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I mini gialli dei dettati 2
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Quando l’ansia dei genitori turba la crescita serena dei figli 1

Quando l’ansia dei genitori turba la crescita serena dei figli

La favola “Una calamita di mamma” ci parla di madri iperprotettive che rischiano di soffocare la crescita equilibrata dei propri figli: lo psicoterapeuta Alberto Pellai ci spiega cosa si può fare in questi casi

La storia di Pallotto, il piccolo orsetto protagonista della favola “Una calamita di mamma”, presenta una mamma che ha sempre paura che il peggio possa accadere nella vita di suo figlio.
È una mamma che si sente così responsabile di dover accudire e proteggere il proprio cucciolo da non riuscire a pensare che anche lui ha le sue abilità e competenze.
In ogni situazione lei decide cosa lui deve fare, cosa dovrebbe sentire, come dovrebbe comportarsi.

Così la relazione tra la mamma e il figlio diventa un’infinita corsa a ostacoli, in cui il bambino prova a fare qualcosa e la mamma cerca sempre di fermarlo, fino a che la confusione non diventa così grande e l’ansia così accentuata che da qualche parte tutto questo disagio deve essere messo e sistemato.

A volte i bambini raccontano tutti questi problemi con i loro mal di testa e mal di pancia: si tratta di sintomi psicosomatici, in cui il bambino sente oggettivamente male ma non a causa di una malattia organica, bensì per colpa di un’emozione troppo forte e intensa per lui, un’emozione che non può essere collocata nella mente o nel cuore e quindi viene scaricata sul corpo e raccontata attraverso un sintomo organico.

Succede a volte che i nostri figli si sentano in ansia per noi e vogliano proteggerci in tutti i modi: l’orso Pallotto dentro di sé vede e riconosce tutte le paure che la sua mamma riversa su di lui, però non è capace di provare a cambiarla. Questo è un compito davvero impossibile per un cucciolo e quindi decide di rinunciare all’affermazione dei suoi bisogni e dei suoi diritti. È l’unico modo che Pallotto conosce per tutelare la mamma, che non vuole vedere sofferente, condizione che lo farebbe sentire in colpa, quasi responsabile di quel dolore da cui lui invece vorrebbe in ogni modo proteggerla. In questo modo Pallotto finisce nella gabbia delle paure che la sua mamma ha costruito intorno a lui.

Spero che questa favola vi faccia riflettere su tanti mal di testa e mal di pancia che spesso i bambini dichiarano di sentire, in assenza di altre evidenze che potrebbero fare pensare a una vera e propria malattia organica, e spero che questa favola vi aiuti a riflettere anche su tanti piccoli e grandi sintomi che affliggono la nostra vita da adulti: insonnia, cefalee, disturbi digestivi, problemi dermatologici…

Alcuni di questi sintomi spesso sono scatole, che racchiudono la parte più vera e più nascosta di noi: un mondo di emozioni così dolorose e disturbanti da diventare disturbo organico, perché non ci sono parole per spiegare altrimenti il dolore, lo sconforto, il disorientamento che certe sofferenze procurano al nostro mondo profondo. Ma noi abbiamo il potere di aprire questi scrigni che contengono le emozioni che fanno male. Possiamo chiedere aiuto se ci sembra che i contenuti di questi cassetti che abbiamo chiuso con un lucchetto nel cuore possano farci ancora male. Insomma, noi possiamo riprendere in mano la nostra vita e aprire quelle gabbie in cui a volte ci troviamo rinchiusi, spesso per la nostra incapacità di affrontare la realtà per quella che è, né bella né brutta, né perfetta né imperfetta, faticosa ma necessaria.

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