirsi…
No. Il gioco è uno strumento attraverso il quale i bambini sviluppano competenze etiche, come il rispetto delle regole e degli altri partecipanti; relazionali, come socializzazione, lavoro di squadra, condivisione; cognitive, come creatività, attenzione, memoria, logica, ragionamento.
Il gioco come può entrare in classe?
Nonostante il gioco sia in molti casi considerato superfluo, è in realtà un’occasione preziosa, capace di rendere i bambini attivamente partecipi al processo di sviluppo delle competenze personali. Per questo può rappresentare una preziosa finestra per conoscere meglio i bambini per insegnanti ed educatori. Nel gioco, infatti, ognuno può anche esprimere se stesso in totale libertà da altri condizionamenti.