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I mini gialli dei dettati 2
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Durante l’isolamento mia figlia con DSA ha conquistato la sua autonomia

Stefania Zini, presidente della sezione AID di Bologna e mamma di una ragazza di 14 anni con dislessia, racconta l’esperienza positiva vissuta con la figlia Ilaria durante i mesi di lockdown

«Non tutte le tempeste arrivano per distruggerti la vita.
Alcune arrivano per pulire il tuo cammino
».
Lucio Anneo Seneca

Mi chiamo Stefania e sono una mamma di tre splendide ragazze; una di loro, Ilaria, 14 anni, terza secondaria di primo grado, è dislessica, discalculica, disortografica. Ma, come dice sempre lei, non è solo questo. Se fosse una regione della terra, sarebbe l’Islanda, un territorio giovane, dove i vulcani cambiano continuamente la sua geografia interna ed esterna, sorprendendo ogni volta l’osservatore o il turista, ma anche l’esperto geografo, che deve riaggiornare periodicamente la mappa.
Ovviamente tutto questo deriva dal suo essere quello che è arricchito dal suo essere adolescente.

Dal 23 di febbraio di quest’anno a oggi, cioè da circa 50 giorni, Ilaria non esce di casa, a causa del Covid 19, non va a scuola, non vede, non tocca i suoi compagni e come tutti noi della sua famiglia, non va al parco, al cinema, a mangiare un gelato, in pizzeria, ecc. La prima settimana è stata come essere in vacanza, niente compiti, niente lezioni, sveglia tardi e a letto tardi; io lavoravo ancora quasi normalmente e tornavo a casa ai soliti orari. La televisione parlava sì della situazione, che cominciava a diventare preoccupante, ma a noi sembrava ancora qualcosa di distante e assolutamente superabile.

Le lezioni online sono iniziate praticamente la seconda settimana di chiusura delle scuole, grazie a un collegio docenti particolarmente attivo, attento e in grado di passare all’uso di una DaD abbastanza inquadrata fin da subito, anche se all’inizio ci sono state alcune difficoltà legate al fatto che i compiti venivano assegnati utilizzando canali diversi e, soprattutto per Ilaria che trova difficoltà nel seguire più istruzioni in fila, non è stato semplice. Io, che continuavo a lavorare, mi ritrovavo a passare al telefono ore e ore per comunicare con gli insegnanti, la classe (essendo rappresentante dei genitori) e per cercare i compiti su Classroom, registro elettronico ecc…, oltre ad aiutare Ilaria nell’esecuzione di alcune consegne, non facili o non chiare. Ė stato questo un periodo particolarmente stressante, anche se Ilaria, usando il computer da sempre sia a scuola che a casa, ovviamente aveva più dimestichezza rispetto ad alcuni suoi compagni che magari non lo avevano mai usato se non per videogames. La mia preoccupazione era come avrebbe potuto mia figlia apprendere argomenti nuovi e farli propri, con una didattica così diversa e senza un periodo di prova, dalla sera alla mattina… e poi soprattutto prepararsi per sostenere un esame di fine anno. Poi la notizia del lockdown fino al 3 aprile: Ilaria si è messa a piangere, perché voleva tornare a scuola.
Girava per casa con lo zaino preparato sulle spalle e poi si sedeva davanti al computer nella sua camera, chiudendo la porta, dopo averci salutati come ogni mattina prima della chiusura della scuola.
La mattina del 16 marzo mi sono alzata come sempre per andare al lavoro, ma il sindaco di Medicina, la notte precedente aveva dovuto prendere una decisione insieme inevitabile e particolarmente dura per la nostra città: Medicina era diventata zona rossa e pertanto non si poteva né entrare né uscire e anche io ho dovuto sospendere la mia attività. Da quel giorno si poteva uscire di casa rimanendo dentro la città solo per necessità. Io mi aspettavo di dover passare i pomeriggi ad aiutare Ilaria a fare i compiti, ma come si dice nel film Billy Elliot, “In ognuno di noi c’è un talento che aspetta di essere tirato fuori”: quando la vita si tinge di grigio, lì dimostri la tua forza, ma soprattutto la tua grandezza. Ilaria ha cominciato a dimostrare un’autonomia nel gestire le lezioni e i compiti che non avevo mai visto prima: ad ogni mia offerta di aiuto, lei mi guardava e mi rispondeva che ce la faceva da sola. Allora io le replicavo: “Lo sai che te lo chiederò fino a quando andrai all’università, vero?” e lei sconfortata: “No, ma perché?”

