Un’indagine ministeriale svolta alcuni anni fa aveva rilevato che c’era un malessere diffuso negli studenti della scuola secondaria di I grado.
Uno degli elementi che sembrava avere la responsabilità di queste emozioni spiacevoli era il carico eccessivo di nozioni che gli studenti cercavano di memorizzare in modo veloce e passivo per riuscire a stare al ritmo delle richieste scolastiche.
Queste dinamiche producevano non solo un cattivo apprendimento, perché basato unicamente sulla memorizzazione passiva di nozioni mal comprese, ma anche un malessere diffuso che spaziava tra emozioni di ansia da prestazione, noia e rabbia nei confronti del corpo docente.
Ovviamente non tutte le situazioni scolastiche manifestavano queste dinamiche, tuttavia questa indagine ne aveva rilevato la presenza abbastanza diffusa.
Per evitare che questo accada si possono mettere in atto diverse azioni.
Una è legata alla programmazione di lezioni e unità di apprendimento che tengano in considerazione i diversi momenti di cui uno studente ha bisogno per apprendere in modo efficace.
Comprendere l’argomento agganciandolo con le sue conoscenze pregresse, rielaborare quanto appreso attraverso esercizi che gli permettano di utilizzare queste nuove conoscenze; guidare lo studente a monitorare come procede il suo apprendimento prima di passare ad un ripasso finale. La verifica poi dovrebbe essere l’analisi di quanto uno studente è riuscito a fare proprio l’argomento, più che la richiesta di riprodurre quanto appreso in modo passivo.
C’è quindi bisogno di un tempo diverso per permettere ai bambini e ai ragazzi di far proprie le nuove conoscenze, inserendo le informazioni all’interno di ciò che si sa già, modificandole secondo i propri schemi mentali e riproducendole in un modo nuovo è peculiare. Solo in questo modo è possibile ottenere un vero apprendimento.