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I mini gialli dei dettati 2
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Erickson compie 35 anni!

Abbiamo ripercorso alcune tappe delle nostra storia con Fabio Folgheraiter, docente all’Università Cattolica di Milano e co-fondatore Erickson

Nel 1984 grazie all’intuizione degli psicologi Dario Ianes e Fabio Folgheraiter è nata Erickson, per diffondere in tutta Italia una cultura dell’inclusione.

 

Professor Folgheraiter, che cosa vi ha spinto nel 1984 a fondare un Centro studi, che nel corso degli anni è cresciuto diventando una Casa editrice e un centro di formazione punto di riferimento nell’ambito dell’educazione, della didattica, della psicologia e del lavoro sociale?

Quello che possiamo dire oggi, andando indietro con il pensiero a 35 anni fa, è che sicuramente non potevamo pensare allora che la nostra iniziativa giovanile avrebbe avuto uno sviluppo simile. Quando siamo partiti eravamo concentrati sulle singole opere che ci capitava di scrivere o che trovavamo interessanti nella vasta letteratura internazionale.

Giorno per giorno, pensavamo di finire il libro che avevamo tra le mani oppure di tradurre il libro di qualche collega straniero che ci aveva colpito e che credevamo utile per gli operatori italiani della scuola o dei servizi sociali. Pensavamo a pubblicare un libro alla volta. Contestualmente in genere organizzavamo anche grandi convegni e corsi di formazione di livello nazionale per presentare meglio i concetti nuovi introdotti con i libri. 

Procedevamo passo dopo passo incoraggiati dai risultati a volte completamente inaspettati che il mercato riservava alle nostre iniziative. In partenza il campo disciplinare era quello della grave disabilità, con particolare attenzione ai metodi educativi che avrebbero potuto facilitare il lavoro degli insegnanti e degli educatori extrascolastici che avevano responsabilità per l’inclusione scolastica e sociale per queste persone. Poi ci siamo allargati ad ambiti diversi e ad altre discipline rispetto alla psicopedagogia e alla psicologia, come le politica di welfare e il lavoro sociale.


Nel corso di questi 35 anni, quali sono stati i successi e i principali aspetti innovativi che Erickson ha introdotto per promuovere l’inclusione e una nuova visione di welfare?

Inizialmente eravamo concentrati sugli aspetti tecnico metodologici delle pratiche professionali socio-educative, per mostrare agli operatori “come fare” a gestire situazioni complesse o per allora completamente insolite, come l’educazione dei bambini con disabilità nei contesti scolastici. 

Molte nostre opere hanno fornito le basi per grandi cambiamenti di atteggiamento e di capacità operative, penso al successo di un vecchio libro dal titolo “Matematica pratica” per le persone con disabilità intellettiva, un libro sull’educazione di bambini con sindrome di Down, un libro pionieristico sulla valutazione/diagnosi delle varie disabilità. 

Parallelamente abbiamo fornito spunti operativi nuovi nel campo delle capacità di rapporto interpersonale e di gestione di colloqui di aiuto: abbiamo tradotto un libro classico per la pratica del counseling di un grande autore francese (Roger Mucchielli) e un manuale altrettanto rilevante a livello internazionale per la gestione dei colloqui terapeutici nel campo delle tossicodipendenze (Il colloquio di motivazione di Miller e Rollnick). Un lavoro molto incisivo sul piano culturale siamo riusciti a farlo anche nel campo dei servizi sociali, dove con una serie di opere molto apprezzate abbiamo introdotto l’idea del “lavoro di rete” che per allora era decisamente avveniristica e che ora è per così dire il pane quotidiano di tutti gli operatori sociali.  


Guardiamo al futuro, quale sarà il ruolo di Erickson nei prossimi anni?

Come allora anche oggi siamo impegnati a dominare il presente che editorialmente è molto più complesso e incerto di allora. Negli anni ‘80 la romantica carta era l’unica possibilità su cui si poteva veicolare il pensiero. Ora con il digitale stanno evolvendo strumenti e mezzi espressivi di inaudite potenzialità che ancora non si comprende come possano stabilmente incardinarsi nell’editoria, la quale inevitabilmente sarà molto diversa da quella cui siamo abituati. 

Come diceva Sant'Agostino, il futuro non esiste ma si può scorgere in segnali ben piantati nel presente. Certamente anche per il futuro la nostra Casa editrice sarà tenacemente impegnata a continuare e a rafforzare, adeguandola alle possibilità dei tempi, la sua primaria  mission culturale e imprenditoriale, in una duplice direzione.

Da un lato vogliamo continuare ad offrire ai professionisti del mondo della scuola e del sociale il pensiero teorico e metodologico emergente a livello internazionale. Dall’altro, la grande esperienza maturata in Italia sui temi dell’inclusione scolastica e sociale ci consentirà di sviluppare l’apertura ai mercati esteri dei nostri prodotti editoriali, “restituendo” ai contesti internazionali più sensibili (Brasile, Cina, India) le conoscenze tecniche e scientifiche che negli ultimi decenni si sono rivelate importanti in Italia.