Anche ora che sono 50 giorni che siamo in quarantena, anche se non siamo più zona rossa, ma poco cambia, Io provo sentimenti estremamente contrastanti riguardo a questa autonomia di mia figlia: orgoglio per come nonostante tutte le difficoltà che incontra non si demoralizza (ma non lo ha mai fatto) e ottiene risultati, raggiunge obiettivi da sola, da sola! Ma anche preoccupazione e ansia, perché al contrario io non riesco a essere tranquilla e ho sempre paura che lei da sola non riesca, che si impegni tanto, ma poi non riesca a ottenere quello che si merita. Mi sento anche più “mamma” e meno “ insegnante” rispetto a prima, quando odiavo dover passare tante ore con lei solo a fare compiti e questa forse è la sensazione più strana che provo. Il regalo migliore che puoi fare a tuo figlio e a te stessa è il tuo tempo! Nella mia famiglia sono sempre esistiti momenti tutti insieme, come la cena, il film sul divano dopo cena ecc… Perciò in questi 50 giorni in cui abbiamo dovuto convivere 24 ore su 24 per noi è stato bello perché insieme stiamo bene, tutto il giorno in pigiama, abbiamo giocato a carte, a Memory, a Monopoly, a Taboo. Abbiamo fatto la serata carnevale, travestendoci come ci piaceva e abbiamo ballato sulle note di un filmato di youtube sul carnevale di Rio, ritrovandoci poi stanchi seduti sul divano a commentare i nomi e i costumi fantastici dei ballerini brasiliani. Ilaria e le sue sorelle hanno mantenuto la tradizione della serata sorelle e per due volte prima in camera di Ilaria e poi in quella di Elisa hanno guardato un film, lasciando me e mio marito “da soli” in sala.

Abbiamo un cortile piuttosto grande e tre cani, il tempo atmosferico favorevole ha permesso a Ilaria e alle sue sorelle di trascorrere molto tempo a prendere il sole e fare tiri al canestro, giocando con i cani. Un giorno ho letto a Ilaria la lettera del direttore generale dell’ufficio scolastico regionale dell’Emilia Romagna, ing. Versari, che prendeva spunto dal libro di Taleb “Il cigno nero”, poi l’insegnante di lettere lo ha proposto anche durante una loro lezione e Ilaria, avendo scoperto le potenzialità di Power Point e grazie a un compito assegnato dalla stessa insegnante, ha realizzato una presentazione multimediale trasversale a tutte le materie scolastiche sul cigno nero.

In effetti la maggior parte delle insegnanti di mia figlia ha saputo sfruttare la DAD anche metodologicamente, assegnando compiti “nuovi”, come la realizzazione di video per spiegare le leggi di Keplero, fornendo materiale online, con il metodo della flipped classroom. Una sera Ilaria ha voluto preparare la crema al mascarpone ed essendole venuta diversa da quella che di solito faccio io, ha sentenziato: è diversa, le ho attaccato la dislessia! E da lì il suo mascarpone è diventato il “discarpone”!

In effetti anche se è strano da dire e con tutto il rispetto per le persone che stanno soffrendo, questa quarantena ci ha regalato anche tanto, lo stare insieme di più, il fare cose nuove, il comprendere la reale importanza di cose che noi abbiamo sempre ritenuto scontate. Ora Ilaria non ha più tanta nostalgia dei suoi compagni e non ha più tanto desiderio di ritornare a scuola e questo un po’ mi dispiace e mi spaventa: come sarà il ritorno alla normalità, quale sarà la nuova normalità, come la affronterà Ilaria? So che è forte, me lo ha dimostrato continuamente, ma il mio cuore resta sempre sul chi va là. Questa situazione e questo modus operandi sono diventati la nuova routine e questo non mi piace.

Gli insegnanti di mia figlia secondo il mio modesto parere hanno saputo sfruttare la DaD al meglio che potevano (non proprio tutti ma quasi) ma quando si tornerà scuola? Vorrei che questo sistema in qualche modo potesse continuare come routine, che sì esistessero ancora i libri cartacei, ma che i ragazzi, tutti i ragazzi non solo i DSA, dovessero, non potessero, usare libri digitali su device digitali, tablet, notebook ecc... e questo fin dalle elementari. In questo modo non sarebbe più così evidente la distinzione tra normolettori e DSA, considerando poi che gli strumenti compensativi sono indispensabili per i DSA ma sono utili anche per gli altri. Se ciò fosse stato così prima del Covid19, molte scuole e molti insegnanti non avrebbero trovato difficoltà nell’impostare una DaD, come purtroppo è successo in diversi istituti scolastici da informazioni ricevute da genitori, soprattutto della primaria, durante le assemblee online come presidente di AID Bologna.

Non si sa quando si potrà tornare a una pseudonormalità e questo credo preoccupi non solo me, ma credo che Ilaria sia cresciuta davvero tanto e che ogni giorno cambi come succede all’Islanda, non un cambiamento graduale ma vulcanico e io mi sento ogni giorno sempre più inutile, ma orgogliosa e curiosa di cosa succederà domani quando Ilaria aprirà la porta della sua camera.

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