La misura della prevalenza dei DSA nella popolazione risente della complessità fenomenica che li caratterizza e, come accade con altri disturbi del neurosviluppo, presenta oscillazioni molto ampie in relazione ai criteri definitori adottati, all’età di rilevazione e alle caratteristiche ortografiche della lingua.
Negli anni 2008-2013 è stata condotta una ricerca epidemiologica nazionale che ha evidenziato una prevalenza di disturbi specifici di lettura del 3,5% nella fascia d’età 8-10 anni, sostanzialmente omogenea nelle diverse macro aree regionali considerate. Lo studio ha anche rilevato che solo l’1,3% della popolazione esaminata aveva già ricevuto una diagnosi di dislessia e il 2,8% una diagnosi di DSA.
Premesso che l’Italia non dispone di una banca dati nazionale per i disturbi neuropsichiatrici, l’unica fonte ufficiale disponibile è quella del MIUR, relativa alle certificazioni scolastiche redatte ai sensi della Legge 170, che nell’anno scolastico 2018/2019 hanno interessato il 4,9%, ossia quasi 300.000 studenti, compresi tra la terza classe della scuola primaria e l’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado. Il dato medio appare però poco rappresentativo della reale prevalenza dei DSA a causa delle ampie oscillazioni nelle diverse realtà regionali.
L’approfondimento curato dal gruppo del «Libro Bianco» riporta il dato dell’analisi conoscitiva condotta dall’ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca) e dalla CNUDD (Conferenza Nazionale Universitaria dei Delegati per la Disabilità e i DSA), la quale evidenzia come nel 2020 siano stati 16.084 gli studenti con DSA iscritti agli Atenei italiani (ossia l’1% della popolazione universitaria).
