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DSA e BES tra Didattica a Distanza e Didattica Digitale Integrata: spunti di riflessione per la didattica alla scuola secondaria di secondo grado 1

DSA e BES tra Didattica a Distanza e Didattica Digitale Integrata: spunti di riflessione per la didattica alla scuola secondaria di secondo grado

Alessandro Venturelli e Elettra Cerruti, formatori dell’Associazione Italiana Dislessia (AID) spiegano come possono incidere DAD e DDI sull’apprendimento degli alunni con DSA e BES, in particolare nell’apprendimento della matematica

La DAD e la DDI e le loro ricadute sull’apprendimento per gli studenti con DSA e BES

I risvolti della drammatica emergenza sanitaria da COVID-19 in atto da oltre un anno hanno mostrato la loro evidenza anche sul mondo della scuola, stravolgendo in un tempo brevissimo le sue consuetudini e accelerando esponenzialmente una rivoluzione digitale della quale si iniziavano a muovere timidi passi.
L’intento iniziale dei docenti è stato quello di mantenere un filo di collegamento con i discenti, attraverso modalità non convenzionali (software di messaggistica, estensioni dei registri elettronici, registrazione e condivisione di filmati). La successiva adozione di piattaforme strutturate ha sancito l’inizio della Didattica a Distanza che, con l’avvio del nuovo anno scolastico, è stata assorbita dalla Didattica Digitale Integrata.
Questa prevede l’utilizzo delle tecnologie remote in caso di impossibilità di frequenza e garantisce la presenza su base volontaria agli studenti con BES, DSA e sostegno.

L’obiettivo iniziale era garantire una continuità scolastica al maggior numero di alunni; con il perdurare dell’emergenza il focus si è spostato sull’inclusione dell’intero gruppo classe, con la necessità di non lasciare indietro nessuno, intento reso difficile dalle condizioni oggettive.
Infatti il docente deve poter alternare la teledidattica con la lezione in presenza, riuscire a sdoppiarsi in caso di classi in presenza al 50%, comprendere le difficoltà degli alunni legate alle loro differenti attitudini all'apprendimento, offrire un ventaglio di proposte didattiche, andare oltre il classico concetto di valutazione.

La neurovarietà che caratterizza lo studente con DSA offre opportunità e criticità all’attuale contesto scolastico: l’importante è che l’insegnante non si soffermi solo sulle caratteristiche ma provi ad osservare e a studiare il funzionamento dell’allievo, condividendo momenti metacognitivi con lo stesso e riflessioni con i colleghi.

Le diffuse difficoltà legate alla matematica possono essere smorzate o amplificate dalla DDI, a seconda dell’impostazione delle lezioni, della presentazione dei contenuti e della modalità di esercitazione e verifica.

Ancora una volta opportunità e difficoltà si contrappongono: se è vero che da un lato le distrazioni del gruppo classe vengono meno, dall’altro anche la possibilità di peer tutoring incontra barriere fisiche. Solo con un’attenta analisi del singolo studente e delle dinamiche di gruppo si potrà scegliere la strategia più adatta: altra incombenza “scaricata” per l’ennesima volta sulle spalle dei docenti.

Le principali difficoltà nell’apprendimento della matematica e i possibili alleati per lo studio

Alzino la mano coloro che possono vantare un percorso all’interno della matematica senza aver incontrato insufficienze o difficoltà di sorta. Errori di calcolo, complessità nelle espressioni, dimostrazioni geometriche al limite dell’impossibile vanno annoverate tra i colpevoli di troppe ore perse a scrivere e cancellare fogli a quadretti, insidiosi nemici che rendono apparentemente ostica e poco amata la disciplina.
Passiamo in rassegna quelli che possono essere dei possibili alleati per lo studio della matematica.

Formule, teoremi e procedure
Se la memorizzazione di formule e problemi risulta di per sé molto faticosa, ancor più difficile è la competenza strettamente correlata, ovvero la loro applicazione.
Teniamo a sintetizzare un’esperienza già affrontata con diverse classi: se si lascia un formulario non costruito dall’alunno durante un esercizio alla lavagna o nel corso di un’esercitazione, si può immediatamente constatare come chi non ha svolto un congruo numero di esercizi non trae nessuna utilità dal medesimo.
La scrittura di un formulario e il suo utilizzo rendono più immediata ed efficace l’applicazione delle formule, oltre alla memorizzazione stessa.

Il problem solving
Immediatamente la parola problem solving riferita alla matematica porta alla mente i classici problemi, in prevalenza geometrici, da risolvere con l’ausilio di teoremi, postulati, formule ed intuito. Dando un’accezione più generica al termine, possiamo affermare che la quasi totalità degli esercizi di matematica rappresenta di per sé un problem solving, implicando la necessità di risolverlo al meglio e con il minor sforzo possibile di tempo ed energia cognitiva.

