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Come fare quando i bambini non collaborano con i genitori? 1

Come fare quando i bambini non collaborano con i genitori?

Gianluca Daffi, esperto sul tema delle difficoltà di attenzione e pianificazione in età scolare, spiega alcune difficoltà che possono celarsi dietro ai comportamenti “non collaborativi” dei bambini.

Una delle frasi che i genitori di bambini con difficoltà nell’autocontrollo tendono a ripetere più spesso è: «Ma quante volte te lo devo dire?». La difficoltà di attenzione e l’impulsività sono spesso associate alla tendenza a ignorare le richieste provenienti dall’esterno e a perseverare in maniera ostinata in quello che si sta facendo. Questo comportamento non è apprezzato dagli adulti e tende a essere etichettato come intenzionalmente irrispettoso. Eppure chi vive quotidianamente a stretto contatto con questi bimbi sa bene che, nella maggior parte dei casi, questa mancanza di attenzione per le sollecitazioni dei genitori non parte dal desiderio di provocarli.

Il comportamento dei bambini con difficoltà di attenzione

Quello che i genitori di un bambino con difficoltà di attenzione osservano nel loro figlio non è una mancanza di abilità generalizzata nel prestare attenzione, bensì un’incapacità di controllare in modo efficace l’attenzione e di focalizzarla dove il compito lo richiede. Questi bambini possono apparire impegnatissimi in attività che catturano la loro motivazione ma, ahimè, incapaci di ri-orientare l’attenzione stessa per spostarla su una nuova attività se le circostanze lo richiedono. Ecco in che cosa consiste il loro «problema». Se stanno giocando con i dinosauri e i dinosauri tengono in ostaggio la loro attenzione, potrebbero non avere la capacità di spostarla e dirigerla verso le vostre richieste. Non si stanno rifiutando di rispondervi, ma semplicemente sono «bloccati» su altro e potremmo quasi dire che non riescono a «sentire» le nostre richieste. Sebbene il suono delle nostre parole arrivi alle loro orecchie e ne faccia vibrare i timpani, una parte del loro cervello non reagisce, nemmeno se minacciata. Fanno parte di questa categoria i bambini che — troppo presi dal gioco in atto — non si accorgono neppure della nostra presenza e che, interrotto il gioco e obbligati a fissarci negli occhi, non sanno ripeterci nemmeno quello che abbiamo più volte ripetuto ad alta voce.

Il comportamento dei bambini con difficoltà di autocontrollo

Ci sono bambini che sentono benissimo e magari ci rispondono con frasi del tipo: «Non ora… poi lo faccio… sì, ma dopo». Se hanno difficoltà di autocontrollo, magari in più di un contesto (casa, scuola, centro sportivo, ecc.), è importante che i genitori considerino che fragilità comportamentali di questo tipo spesso si manifestano in associazione a difficoltà di organizzazione e pianificazione, cosa che potrebbe rendere davvero complesso per la maggior parte di loro gestire più richieste contemporaneamente. Come mantenere attive nella memoria le informazioni relative a quello che stanno facendo e allo stesso tempo prestare attenzione a ciò che l’adulto chiede di fare? È un problema che sollecita la memoria di lavoro? Certamente sì, ma non solo. Forse le priorità dei nostri figli non combaciano con le nostre e questo, associato alla loro iperattività e alla loro tendenza a focalizzarsi prevalentemente sulla situazione presente, fa sì che l’adulto si trovi di fronte a continue attese, spesso confuse con una spiacevole mancanza di collaborazione.

Il comportamento dei bambini con carenza di motivazione e difficoltà di organizzazione

Ci sono bambini che ascoltano, iniziano a rispondere alle nostre richieste ma poi, a un certo punto, sembrano perdere la focalizzazione sulle nostre consegne: si interrompono e iniziano a fare altro, come se il primo compito, quello che avevamo prospettato, nella loro mente non esistesse più. Che cosa fa sì che archivino le nostre richieste ben prima di portarle a termine? Anche in questo caso la risposta non può essere solo la ridotta capacità di attenzione. Probabilmente c’è qualcosa in più che dovremmo analizzare sia a livello della motivazione ad agire, sia rispetto alle competenze legate alla pianificazione e all’organizzazione delle varie attività quotidiane in cui siamo impegnati.

Il comportamento dei bambini oppositivi

Infine troviamo i bambini con tratti oppositivi, per i quali ogni richiesta proveniente dall’esterno, se non strategicamente formulata, rischia di attivare all’estremo quel meccanismo che Jack Brehm chiama della reattanza psicologica, cioè una tendenza a ribellarsi a qualsiasi cosa limiti la propria libertà. In casi come questi potremmo quasi dire che è l’adulto che, commettendo errori nelle modalità con cui avanza le proprie richieste, provoca reazioni inadeguate in un bambino già predisposto a osteggiarlo e che, probabilmente, ancora non possiede quelle strategie che gli consentirebbero di assecondare la richiesta di collaborazione formulata dall’adulto. Anche tale incapacità andrebbe però ricondotta a una modalità di funzionamento a cui il bambino fatica a sottrarsi e quindi spetta a noi allearci nella ricerca di modalità alternative, piuttosto che attivare risposte polemiche e poco efficaci.

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