Lo stile cognitivo prevalente: globale vs analitico
Il modo in cui si approccia lo svolgimento di un problema dipende anche dallo stile cognitivo prevalente. Se si esaminano gli stili contrapposti globale e analitico, si può facilmente ricondurre al primo lo studente che affronta il problema a partire dalla sua globalità ed al secondo chi parte dal dettaglio cercando di allargare il campo via via.
Si prenda per esempio un’espressione letterale: prima di partire a testa bassa con i calcoli, un buon metodo potrebbe essere quello di leggere bene il testo alla ricerca di eventuali proprietà da applicare per capire il percorso più breve.

L'accesso all’informazione
L’accesso all’informazione implica due distinti aspetti: differenti modalità di presentazione del materiale e chiarezza nelle consegne di un quesito.
La DAD e la DDI si prestano affinché il docente si possa prodigare in differenti stili di insegnamento, legati sia alla multimedialità sia alle attività in presenza.
Ben più complesso l’accesso alle informazioni dei testi di verifica e, più in generale dei problemi: ancora non si capisce come, ad oltre un decennio dalla legge 170, i libri scolastici continuino a riportare testi a tratti incomprensibili ad una prima lettura. Tra i consigli, quelli di evitare testi particolarmente complessi, evidenziare i dati e le richieste; evitare le richieste multiple o, nel caso, isolare i diversi quesiti anche a livello spaziale (su due righe). Per quanto riguarda il lessico, è raccomandabile evitare doppie negazioni, informazioni non utili e soprattutto dati ridondanti. Il docente può comunque riformulare i testi proposti.

L’utilizzo della calcolatrice
Vogliamo porre l’accento su un’amica da frequentare con cautela: la calcolatrice.
È incredibilmente alta la percentuale degli errori generati da un suo uso non corretto, derivanti sia da erronea digitazione, sia da mancata familiarità con lo strumento, sia da errori di sintassi, spesso associati ad un mancato riconoscimento dell’ordine di grandezza.
È pertanto fondamentale attivare sempre un’azione di controllo sul risultato.

Difficoltà o Disturbi?

Come noto, difficoltà e disturbo non sono sinonimi!
Mentre la difficoltà è risolvibile con un’applicazione maggiore nello studio, con una revisione delle strategie e dei metodi di studio o con piani di potenziamento temporanei e percorsi individualizzati, il disturbo è legato a fattori biologici e, pertanto, non risolvibile completamente.
Al fine di capire il diverso impatto della DAD e della DDI sul singolo alunno, occorre specificare ancora una volta la soggettività del disturbo specifico.
Come sappiamo, oltre alla tipologia (dislessia, disgrafia, disortografia, discalculia, disturbo della comprensione del testo, disturbo dell’elaborazione del testo, ecc.), si riscontra un differente grado di disturbo e, chiaramente, un diverso stile di apprendimento prevalente (uditivo, visivo, verbale, cinetico, ecc.); anche all’interno dello stesso disturbo sono osservabili diversi profili con rispettive abilità.
La memoria di lavoro e la memorizzazione a lungo termine, insieme col recupero delle informazioni memorizzate, rappresentano altri aspetti caratteristici dell’apprendimento dello studente così come, non meno importanti, le abilità di pianificazione.
Inoltre, tenendo presente che può esistere comorbità tra i vari disturbi capiamo ancor di più come ogni studente rappresenta un caso a sé!
In questo contesto non è scontato capire quale studente ha una maggiore attitudine per la DAD: la familiarità con gli strumenti tecnologici caratteristica degli studenti con DSA si contrappone a deficit attentivi che caratterizzano alcuni profili. L’osservazione e l’interlocuzione con i nostri alunni possono rivelarsi come sempre un’arma vincente!

Disturbi specifici nell’ambito matematico
Sono sempre meno gli insegnanti che considerano la discalculia come disturbo isolato per l’area matematica; ad esempio, il “semplice” accesso all’informazione rende ostica la materia.
La dislessia influisce sia sulla lettura dedicata allo studio, sia sulla lettura delle consegne o nel calcolo letterale di una verifica.
La comprensione del testo del problema (lo studente riesce a decodificare le parole del testo, senza riuscirne a cogliere il significato globale), prima ancora dell’analisi e della risoluzione, ostacola lo svolgimento della consegna.
L’intrusione è la difficoltà nell’inibire le informazioni non necessarie e ad isolare dati e richieste, a causa della quale lo studente non coglie le differenze significative tra i dati e la parte narrata.
La difficoltà nell’updating ostacola lo studente nell’aggiornare i dati e le richieste del problema (è il caso di esercizi con domande articolate, richieste multiple o aggiornamento di situazioni).

Per approfondire ulteriormente questo argomento, leggi anche l’articolo
“DSA e BES tra Didattica a Distanza e Didattica Digitale Integrata: strategie operative per la didattica alla scuola secondaria di secondo grado”

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